Il periplo del Cavregasco
Vi giuro che nel magico mondo di Soè ci dovete andare. Ma subito. Meglio se con il sole e il cielo terso di queste colorate giornate autunnali. Le tracce sono quelle della nostra vita, talvolta quelle delle capre, raramente quelle dei cacciatori. Ma sono tracce, a volte confuse, nascoste, indecise. Tutt’altro che sicurezze. E’ parte della nostra libertà lasciarle o seguirle senza sapere dove ci porteranno.
Il pretesto, di testare la nuova suola Stealth, delle Terrex Scope GTX su diversi terreni, da bagnati su erba e rocce, alla facile progressione di arrampicata (fino al II°) ci ha portato a compiere un anello intorno alla vetta più imponente dei Monti dell’Alto Lario, il Pizzo Cavregasco (2535 m) circondata da quelle mitiche vallate, Darengo e Bodengo, che al pari di Mello, hanno rappresentato il sogno dei luoghi incantati della nostra gioventù. Lo abbiamo fatto per il cammino di un percorso selvaggio, senza segnalazioni nè indicazioni, solo tracce.
Questa foto-descrizione è inedita. Nè il web, nè alcuna bibliografia accenna alla traversata del Passo della Porta e d’Inghirina in Val Soè, eccetto che le pagine dedicate nella Guida Monti d’Italia: Mesolcina Spluga, di Alessandro Gogna e Angelo Recalcati.
Le raccomandazioni prima di partire. NON è un itinerario escursionistico ma un percorso di escursionismo difficile e facile scalata, dove è fondamentale esperienza, orientamento e sapersi muovere con destrezza su terreni impervi dove è “vietato” inciampare o scivolare. Si presta a molte varianti, ma così come descritto impegna non meno di 12 ore, per cui è tassativo partire prestissimo al mattino.
Il viaggio
Da Lecco a Colico, poi direzione Chiavenna. Deviare per Gordona, dove al bar del paese (Bar San Martino, oppure il bar edicola a fianco) si acquista per 6 € il permesso di transito in auto per la Val Bodengo. Inizialmente con diversi tornanti poi in leggera salita la si percorre fino a Bodengo (strada asfaltata) poi ancora un paio di km su buon sterrato fino a Corte Terza dove termina la strada. A piedi si segue la stradina di fondovalle (costruita per la fabbricazione del nuovo acquedotto), si oltrepassano a destra i blocchi della zona boulder, una massiccia fontana a sinistra e dopo una breve salita si raggiunge un cancello di legno per il bestiame. Appena superato, a destra sotto enormi massi si trova la baita di Corte Seconda (1389 m). Proprio dalla parte opposta della valle, si attraversa facilmente il torrente e si risale una valletta, inizialmente prativa, ben riconoscibile per un masso triangolare ben visibile nella prima foto.
Seguendo delle tracce si traversa obliquamente il boschetto al di sopra, verso destra, uscendo dagli alberi e incontrando sul filo di uno speroncino con rada vegetazione, una marcata traccia di sentiero in salita. La traccia segue fedelmente la costola sospesa tra le due vallette laterali. In un paio di punti si trovano catene (fissate a ottimi fix inox) e alcuni fittoni a mò di gradino.
La traccia si esaurisce nell’alveolo sassoso di un ruscelletto affiancato da bassi cespugli di ontani; il solco segna la direttiva da seguire.
Usciti dalla vegetazione si prosegue in verticale su terreno aperto fino alla baita, diruta ma ancora utile per emergenza, dell’Alpe de la Sciis ent a cò (1865 m).
Per tracce tra i blocchi si sale verso l’intaglio del Passo della Porta
Unica compagnia, camosci e cervi
Il passo, caratteristico per un evidente pinnacolo
si affaccia sulla dimenticata Val Soè
si scende con attenzione tra i mughi e ripide placche di roccia
seguendo una specie di dorsale. Dove termina, una rocciosa cengetta verso destra permette di accedere al catino prativo sottostante la Porta e risalirlo, sempre verso destra fino al dosso formato da una evidente Spalla.
