
The Rhino 7B+
Alla scoperta dei fantastici boulder del Sud Africa
Tutto è cominciato dopo aver guardato il film Progression del 2009, che mostrava i più forti climbers del pianeta come Chris Sharma, Adam Ondra e molti altri, completare le prime ascensioni delle vie e dei passaggi più impegnativi di sempre, stabilendo così una nuova barriera della difficoltà di questo sport.
Ero rimasto particolarmente impressionato dall’episodio in cui Daniel Woods e Paul Robinson, due fortissimi boulderisti americani, si trovavano in Sud Africa per fare quello che gli riesce meglio: tirare le tacche più piccole che si possano immaginare, effettuando spesso dei lanci e dei dinamici per raggiungerle, e compiendo dei movimenti al limite dell’impossibile.
Tutto questo in un ambiente semplicemente spettacolare: sassi dalle forme più incredibili, su una perfetta arenaria compattissima di colore ambrato con sfumature che vanno dal rosso intenso al giallo accecante, con striature di nero, atterraggi sicuri su terreno sabbioso e all’orizzonte solo un infinita distesa si sassi e deserto, interrotto qua e là da campi verdi.
Il Sud Africa è una meta perfetta per scappare dal caldo torrido della “nostra” estate poiché giù, nell’emisfero australe, le stagioni sono invertite e quindi si può godere dell’inverno africano, caratterizzato da meteo stabile per lunghi periodi di tempo e dalle temperature ideali per arrampicare.
Sembrava un paradiso, sembrava troppo finto, ed è stata la prima volta che ho sentito parlare di Rocklands, la terra dei sassi. E dalla mia testa non è più uscito, ogni tanto ci ripensavo, andavo a cercare altri video, cercando di vivere attraverso lo schermo i passaggi più estetici di quel posto.
È rimasto un sogno fino a quando, qualche anno più tardi, non ho incominciato a parlarne con i miei compagni di scalata e amici da una vita, dicendo: “Sarebbe figo se un giorno…” Poi le idee si sono piano piano concretizzate e finalmente l’1 agosto di questa estate ci troviamo a all’aeroporto di Malpensa, pronti per trascorrere le successive 4 settimane in Sud Africa.
Siamo in quattro: Lore di Genova, classe ’97, il più saggio del gruppo e noto in tutto il circuito di Coppa Italia per la sua esplosività nei lanci e per le “mani a paletta” (non arcua mai nemmeno sulle prese più piccole). Anto di Modena, classe ’98, il “compressore italiano”, è il ragazzo più muscoloso e forte sugli esercizi a secco che abbia mai conosciuto e portatore di un po’ di sana “ignoranza” nel gruppo.
Jack ancora di Genova, classe ’99, è il più giovane di noi e quello più sbadato, ma quando si parla di tacche non c’è storia: dita fortissime.
E infine ci sono io, Simo di Lecco, classe ’98 certamente non un ninja da rincorse sui volumi, ma quello con più esperienza sulla roccia vera, visto che passo gran parte dell’anno a scalare fuori mentre loro si dedicano per lo più alla preparazione delle gare.
Come accennato prima, siamo amici da una vita, abbiamo condiviso molte gare, giornate su roccia e serate a far festa, abbiamo lo stesso livello, gli stessi interessi e siamo diretti nel posto che abbiamo sognato per anni. Ci sarà da divertirsi!
Dopo aver passato più di 30 ore con il sedere su un sedile arriviamo finalmente a destinazione. È sera e anche se siamo super eccitati di andare a toccare i primi sassi, la stanchezza ha la meglio su di noi e ci addormentiamo mentre sfogliamo con avidità la guida appena comprata.
Il giorno dopo il tempo è splendido, ci incontriamo con altri amici italiani e ci dirigiamo verso il primo settore. Siamo ancora un po’ increduli di essere davvero lì, a Rocklands, il posto che avevamo tanto sognato e ammirato, ma poi posizioniamo i crash pad, infiliamo le scarpette e ci smagnesiamo le mani e ci godiamo i primi passaggi in questo posto magnifico. Inutile dire che è ancora più figo di quanto ci immaginassimo.
I primi giorni passano veloci e le possibilità per arrampicare sono infinite: ci sono moltissimi settori che a loro volta contengono centinaia di passaggi, uno più estetico dell’altro e quindi ogni mattina è un dilemma scegliere dove andare.
Rocklands è stato visitato per la prima volta alla fine degli anni ’90 da Fred Nicole (mitico boulderista svizzero che ha stabilito il primo 8C di blocco al mondo), successivamente altri scalatori come Graham, Woods e Hukkataival hanno incominciato a trascorrere gran parte dei mesi buoni ad aprire nuovi passaggi e a sviluppare nuove aree e ogni anno riescono a trovare nuovi problemi su cui mettersi alla prova.
È per questo motivo che questo posto viene considerato come una delle aree più vaste al mondo per fare bouldering dove le possibilità sono davvero infinite considerando le distese sconfinate di sassi che caratterizzano il paesaggio.
Dopo esserci adattati allo stile di questi blocchi che richiedono gran solidità nelle dita, body tension e movimenti dinamici, riusciamo a salire alcuni classici come The Rhino (7B+) un’impressionante prua orizzontale la cui forma ricorda un rinoceronte, The Hatchling (7C+) un sasso a forma di un guscio d’uovo rotto a metà, in bilico su un’altra pietra sottostante e la salita flash di alcuni 8A storici come Nutsa e Pendragon.
