Io e Matteo siamo tornati lunedì e martedì scorso, con il proposito di provare i tiri in libera nella parte sotto, bivaccare in alto, e provare la parte superiore il secondo giorno.
Sveglia nella nebbia e al freddo, morale personale sottoterra ma devo aver recitato la parte giusta perchè improvvisamente è comparso il cielo azzurro. Al bivacco sotto il marhen troviamo addirittura una tenda montata, con dentro libri, scarpette, zaini…ma non c’è nessuno. Proviamo i primi 4 tiri, ancora, i cui gradi si assestano, secondo noi, su 6a+, 7a+,7b e 7a. Sono veramente di placca anni ’90, commenta Matteo, e sono chiodati molto lunghi. E se Matteo dice che sono rognosi…vuol dire che lo sono davvero. Scalarli per la prima volta sarà una bella avventura, per i ripetitori.
Poi arriviamo alla lunghezza più difficile, la proviamo diverse volte, a me proprio non viene un passaggio, anche se sto sempre meglio con la schiena e azzardo allunghi e tirate, ma la realtà è che manca la forza di dita necessaria su questo movimento. A Matteo viene tutto, ma cade 4 volte in continuità. E’ sicuramente almeno 8a+, non pensiamo di più, ma evidentemente è una bella sfida, quassù. In falesia l’avrebbe già salito, e anch’io sarei fiducioso di farlo, con più tentativi, ma qui, in parete, è proprio un’altra cosa. Perdi mezzo grado solo per stanchezza varia, sul tuo massimale, e forse qualcosa in più per altre condizioni al contorno ( temperatura, chiodatura, ecc). Dopo Matteo sale un 7a molto selvaggio e lungo 50 metri, e io passo al primo colpo l’obbligato del tiro successivo, che lui da secondo fa pulito valutandolo attorno al 7b protetto da un Friend un pèò dubbio che tuttavia mi ha dato fiducia e la fiducia, in certi casi, è tutto, anche se mal riposta…ragioniamo sul come salirlo in futuro, però, con la corda singla non riuscivo ad andare avanti per il tiraggio, e portare le due mezze più la corda di recupero saccone è una mazzata. Penso a varie strategie, tipo scalare la prima parte con la mezza di recupero e poi proseguire con la singola, certo con la mezza così sottile l’assicuratore deve stare attentissimo e io dovrò far bene attenzione a non cadere, non si sa mai, mah, ci penserò a lungo, a casa…
Dopo un quarto e un 6b portano in cengia, dove ci aspetta fra l’altro la preziosa pentola piena d’acqua.
La paella pronta in un minuto è davvero un portento del cibo fast&food, niente da dire. A casa farebbe tristezza, ma in bivacchi come questi è l’uovo di colombo. Dove trovi un altro abbondante piatto completo che necessita solo di due minuti e sei cucchiai d’acqua?
Ci svegliamo all’alba, io al solito prima di lui, pensieri vari, di scrittura e anche di come scalare il 7b sottostante col discorso tiraggio corde e senza rischiare più di quello che giù esige il tiro. E… brutta sorpresa, la parte superiore è bagnata. Peraltro, per raggiungerla, c’è da fare un traversino che, bagnato, è pericoloso. Secondo me anche da asciutto, ma lui non ha voluto mettere niente, due anni fa…sarà un traverso di V, ma se ti rimane in mano qualcosa ti raccolgono 400 metri sotto…vabbè, sono quasi contento che sia d’accordo di tornare sui primi 9 tiri della parte sotto.
Lui cade altre 4 volte sul tiro difficile, è un pò stanco, d’altronde è il quarto giorno che scala. A me continua a non venire quel passaggio. Dopo riproviamo i tiri di placca, li capiamo bene, a casa mi riprometto di buttare giù un paio di appunti, meglio non sbagliare nei run out e anche per la libera, pur essendo difficoltà non estreme, bisogna ricordare dove andare, e il tipo di arrampicata non concede passi all’indietro.
Insomma, sarà una bella lotta, questa Infinite Jest, e l’estate pessima non aiuta. Alla prossima!