Dalla Spalla è ben visibile la mole del Pizzo Cavregasco e il successivo circo da traversare
Scesi di poco per ripidi prati, si inizia la traversata alta della Val Soè
seguendo inizialmente la traccia orizzontale del passaggio di ungulati. Per raccordarsi ai prati inferiori bisogna scendere un ripido canalino erboso
e superata una zona di blocchi si accede al canalino obliquo che sale al Taglio d’Inghirina (il passaggio di una strozzatura formata da due blocchi è facilitato da una esile corda fissa: verificarne la tenuta prima di trazionarla)
affacciato sull’opposto e solare versante di Val Darengo.
Al Taglio d’Ingherina, spartiacque tra la val Soè e Darengo, inizia la cresta est (o Cresta delle Lavine Rosse) salita nel 1932 da Don Luigi Buzzetti.
Si continua per la cresta, aggirando lateralmente i passi più difficili e superando vari intagli (II°), ci si raccorda alla via normale che sale da sinistra (sud, Lago di Cavrig) per una inclinata lastronata di placche. Si traversa a destra lungamente una facile ma esposta cengia e si sale per roccette ad un altra banca che si segue in senso opposto, verso sinistra ritornando sulla direttiva della cresta che si percorre facilmente fino alla cima.
La cresta dalla cima in direzione d’Ingherina
Sull’ometto di vetta del Pizzo Cavregasco, la maglietta che gli amici di Gravedona hanno dedicato a Flavio:
“Ciao Zeb”
Dalla cima uno sguardo verso il basso in direzione della cresta sud ovest (anch’essa possibile in discesa ma II° esposto). Nella foto è tracciato il sentiero segnalato dell’Alta Via del Lario, da seguire verso destra (faccia al Lago di Como) per rientrare in Val Bodengo. Raggiunta la Bocchetta di San Pio, si abbandona il sentiero segnalato che scende per un canale al sottostante Rif. Como e si traversa (senza sentiero) a destra per ripidi prati in lieve discesa. Ci si trova così un centinaio di metri al di sotto del Passo della Crocetta, dove si ritrovano le segnalazioni che riportano in Val Bodengo.
Per la discesa dalla cima utilizziamo la via normale percorsa in salita, fino all’intaglio di cresta con la placconata. Per questa e i prati velocemente si raggiunge il Lago Cavrig, poi a destra per il percorso dell’Alta Via descritto prima
Scendendo la Val Bodengo
è possibile deviare a sinistra in direzione del ben visibile Bivacco del Notaro e dalla terrazza dello stesso, con bella vista sulla imponente parete e pilastro nord ovest del Cavregasco, farsi una bella mokona di caffè.
Poi giù di corsa perchè anche Manolo dice che “bisogna essere veloci per disegnare le nuvole”
Ah, dimenticavo un particolare importante: le scarpe!! Quindi: a nostro avviso grip e sensazione di fiducia sui piedi perfetto in tutte le situazioni. Appoggio laterale e flessibilità plantare buone su appoggi di solido granito con difficoltà fino al III°. Piedi sempre asciutti, nonostante molti “guadi completi” e stringatura efficace senza slacciature improvvise, per tutta la giornata.
(Pausa tisana al Passo della Crocetta, a picco sulla gemma del Lago Darengo)
Ciao Mario,
peccato averti conosciuto di persona solo rapidamente, ma ora so che posso trovarti qui.
Riguardo al giro da te proposto, che dire.. sembra invitante. Alcune considerazioni:
– Guardavo la val Soè oggi dall’alto e la consideravo quasi irraggiungibile.
– Dovevi dirmi che si poteva fare la cresta delle Lavine Rosse dal Taglio di Inghirina.. magari ci avrei provato.. e avrei accorciato la strada.
– Per scendere dal Cavregasco, ci siamo tuffati nella ripida valletta al di là della bocchetta delle Streghe. Non sarà la val Soè, ma ci si avvicina. Avresti potuto accorciare la strada di ritorno (ma non avresti potuto sorseggiare il meritato caffè).
– Il Gruf io lo conosco. Per ora indirettamente, spero un giorno non lontano anche di persona 😉
Luca
Siamo poi riusciti a salire Ledù e Cavregasco: “Una traversata fantastica, una rottura di coxxxoni” (cit.) eheh