Siccome è il nostro primo grande viaggio in un posto così lontano e in cui abbiamo la possibilità di scalare per così tanti giorni, abbiamo deciso esplorare la zona cercando di vistare più aree possibili, nel tentativo di godere appieno della bellezza di questo posto. Tuttavia non abbiamo resistito a mettere le mani sui passaggi più impegnativi ed estetici di cui eravamo rimasti incantati nel video di Progression.
Scegliamo quindi di andare a provare The Vice (8B) un’incredibile spigolo strapiombante con appigli piatti e svasi da comprimere dalla prima all’ultima presa e con una difficile sequenza di tallonaggi e agganci, mi sento molto bene e soprattutto sono super motivato per questo blocco che intuisco possa essere adatto al mio stile di arrampicata.
C’è un vento talmente forte da sollevare i crash pad, le condizioni sono ottime. Provo i singoli movimenti cercando di non sprecare troppe energie, ma allo stesso tempo di individuare e memorizzare alla perfezione la sequenza di mani e piedi, cerco di cogliere tutti i particolari delle prese, modificando in modo minimale la posizione delle dita sulla roccia.
Ad ogni tentativo mi curo di spazzolare meticolosamente gli appigli per far sì che il grip tra i miei polpastrelli e la roccia sia sempre ottimale, oltre che per rispetto e per salvaguardare i passaggi. Sono piccoli dettagli che sembrano essere inutili ma su una sequenza al limite delle proprie capacità fanno la differenza tra il successo e il fallimento. Dopo un paio d’ore di tentativi e adeguati riposi mi trovo in cima, urlando per la soddisfazione di essere riuscito a regalarmi un salita così significativa anche dall’altra parte del mondo, in Sud Africa, a Rocklands.
A fine giornata festeggiamo come si deve e penso a quanto sia fortunato in quel momento a condividere questi momenti così speciali con i miei amici e ad essere in questo posto magnifico con l’unica preoccupazione di decidere dove andare a scalare. Non potrei essere più felice.
A metà vacanza la stanchezza incomincia a farsi sentire e decidiamo di pianificare al meglio i giorni di riposo per lasciare che la pelle delle dita ricresca e che i tagli sui polpastrelli si rimarginino.
Un’altra salita significativa è senz’altro The Eye of Sauron (7C+) un blocco aperto da Nalle Hukkataival nel 2017, un muro leggermente strapiombante con una sorta di occhio nero in mezzo che forma una brutta pinza svasa da cui bisogna lanciare al bordo, un vero capolavoro!
Nei giorni successivi riesco a salire flash Green Mamba (8A) e A Splash of red (7C+), quest’ultimo è considerato uno degli highball più belli della zona. Sono contento di essere riuscito a salire molti blocchi di difficoltà media in stile flash in questa vacanza.
Penso che le competizioni mi abbiano aiutato molto a migliorare questo aspetto perché in gara si hanno pochi minuti per arrivare al Top e una salita flash (al primo tentativo) ovviamente vale di più, quindi è fondamentale affrontare il blocco dando il 100%. Non è solo una questione di performance, ma credo che sia un aspetto che permette di migliorare come arrampicatore. Infatti perfeziona la capacità di lettura, di visualizzazione, di correzione degli errori e permette di essere più efficiente ad ogni movimento.
Durante gli ultimi giorni riesco a chiudere i conti con Mooiste Meisie (8B) uno spigolo che sulla faccia sinistra offre degli appigli svasi per le mani, mentre sulla faccia destra degli agganci per i piedi. Si scala praticamente in orizzontale, con continui rilanci e movimenti unici e super complicati fino all’ultimo movimento, il crux (passo duro) in cui con un dinamico bisogna afferrare l’ultimo appiglio svaso che si riesce a controllare solo grazie ad un aggancio di punta.
Ero riuscito a fare un buon giro flash cadendo in cima in una giornata fredda e ventosa, sicuro di riuscire a risolverlo in fretta, ma poi i tentativi successivi continuavo a sbagliare la sequenza e avevo deciso di rinunciare.
Quando sono tornato a riprovarlo c’erano le condizioni peggiori di sempre: zero vento, sole caldo e tre dita che mi sanguinavano. Non riuscivo nemmeno più a fare i singoli passaggi, ero abbattuto e arrabbiato. Mentre riposavo continuavo a guardare il blocco e dentro di me dicevo: “È una linea troppo bella! Ora sono qua a provarlo e voglio salirlo!!”.
Quindi mi sono nastrato le dita, ho recuperato tutte le energie che avevo a disposizione e sono partito. Sono riuscito a eseguire ogni movimento alla perfezione, sono arrivato ad impostare il lancio finale e… un altro grido liberatorio. Anche Mooiste Meisie era fatto!
È difficile descrivere a parole e trasmettere le emozioni che ho provato durante la mia permanenza a Rocklands, ma sicuramente i migliori ricordi rimarranno sempre con me, sperando che si possano ripetere ancora in un altro posto da sogno!
Ringrazio la mia famiglia ed il Gruppo Ragni di Lecco per aver creduto in me e per aver reso possibile questo viaggio.
Team: Simone Tentori, Lorenzo Malatesta, Antonio Prampolini, Giacomo Raimondi