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Restiamo Umani – il racconto dell’apertura

 
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Report di Dimitri Anghileri
Foto Michele Caminati

Ritrovo dal Vaccani, storico panificio lecchese. Ormai è un rito: entriamo e compriamo due cannoli siciliani e qualche pezzo di focaccia, qualche volta Luchino mi stupisce anche invitandomi al bar per un cappuccino, classico giro prima di andare a scalare.

In quel periodo stiamo frequentando quell’antro rossastro strapiombante che guarda la città, la Parete Rossa del San Martino.

Ci andremo quasi tutti i week-end nel periodo invernale per due stagioni, perché da qualche tempo abbiamo iniziato ad aprire una via nella parte subito a destra della grossa frana che segna la parete.

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Luchino è anni che ne parla e a me l’idea piace. Non siamo sicuri sulla riuscita, ovviamente, ma proviamo.

Dopo qualche giro di perlustrazione alla base, partiamo. Il primo tiro viene superato con qualche acrobazia da Luchino. È un po’ friabile nella prima parte, fino ad arrivare ad un secco boulder per superare un tettino. Sopra sembra che ancora si vada senza troppe difficoltà ci diciamo.

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Vero, solo che, a pochi metri dalla sosta, mi ritrovo in mezzo a un grosso mucchio di blocchi appoggiati alla parete, qualche sospiro leggero, vista la situazione, e via… poi puliremo.

Arriviamo sotto a un grosso tetto, l’unica cosa in cui speriamo è di trovare la giusta quantità di prese, possibilmente grosse fino ad arrivare ad una zona più verticale. Fatichiamo, a trovare la giusta linea, alla fine, dopo forse tre giornate e varie peripezie, ne esce un bellissimo tiro “a esse” in strapiombo. Le prese c’erano, abbiamo solo imparato ad usarle, il terzo tiro è fatto.

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Ci motiviamo, siamo riusciti a superare un bel punto cruciale dell’ipotetica linea di salita. Ovviamente veniamo smentiti subito, ancor prima di partire dalla sosta. Ancora un boulder difficile per poi proseguire su un traverso tecnico. Siamo sotto quella bellissima colata bianca, gialla e nera che si vede da tutta Lecco.

Cominciamo, ancora una difficile partenza, la più difficile, più saliamo in verticale e più i dubbi aumento: roccia compatta con poche prese utili, ci diamo spesso il cambio, anche solo dopo aver piazzato una protezione. Alla fine Luchino con un bel dinamico risolve il passo chiave di questo gioiellino di 35m.

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Siamo arrivati a poco più di metà parete, la parte più difficile dovrebbe essere superata, stare su questo muro per tante ore a volte mi ha fatto venire il voltastomaco: sempre appesi, un ambiente un po’ sotto sopra, non sono mai stato veramente a mio agio forse. Scendere dalle fisse era un momento molto atteso nella giornata: filavamo giù più agilmente di come discendiamo le scale di casa.

in apertura sulla parete rossa del san martino

La pandemia complica un po’ le vite di tutti e facciamo fatica a trovare il giusto ritmo nel continuare. Dopo parecchie giornate finalmente finiamo l’apertura. Abbiamo impiegato molto tempo perché, anche avendo il trapano, non volevamo fare “carpenteria”. Alla fine è uscita una via che definirei sportiva ma con tutti i passi difficili obbligati, da scalare insomma.

Incominciamo a provare i vari passaggi e tiri con l’intento di salirli in libera, ci rendiamo sempre più conto della bellezza dell’itinerario: tutti tiri difficili, per noi, e una bella varietà di stili: c’è di tutto, dalla placca allo strapiombo a zanche al muro a tacche.

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Sono in furgone, in giro per Lecco a lavorare quando mi arriva la chiamata di Luchino che mi annuncia la sua salita in libera in giornata della via. Sono quasi incredulo e un po’ dispiaciuto per non esserci stato, ma veramente felice per e con lui: più ci penso e più mi dico quanto è stato bravo. Per quel che mi riguarda il tiro più difficile continua a respingermi, toccherà investire un’altra stagione!

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“Restiamo Umani” è il nome che abbiamo dato alla via, è una cosa uscita un po’ così. L’apertura è coincisa con un momento storico particolare, la pandemia ci ha fatto vivere giorni nei quali abbiamo visto di tutto, sia in positivo che in negativo, queste due semplici parole creano un messaggio che è bene tenere a mente per il futuro.

Dieci anni fa, veniva rapito e ucciso a Gaza Vittorio Arrigoni, il nostro è un piccolo omaggio anche a lui.

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NOTE TECNICHE

  • Serve una serie di friend per salire il primo tiro e allestire la prima sosta.
  • Dalla sosta 3 con due corde da 60m non si arriva a terra e si è completamente nel vuoto. La sosta si trova tutto in diagonale in strapiombo, ripassare le protezioni è quasi impossibile. Occorre lasciare fissato un cordino per riprendere la sosta 2. Stessa cosa sopra, cordino fissato da sosta 3 a sosta 4 per scendere in doppia.

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