QUEGLI INVERNI FREDDI, di Gianni Rusconi

Si dice e si ripete che, oramai qualche decennio fa, gli inverni fossero davvero molto più freddi. E c’era una coppia di fratelli che il freddo lo inseguiva, manco fosse un vestito. Dall’attesissimo libro di A. Gaddi con Gianni Rusconi, uno dei tanti loro racconti epici.

Cima Su Alto

Spigolo Nord-Ovest

Quegli inverni freddi 1

La primavera del 1968 giunge lieta. Lo scioglimento della neve ha portato via anche le paure e i momenti d’incertezza che ci hanno colpito sulla Torre Trieste. L’unica cosa che il vento primaverile non ha portato con se è il mio dolore alle mani e ai piedi. I postumi del principio di congelamento che ho patito su quegli strapiombi mi sono rimasti…con tutto l’intento di non andarsene più! Ci vorrà, infatti, molto tempo per riacquistare la piena capacità, specie ai piedi…anche se, in realtà, avrò fastidi per molto tempo ancora, senza mai andare a posto del tutto.

Tuttavia, (il 1968) questo è l’anno in cui frequento più assiduamente le Dolomiti e con Antonio, ormai inseparabile compagno in ogni ascensione, ci rechiamo alla fine di giugno nel gruppo del Sella per ripetere la via Italia ‘61 al Piz Ciavazes, una via che impone notevoli tratti in arrampicata artificiale (anche se non paragonabili a quelli della Piussi-Redaelli che abbiamo salito pochi mesi prima). L’amore per i Monti Pallidi aumentava progressivamente, così che io e Antonio ci recammo quasi tutti i fine settimana per ripetere alcune vie, in vari gruppi. Il sabato successivo, infatti, cambiammo gruppo e ci recammo al Civetta, per ripetere la via Carlesso alla Torre Trieste, spinti anche dalla ovvia maturata esperienza su questa montagna…soprattutto per quanto riguarda la conoscenza della complicata via di discesa! Con noi, in una cordata differente, vennero Pomella e Roby Chiappa. Compagni che rappresenteranno due importanti alleati nell’inverno successivo, sul Crozzon di Brenta. Comunque ce la cavammo piuttosto bene, considerato che partiti al mattino direttamente da Lecco, abbiamo bivaccato alla prima cengia e raggiunto la cima il pomeriggio seguente. Una breve pausa nelle Alpi Centrali ci ha portato ai Pizzi Palù, per ripetere la via Bu Miller alla Punta Centrale. Subito dopo sono tornato in Dolomiti, questa volta senza Antonio ma con Paolo Riva, per ripetere la via Costanini-Apollonio al pilastro della Tofana di Rozes. E c’erano ancora Pomela e Chiappa.

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