Buon anno a tutti!
Come è già largamente noto ai frequentatori di questo sito, il gruppo Ragni negli ultimi anni è impegnato nella realizzazione di una gran quantità di video riguardanti le diverse attività dei suoi membri.
Iniziative che ci permettono di trasmettere a tutti (sia arrampicatori e alpinisti che non) la nostra passione per la montagna, per l’arrampicata e per l’avventura e ci permettono anche di raccontare alla gente le nostre storie e far conoscere meglio cosa significa andare in montagna ed arrampicare al giorno d’oggi in tutti i suoi aspetti.
Personalmente trovo questa iniziativa grandiosa. Il fatto di comunicare con la gente e promuovere una cultura della montagna sana e con una grande tradizione come quella dei Ragni di Lecco è una cosa che richiede grandi sforzi, ma è ampiamente ripagata dai risultati. A livello Italiano penso che i Ragni di Lecco siano al momento l’organizzazione più attiva nella produzione di film e video si montagna ed arrampicata.
E tutto questo grazie a tutti i membri del gruppo Ragni e agli amici esterni, ai nostri film-makers e operatori, ai nostri sponsors, ma in particolare a una persona, che è sempre al centro di queste iniziative e da cui partono e vengono portate avanti la gran parte delle idee e dei progetti del gruppo in ambito cinematografico. Sto parlando del nostro presidente, Fabio Palma.
Nelle ultime settimane Fabio Palma, Riky Felderer ed io siamo stati in Sardegna, per fare riprese per un nuovo progetto di film.
Il film vuole raccontare la storia delle 3 vie aperte da me, Fabio e Domenico “Dodo” Soldarini sul Monte Ginnircu, tra il 2005 e il 2009. Oltre a noi saranno coinvolti anche altri soci del gruppo che in qualche modo hanno contribuito nelle nostre avventure.
Ecco qualche momento legato all’apertura della prima via “E non la vogliono capire…”. Per quanto riguarda le altre due, lasciamo la curiosità al film.
Era l’ottobre 2005, quando, dopo l’apertura di Portami Via in Wenden, Fabio mi proponeva di andare in Sardegna con il “generico” obiettivo di aprire una via nuova.
Un viaggio che, come tutta la mitica annata 2005, fu pieno di imprevisti e colpi di scena, dettati più che altro dalla nostra grande voglia di spingere al limite e dall’incoscienza derivata dalla mancanza di esperienza e gioventù nel mio caso e dalla sola mancanza di esperienza nel caso di Fabio (che non aveva la scusa dell’età).
Fabio, che al termine della prima giornata di apertura si tira con le sue mani un macigno sul piede, provando a disgaggiare un sasso del quale aveva ampiamente sottostimato il peso. (Mentre io assisto allibito in diretta alla scena). Il suo dolore indescrivibile (stando alle sue parole) e al limite del comico, tra urla e grida e il trasposto di fortuna all’ospedale di Lanusei dove il dottore ne sapeva meno di me e Tatiana e Fabio urlava di dolore ancora prima di essere sfiorato.
Io che cado mi storto una caviglia cadendo in apertura e continuo ad aprire per tutto il giorno con la caviglia storta. (Giorno dopo ospedale, stampelle e un mese senza appoggiare il piede…)
Perdiamo la chiave per stringere gli spit. “Beh, che problema c’è!?!? Andiamo avanti senza stringerli no? Tanto tengono lo stesso…”
La corda statica per fissare la via termina nel vuoto. “Qual è il problema!?!” Tutto risolto facendo un’asola, mettendo un rinvio e unendola con un’altra (nel vuoto…).
Tutti comportamenti da non prendere come esempio e che, per fortuna, oggi non ripeterei.
La conclusione della vacanza è stata: i due apritori ko e 7 tiri di via nuova aperti.
