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Via dei Ragni al Fitz Roy: una difficile rinuncia e una fantastica salita

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Dopo diverse settimane di tempo incerto e una meteo non certo proibitiva, ma che non garantiva mai un periodi di bel tempo superiore ai due giorni, stavo per rassegnarmi all’idea che la Patagonia non ci avrebbe concesso un’altra chance di scalare, e in particolare un’altra chance sulla parete Est del Fitz Roy sulla via dei Ragni.

Un progetto nel quale avevo creduto tanto e investito tanto tempo ed energie, una linea misteriosa, avventurosa e mai ripetuta. Il sogno di scalare una delle più grandi e difficili pareti del mondo completamente in libera.

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E invece dopo ennesimi cambi di programma, eccoci di nuovo qui. Sono le 7 di mattina e i primi raggi di sole colpiscono questa imponente muro , del quale visto da sotto non riesci mai a cogliere le reali proporzioni. Non è difficile rendersi conto che le condizioni questa volta sono ben diverse rispetto al nostro primo tentativo, senza aggiungere altre parole lascio a voi il confronto tra le due foto.

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Neve che il vento ha incollato alle pareti e neve e ghiaccio a intasare le fessure. Il sole scalda rapidamente l’aria e in breve le placche si trasformano in cascatelle d’acqua e pezzettini di neve, mentre le fessure, dove la neve è molto più spessa, ci mettono molto più tempo a pulirsi e restano bagnate all’esterno e ghiacciate al loro interno.

DSC_3791Beh ormai siamo qui. Cosa facciamo? Silvan non è molto convinto, Luchino è per provarci comunque, io pure non sono molto convinto, ma accidenti, un tentativo voglio assolutamente farlo. Se saremo respinti voglio per lo meno toccare con mano il vero motivo, non mi basta guardare da sotto. Attacchiamo la via.

In breve ci troviamo di fronte quello che avevamo immaginato e temuto guardando la parete: fessure bagnate e intasate di neve e ghiaccio. Le stesse fessure che 3 settimane prima avevo superato senza alcuna difficoltà ora sono già una bella sfida. Scalare sul bagnato non è per me un problema, per lo meno non nelle fessure; se fosse una placca bagnata allora si, ma nelle fessure scalare con il bagnato e fidarsi comunque fa parte del gioco quando vuoi scalare una parete come la Est del Fitz. Il discorso è però completamente diverso quando di parla di ghiaccio e neve: la neve non ti permette fisicamente di entrare nella fessura per salire e per proteggersi e, mentre sul bagnato comunque mani e piedi tengono, altrettanto non si può dire del ghiaccio.

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Insomma, già i primi due tiri dopo lo zoccolo (sulla carta parte facile della via) mi costringono a una dura lotta con la parete, dalla quale ne esco ovviamente bagnato fradicio!

Ci fermiamo a riflettere: la voglia, il cuore ci dice di salire in alto; la testa, la logica ci dice che non abbiamo chances per la vetta e che sarà una “ragliata” dall’inizio alla fine. Luchino è molto determinato e vorrebbe comunque andare un po’ avanti, Silvan dice che secondo lui non ha senso, ma se proprio vogliamo ci segue, io ci rifletto bene sopra e alla fine la decisione è quella di scendere.

Di questo tentativo purtroppo stavolta c’è poco da raccontare, ma forse una riflessione personale aiuterà meglio a capire le motivazioni di questa difficile rinuncia.

Alla domanda qual è il futuro dell’alpinismo, ogni alpinista fornirà una risposta diversa. Non c’è una risposta giusta o una sbagliata; ognuno ha il suo punto di vista e il suo modo di andare in montagna, ognuno di noi ha motivazioni profonde e personali diverse  e ognuno di noi ha il suo stile nel salire le pareti. Ogni alpinista potrà fornire una risposta altrettanto valida ed interessante. Qualcuno vi risponderà che il futuro, la vera sfida sono le salite invernali, qualcun altro i concatenamenti e le salite in velocità, ancora qualcuno potrà dire lo stile alpino sulle grandi pareti, qualcun altro l’esplorazione di terreni ancora vergini. Sono tutti esempio di direzioni che l’alpinismo moderno può prendere e sta prendendo, l’alpinismo va avanti in diverse direzioni. Da parte mia la risposta a questa domanda è che per me il futuro dell’alpinismo è salire le grandi pareti e le montagne con uno stile pulito e in arrampicata libera. Dove stile pulito significa “senza lasciare traccia”, possibilmente stile alpino, ma non necessariamente e arrampicata libera significa superare le difficoltà imposte dalla montagna contando solo sulla forza delle proprie mani, dita e piedi, utilizzando l’attrezzatura solo in caso di caduta, ma non per progredire. Penso alla salita di Lama sulla via del compressore al Cerro Torre, alle salite di Favresse e Villanueva in Patagonia o a Baffin o in Groenlandia, a Tommy Caldwell sulla Dawn Wall, questo per me è guardare avanti, questo per me il futuro dell’andare in montagna: salire pareti sempre più difficili, con uno stile pulito, arrampicando in libera e possibilmente in luoghi remoti e poco esplorati.

Ora forse a tanti lettori la nostra decisione di rinuncia dopo 4 tiri sembrerà più chiara. Con tutta quella neve e ghiaccio nelle fessure, l’arrampicata libera è qualcosa che ti puoi proprio scordare a priori. Con questo non voglio dire che la parete deve essere tutta asciutta, è normale che ci sia del ghiaccio o del bagnato e so bene che saper scalare sul bagnato è fondamentale per avere successo su questo tipo di parete. Ma quando è troppo è troppo. Quando al terzo tiro di quaranta stai già lottando con ghiaccio e neve dove 3 settimane prima eri passato “di corsa” ti rendi conto che qualcosa non va e che la situazione non può che peggiorare sui tiri successivi. D’altronde salire una parete del genere principalmente in artificiale era già stato fatto 40 anni fa, proprio da Casimiro Ferrari e soci! Con l’attrezzatura moderna noi abbiamo il potere e il dovere di andare più in là, fare qualcosa di nuovo rispetto al passato. E’ vero: noi rispetto ai primi salitori non stiamo usando corde fisse e già questo è un passo in avanti, ma salire in artif dall’inizio alla fine non sarebbe comunque una grande innovazione nello stile!

Questa riflessione aiuterà sicuramente anche a capire la gioia e la soddisfazione per la salita di cui vi parlerò invece nel prossimo post!

Stay tuned

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Photo by S. Schupbach

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