“Un concentrato eccezionale di salite, emozioni ed esperienze verticali su tutto l’arco alpino”.
Con parole un po’ poetiche e romantiche potrei definire così questa estate 2015 fino a questo momento.
Con parole più “terra terra” potrei invece semplicemente dire che quest’estate, complici delle condizioni metereologiche, ambientali e personali perfette, mi sono proprio divertito a scalare sulle Alpi, ho ripetuto grandi vie che avevo in mente da tempo e vissuto tante belle esperienze con diversi compagni.
Ci sono semplicemente certe estati, certi periodi dell’anno che valgono più di altri; mi vengono in mente la mitica estate del 2005 o quelle del 2011 e del 2012. E poi quest’anno: ci sono tante cose di cui avrei voluto scrivere in questo blog e tante salite avrebbero meritato dei post a parte, ma semplicemente ho sempre preferito pensare alla via successiva piuttosto che fermarmi a pensare e ripensare alla via precedente. Come avevo scritto anche nell’ultimo mio post, in cima a una montagna io sono già proiettato con la testa alla salita successiva…
In questo post vorrei semplicemente ricordare con un po’ di foto e qualche riga i momenti e le salite più belle di questa estate.
Iniziamo a parlare proprio dell’ultima.
“La vida es silbar” sulla mitica parete Nord dell’Eiger è una via che avevo in mente da tanto, tantissimo tempo, esattamente da 10 anni. Mi ricordo ancora quando in agosto 2005 progettavo di ripetere la via insieme a mio papà; avevo addirittura chiamato per telefono Stephan Siegrist (che mi aveva risposto mentre era in parete a scalare) per chiedergli informazioni sulla via. Poi il progetto era sfumato per via della meteo avversa. Eh, si, la meteo e le condizioni. Si tratta probabilmente di una delle pareti delle Alpi dove è più difficile trovare condizioni per arrampicare in libera; pensate addirittura Siegrist e Steck hanno chiamato una via “Paciencia”, proprio per tutta la pazienza che hanno dovuto avere prima di riuscire ad aprire e liberare quella che ad oggi è la via più difficile sulla Nord dell’Eiger.
Ma torniamo al “La vida es silbar”. E’ una via non molto nota al grande pubblico, ma che ha un grande valore nell’ambiente alpinistico. Aperta tra il 1998 e il 2000 da Stephan Siegrist e Daniel Anker, questa via è stata la prima a superare gli strapiombi gialli della “Rote fluh”, praticamente una parete strapiombante di 200 metri, piazzata proprio in mezzo alla Nord dell’Eiger, per poi proseguire lungo il ripido “pilastro dei cechi”. E’ diventata “famosa” grazie alla prima libera del 2003 di Siegrist e Ueli Steck e grazie al fatto di essere stata inserita in uno dei primi video spettacolari di arrampicata realizzati dalle grandi produzioni Americane (Dosage se non ricordo male).
Mercoledì 5 agosto io e Silvan Schupbach, vorremmo attaccare la via, ma la parete sembra ancora bagnata per via di un temporalone fatto la notte precedente. Decidiamo di rimandare la salita di un giorno e nel frattempo ottimizziamo i soldi spesi per il trenino, scaldando i motori con una rapida ripetizione in libera di “Deep Blue Sea”. Verso le 13 siamo in cima alla via ed abbiamo tutto il tutto il tempo per riposarci e pensare alla giornata successiva.
Giovedi 6 agosto attacchiamo la via e completiamo la nostra salita 900 metri più in alto, arrivando in cima alle 14.30 di venerdì 7.
Ovviamente, come sempre per me in questi casi, le nostre ambizioni erano alte, ovvero quelle di una salita in libera e possibilmente a vista, ma questa volta sin dai primi tiri della “Rote Flue”, capiamo subito che il metro di valutazione adottato da Siegrist e Steck è piuttosto severo e non abbiamo grandi chances di una salita in libera se vogliamo arrivare al posto da bivacco per sera. Peccato! La via resta comunque fantastica e ci godiamo tanti bei tiri su roccia ottima e (qualcun altro su roccia meno ottima), per la libera niente scuse, bisognava allenarsi e tenersi di più!