Il 2006 fu l’anno del mio soggiorno di 6 mesi in Arizona, fu l’anno della non-arrampicata e della non-motivazione. In 6 mesi di astinenza dall’arrampicata riuscii a ingrassare circa 15kg, grazie ad alcool e dieta americana. Resterà celebre la frase con cui mi accolse Dodo la prima volta che mi vide dopo il mio rientro in Italia, ancor prima di salutarmi. “Beh, ti vedo tirato!”.
Come è celebre la frase di quando mi vide aprire la prima volta in Wenden, lasciando il trapano in sosta: “la prossima volta porto una pistola, così lo fermo oltre i 6 metri…”.
Date le mie misere condizioni, ci pensarono Fabio e Dodo a finire la via con gli ultimi 3 tiri mancanti.
Qualche mese dopo, sempre 2006, decidemmo di tornare in Sardegna con l’obiettivo di liberare questa via e completarne un’altra (amico fragile), in compagnia anche degli amici Marco Vago e Adriano Selva.
Mentre stavamo partendo in macchina Fabio fece una telefonata: “Ciao Riky, cosa ne dici di venire con noi in Sardegna per fare foto e riprese sulla via che abbiamo aperto?”
Riky: “Si, dai, ottima idea! Quando si andrebbe?”
Fabio: “Passiamo a prenderti tra 45 minuti a Milano, alle 7 parte il traghetto da Genova…”
Riky: “Ah! Ok!”
Fu in quell’occasione che io conobbi Riky Felderer e fu in quella vacanza che Adriano e Fabio riuscirono a liberare “E non la vogliono capire” (bravi!!). Marchino, con il mio aiuto, superò l’ultima sezione ostica di una via che aveva fortemente cercato e voluto: Amico Fragile. Itinerario che ad oggi sta diventando quasi una classica nel suo genere.
Da li poi seguirono altri viaggi, almeno altri 3, forse 4, dai quali nacquero Oltreconfine ed infine Genius.
2015.Praticamente 10 anni dopo la prima volta che siamo stati in Sardegna assieme. Abbiamo tutti 10 anni in più e la vita di ognuno di noi è in qualche modo cambiata e ha preso direzioni differenti. Siamo sempre per fortuna tutti in forma e accomunati dalla grande passione per l’arrampicata, ma ci rendiamo conto che i tempi di quando aprivamo al Monte Ginnircu sono lontani e probabilmente irripetibili.
Dodo da qualche anno è diventato papà, ha calmato la sua brama di girare per il mondo e godersi la vita mondana per dedicarsi al figlio e alla famiglia.
Fabio ha placato un po’ il bollente spirito battagliero che lo faceva ingaggiare in certe aperture. Negli ultimi anni ha dedicato molto, moltissimo tempo ed energie a tutto il gruppo Ragni e a cercare di dare a tanti ragazzi più giovani le migliori possibilità per scalare ed andare in montagna, oltre anche lui a seguire le passioni del figlio.
Riky è sempre lo stesso nel carattere e nello spirito, ma a far foto per quel che ne capisco io ne ha fatta di strada, le prime volte me lo ricordo spesso a litigare con batterie scariche o memorie piene, oggi è un punto di riferimento indiscusso nel panorama delle fotografia outdoor in Italia e collabora per foto e filmati con le più grandi aziende outdoor a livello mondiale. (ha anche parecchi capelli in meno…)
E io? Beh, io mi sa che sono rimasto sempre la stessa testa di c…di 10 anni fa!! Beh dai, forse no, un po’ sono cresciuto anch’io. Sicuramente queste vie per me sono state un gran laboratorio, qualcosa che mi ha fatto fare grande esperienza e vivere emozioni uniche e forti, che porterò sempre con me e che mi hanno in qualche modo preparato a spostare il mio raggio d’azione fuori dalle Alpi, su terreni più remoti e grandi come quelli dove ho scalato negli ultimi anni.
La regia di questo film sarà proprio affidata a Riky.
Quando sarà pronto il film? Boh! Speriamo presto e speriamo di riuscire a coinvolgervi con le nostre storie e la nostra passione per le pareti!
Tutte le foto by Riky Felderer
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