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VERSO 50 SFUMATURE DI CLASSE

Ho già scritto di Stefano, su questo blog. Ma era un ragazzo, e lo so che già a dire questo sto sbagliando, perchè sembra quasi che mi stia infilando nel vicolo cieco degli apprezzamenti dall’alto in basso (“sì, è un ragazzo”…e che vuol dire?? la maggior parte degli adulti che ci guida guarda un po’ come ci sta conducendo, per non parlare di chi vorrebbe guidarci e così via…) e voglio assolutamente evitarlo, non è proprio il caso. Stefano è adulto da quando ha compiuto 11 anni, adulto nel senso che intendo io, una persona che si pone degli obiettivi e lavora, duramente, per realizzarli, senza menate, senza giustificazioni, senza prendersela con l’intorno quando fallisce.
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Stefano ha iniziato a scalare a 11 anni, e immediatamente si è posto dei traguardi. Ed è vero che l’arrampicata come l’ha iniziata lui era uno sport molto, ma molto naif, senza un allenatore che ti segue, ti sprona, ti calendarizza, ti pone appunto degli obiettivi, ma proprio per questo io voglio SOTTOLINEARE quella sua determinazione adulta (ma lo ripeto, adulto nel senso di RARO, non di tutti quelli che hanno diciamo dai 20, o 30, o 40 in su) che lo ha portato a crescere in modo…posso dire esponenziale? Esponenziale significa che la curva sulla quale surfi per crescere rampa in su da panico, gli altri ti guardano e si stupiscono…a Scarenna, falesia un po’ così ma super frequentata, tutti rimanevano lì a vedere questo bambino che per tre ore consecutive saltava giù da un passo veramente troppo lungo per lui (per quel giorno…era un 8a+ e lo fece un paio di settimane dopo…), con la mamma che lo assicurava (Patrizia che, diciamocelo, essere donna santissima…come mamma e come mog…niente, mi fermo qui…) e non osava dire, fermati a riposare. Stefano detto Teto aveva una determinazione FEROCE, tutto graffiato, spelato, sbucciato, battuto da quegli allunghi, costantemente appeso a qualche metro del suolo, i coetanei e il resto del mondo seduti o camminanti o insomma in relax e lui lì a saltar giù e guardate che saltar giù per tre ore significa ESSERE SCONFITTO per tre ore, è da atleti come pochi perchè a NESSUNO piace essere bastonato, anche nel morale, per tre ore consecutive. Soprattutto nella propria passione.
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Da quel giorno lì (un’amica mi telefonò per dirmelo, ho ancora quel messaggio. Ho visto Stefano Carnati, il bambino. Mamma mia) Stefano è adulto, e nel frattempo ora è seguito da un allenatore (Tito Pozzoli), da una società (Asd Ragni di Lecco), ha incontrato e scalato con i fuoriclasse del nostro tempo, l’arrampicata stessa è cresciuta tantissimo anche a livello di palestre, movimento, credibilità (ma tanto, tanto resta da fare per essere “seria”), ed è arrivato a questo numero senza senso di 49 salite sopra l’8c, la maggior parte delle quali LONTANO DA CASA, e se è vero (e bisogna dirlo…) che lo hanno accompagnato, e quindi supportato (ma quale genitore o amico vero non supporta la persona a cui vuole bene? Non sei genitore o non sei amico vero se non ti sacrifichi bestialmente per chi, vicino a te, ha una pulsione nel cuore. La sottile linea rossa fra essere adulto e essere un quaquaraqua che pensa solo a se stesso…), è poi LUI che si fa un nodo, e parte, verso la sosta di una gara (nel frattempo, è stato anche Campione del mondo..) o di una linea di difficoltà mostruosa.
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L’8c in una arrampicata cos’è? Una difficoltà elitaria, non basta allenarsi, volerlo, e così via. Non raccontiamoci storie. E’ come scendere sotto gli 11” sui 100m, sotto i 24” nel 50sl, saltare sopra i 7 nel lungo, sopra i 2m10 in alto, quelle cose lì. Quelle cose che quando le vedi DA VICINO, salti sulla sedia, perchè comprendi al volo che hai solo pensato sbagliato, fino a quel momento. Tante tue affermazioni erano banali o prive di fondamento. Hai pensato e scritto cose insulse. Hai pensato, intimamente, “non è niente di che”. E invece è ENORME DI CHE.
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Alla sua età io avevo avuto solo due traguardi, che mi ero scritto fra me e me. La maturità col 60, e la lode all’università. Due traguardi per i quali bastava, al momento giusto, mettersi sui libri e studiare. Niente di che. Nello sport, non basta mettersi lì e studiare. E’ infinitamente più difficile arrivare al Top nello sport che al Top nello studio. Non c’è paragone. E poi, diciamocelo, la società ti applaude se raggiungi il Top nello studio, ma se sei un atleta al Top ti applaude giusto se gli passi davanti, e distrattamente anche.
Ogni tanto in casa parliamo, di Stefano. Anche se mio figlio e mia moglie non lo vedono da tanto, da anni. Ma gli vogliono bene e lo stimano come se fosse in famiglia. E in effetti lo è. Perchè tutti quelli che hanno una certa luce negli occhi, e una determinazione e passione, e una voglia pulita e onesta, e niente invidie e gelosie verso gli altri, e insomma avete capito, entrano in una famiglia, quella delle persone da indicare con un dito, o con il pensiero, o con le parole, a cui si vuole appartenere. Bella lì, Stefano.

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