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In apertura su Shasbot (ph Marco Valente)

Sto per scrivere che, nella meteorologicamente disgraziata estate 2014, me ne sono andato in vacanza in fondo al fondo della Val Tanaro, in un paesino dove (mentre il resto d’Italia era sommerso dal monsone) si non visti in dieci giorni un paio di nuvoloni e quattro gocce di pioggia. Un paesino che di sicuro nessuno di voi conosce, anche i climber più esplorativi, perché è proprio in fondo al fondo, al di là di Viozene e del sentiero che sale alle pareti del Mongioie.

Ecco, l’ho scritto, ma non avrei dovuto, perché di sicuro da qualche parte ora c’è qualcuno che sta per esclamare: “Carnino Inferiore? Ma come? Certo che lo conosco!”. Perché è proprio così: quelle quattro case, strette attorno a una piazzetta grande come un poggiolo, sono uno di quei misteriosi crocevia del mondo dove tutti, o di rif o di raf, finiscono per passare. Ne ho una lista lunghissima di parenti, amici e conoscenti che mai avrei immaginato e che invece: “Carnino Inferiore? Ma come? Certo che lo conosco!”. Adesso alla lista posso aggiungere anche un mio personale mito, visto che in piazzetta una sera mi son visto comparire davanti niente meno che Andrea Gobetti, il quale a Carnino ogni estate torna per stare qualche giorno in compagnia di un comune amico. prima di andare ad infrattarsi fra le forre del Marguareis e dintorni.

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In apertura su Shasbot. A destra un inatteso (ma assolutamente benvenuto) Rossano Libera in visita alle Donzelle e impegnato (si fa per dire…) su Donzauker (ph Marco Valente)

Carnino è più o meno la fine della Val Tanaro. Un paio di chilometri ancora li puoi fare e arrivi a Upega, ma, insomma, diciamo che più in là non si va, però puoi andare in sù! Di sentieri in zona ce n’è una ragnatela e tutti più o meno salgono a qualche valico: verso le altre valli piemontesi, verso la Francia o verso la Liguria, c’è solo da scegliere la direzione e poi faticare.

Ma c’è anche roccia e, dove è compatta, la qualità è davvero maggiore. Dove è marcia… E’ MARCIA!!!

Per non attirarmi le ire dei local premetto subito che non ho la minima intenzione di stilare una lista delle meglio vie della valle e quelle due o tre che cito sono semplicemente quelle che ho fatto e che mi hanno lasciato una qualche emozione.

Cominciamo dalla sentinella che sta di guardia alla valletta di Carnino, la Cima di Piancavallo: una bella parete dove il calcare è  decorato dal colore arancio dei licheni (misteriosamente aderentissimi!) e che si raggiunge in un oplà, sempre però con un pizzico di ingaggio: per guadagnare la sosta “0” occorre puciarsi i piedi nelle acque del Tanaro e poi risalire qualche provvidenziale corda fissa. La via si chiama Pianka Rule, è roba da mezza giornata e, vista l’esposizione, è un bel jolly da giocarsi nei periodi più afosi. Primo tiro su roccia super lavorata e sorpresina finale al penultimo tiro con fessura in Dulfer tutta da capire… I gradi son pacifici (7a max e più o meno sul 6a/b obbligato) e la spittatura è ascellare, ma OKKIO alle doppie… già un po’ di climber si son ritrovati a spenzolare come salami sopra il Tanaro per non aver moschettonato la doppia lungo la suddetta fessura! (qui trovate tutte le info: http://www.wuberstyle.net/piancavallo.htm).

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La topo delle donzelle (Shasbot è la via n°7); A questo link trovate info anche sulle altre vie della parete: http://www.cuneoclimbing.it/relazioni/multipitch/rocca_donzelle.pdf

Sopra le case di Carnino invece ci stanno le Donzelle. Qui l’avvicinamento costa un po’ di fatica in più, ma ce n’è per tutti i gusti: alla prima fascia si arriva in una mezz’ora… per la terza ci vuole un’oraccia buona o qualcosa di più.

Fino a pochi anni or sono gli itinerari sulla parete erano piuttosto radi ed esplorativi. Di recente però il quasi local Marco “Nelson” Valente (che mi perdonerà il “quasi”) ha attrezzato un po’ di vie sulle due fasce inferiori (roccia sempre buona e difficoltà umanissime) ed è andato a mettere mano alle placche della fascia più alta dove, con Elvio Lagomarsino e C., ha scovato la bella linea di Donzauker: sei tiri tutti da scalare, con due 7a centrali davvero interessanti, sempre con chiodatura ottima. (qui trovate le info: http://www.wuberstyle.net/donzauker.htm)

Le generose Donzelle però non hanno voluto negare neppure al sottoscritto la possibilità di accarezzare per primo la loro pelle bianca…

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In apertura su Shasbot (ph Marco Valente)

La linea Marco l’aveva adocchiata da tempo: una logica sequenza fra i liscioni a destra dei Donzauker, quindi bon, ecco il Bosch, ecco i fix, ecco i due “ditididdio” regolabili: “Vai Sera e gustati la tua prima apertura di una via dal basso con il trapano! Mi raccomando, stai abbottonato che dobbiamo essere in linea con lo stile plaisir della parete!”.

“Sarà, ma ‘ste Donzelle c’hanno le cosce lisce come quelle della Dafne del Bernini, una smagliatura dove poter cliffare la trovi sì e no ogni 10 metri e io col cavolo che mi fido di ‘sti ganci aggrappati a una tacca spiovente!”.

Quindi vai di grandi strizzate e trapanamenti in posizioni ridicole. Insomma, chiodatura non proprio abbottonata, ma più per l’incapacità che par l’ardimento dell’apritore…

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Prima ripetizione e “riabbottonatura” di Shasbot (ph Matteo Felanda)

Alla fine della faticaccia però abbiamo tirato fuori una via piacevole: il nome è “Shasbot”, in onore dell’attore Robin Williams, scomparso tragicamente proprio nel giorno dell’apertura e indimenticato interprete di Mork da Ork, la roccia è molto della, anzi bellissima a detta dei primi ripetitori e le difficoltà massime sempre sul 6c/7a. A dare una bella regolata ai bottoni che lasciavano uscire un po’ di pelo ci ha pensato il mastro di sartoria Matteo Felanda, che nella prima ripetizione ha realizzato un paziente lavoro di taglio e cucito, grazie al quale l’obbligato ora sta attorno al 6b. (Ecco un po’ di info dalla pagina Facebook di Matteo: https://www.facebook.com/dondematteof/media_set?set=a.10204678978637147.1073741842.1316377117&type=3&pnref=story).

Beh, per ora dal fondo del fondo della Val Tanaro è tutto. Spero che chi verrà a mettere il naso da queste parti possa trovare da divertirsi come ho trovato io e che, soprattutto, riesca a godere della bellezza nascosta e poco celebrata di questi posti.

Salute e salite amici miei!

Serafino

La linea di Shasbot (ph Matteo Felanda)

La linea di Shasbot (ph Matteo Felanda)