Alpenliebe, Cima Ovest di Lavaredo
Aldilà della via in sé, comunque molto bella e questa volta salita a vista, mi porto dietro il ricordo di un gran bel weekend passato in dolomiti, all’Adventure Outdoor Fest e di una bella salita insieme a un amico con cui non scalavo da tempo. In realtà io e Luca non avevamo mai fatto vie lunghe insieme, ma negli anni 2007,2008 e 2009 ci sentivamo spesso ed erano frequenti le occasioni in cui ci si vedeva in dolomiti o anche al di fuori o si andava in falesia o in vacanza insieme. Poi Luca ha avuto un brutto incidente mentre stava ripetendo una via difficile sul monte Agner. Un incidente, che pur non mettendolo in pericolo di vita, ha rischiato di compromettere in modo pesante il suo futuro arrampicatorio e dal quale Luca è riuscito a riprendersi principalmente grazie alla sua tenacia, alla sua forza di volontà e alla sua positività. Oltre che ovviamente a un equipe medica altamente competente e specializzata. E’ stato un grande piacere condividere questa giornata con Luca e spero che ci siano altre occasioni di fare belle salite in montagna insieme!
Ave Caesar, Petit Clocher du Portalet
Una delle più belle vie di fessura dell’arco alpino, capolavoro del grande Didier Berthod. Avevo già avuto occasione di ripetere la via 3 anni fa con David Bacci e volevo tornare a ripeterla perché è una via fantastica e per salirla tutta in libera…Purtroppo, ancora una volta, a causa di un errore un po’ ingenuo sono stato respinto alla fine dell’ultimo tiro. Sarà un’occasione per tornare tra altri 3 anni a rifare questa via stupenda!
Les Intouchables, Trident du Tacul
Altra grande e celebre classica dell’arrampicata in fessura sul Monte Bianco. Il penultimo tiro di “les intouchables” (e le sue varianti) sono qualcosa di imperdibile per gli amanti delle fessure di incastro su granito. L’esperienza accumulata negli ultimi anni qui mi è stata molto utile ed ha portato alla salita a vista sia di Les Intouchables, che della sua variante di sinistra più difficile, la fessura Bassanini.
Divine Providence, Grand Pilier d’Angle
Probabilmente la salita più bella dell’estate. Una grande esperienza vissuta con una compagna eccezionale.
Jori Bardill, pilone centrale del Freney
Una via difficile da tanti punti di vista: ambientale, tecnico e psicologico. Non particolarmente bella dal punto di vista della scalata o della linea, ma impegnativa e ricca di significato. Volevo provare, seppure in condizioni molto diverse e più facili, a percorrere le orme di Marco e ad immaginarsi da soli in inverno in quel posto bellissimo e severo, a conoscere un po’ meglio Marco, attraverso quello che stava facendo. Un’alpinista con uno stile di andare in montagna che definirei diverso dal mio, una persona per la quale avevo ed ho oggi ancora di più di prima grande ammirazione e rispetto.
E adesso un po’ di riposo prima della prossima grande avventura…
Stay tuned!!!
Per gli amanti di curriculum e statistiche ecco un elenco completo delle vie salite in questa estate:
Massimo Kranfuhrer, Varzo, 7c max, Prima libera con Silvan Schupbach
Anneaux Magiques, Pilastro Rosso del Brouillard, 6c max, a vista, con Matteo De Zaiacomo e Luca Schiera
No Credit, Tofana di Rozes, 8a+ max solo chiodi con Arianna Colliard
Pressknodl, Cima Ovest di Lavaredo, 7c max con Arianna Colliard
Via Maestri, Roda di Vael, 7a+ max, in libera con Arianna Colliard
Diretta Jori Bardill, Monte Bianco, 6c max, con Matteo De Zaiacomo e Luca Schiera
Divine Providence, Grand Pilier d’Angle, 7b+ max, a vista, con Arianna Colliard
Les Intouchables e fessura Bassanini, Trident du Tacul, 7c+ max, a vista con Fabrizio Fratagnoli
Empire state building, Clocher du Tacul, 7c max, con Fabrizio Fratagnoli
Alpenliebe, Cima Ovest di Lavaredo, 7c max, a vista, con Luca Matteraglia
Ave Caesar, Petit Clocher du Portalet, 7c max con Luca Moroni
Deep Blue Sea, Eiger, 7b+ max, in libera con Silvan Schupbach
La vida es silbar, 7c max con Silvan Schupbach