Credo che entrambi abbiamo dato il massimo, su Infinite Jest. Ho pensato che puoi dire questo quando non hai tanta voglia di ripetere una lunghezza che hai aperto, e mentre sulle altre vie da me aperte ce n’รจ da una a due con queste caratteristiche, su Infinite Jest ce ne sono diverse. Quando avanzi da capocordata su un tratto di roccia che hai aperto tu e ti dici, ma che cuore avevo quando sono passato, significa che in apertura hai trovato una miscela di tecnica e coraggio che non fotocopi con facilitร . Anzi…
Al penultimo tiro di IJย Matteo mi raggiunse commentando “ma รจ chiodato lungo un botto”… Come sempre mi capita, la difficoltร massima della via aperta mi รจ preclusa per mancanza di tempo, sono difficoltร sempre al mio massimo livello ma scalare un 8a o piรน in parete, preceduto da difficoltร inferiore ma, come dice Teo, rognose ( che vuol dire, inderogabili piรน che obbligate), non รจ la stessa cosa che farlo in falesia.
Tecnicamente voglio sottolineare un fatto: questo nostro modo un pรฒ spinto di aprire, che fu molto criticato nel 2005 ma che di fatto รจ stato anche poi ripreso da alcuni di quei critici, non รจ per niente innovativo. Per esempio, nรจ io nรจ Matteo abbiamo ancora ripetuto una delle due terribili vie di Rochus Mathis alla Rote Wand, ma basta sentirne la descrizione di qualche austriaco che ne ha osato assaggiare qualche metro ( tornando indietro) per capire che quel ragazzo (che smise giovanissimo) apriva come facciamo noi, uso dello spit il piรน raramente possibile. E poi naturalmente Beat Kammerlander e M. Scheel, e un altro austriaco, Martin Murr, che nel 1989 ha aperto con il 7c obbligato, sempre alla Rote Wand, su una via dove le lunghezze di nono grado sono assolutamente alpinistiche. Il Wenden, il Ratikon, la Rote Wand, si prestano particolarmente a questo stile di apertura, perchรจ integrare รจ difficilissimo, i pochi Friends che riesci ad usare per proteggerti non sai mai se terranno o meno e gli obbligati su queste protezioni mobili sono di fatto dei passaggi che non devi sbagliare. Nel 2005 chi ci criticรฒ usรฒ il ridicolo termine di celodurismo; dimenticando che la storia dell’alpinismo รจ farcita di scalatori che hanno tentato di aprire le vie con il minor uso di protezioni possibili…
Naturalmente questa inclinazione al rischio si presta a massime e ad elucubrazioni, e magari si dipinge una persona per quello che non รจ. Io, per esempio, sono uno che ha paura di un sacco di cose. Non proverei il downhill neppure per un vitalizio. E anche a scalare, ci sono sempre piรน occasioni in cui, persino in falesia, mi dico, ma perchรจ? L’apertura di una via come Infinite Jest, insomma, รจ un episodio isolato della vita di una persona. Sono centinaia le ore che ci dedichi, ma per il 99% del resto della tua vita sei un’altra persona. tanto รจ vero che mi sono giร pentito di aver scritto queste righe, visto che dal 2006 non scrivo piรน di scalate. Non ne ho piรน la pulsione, di scriverne. Sto scrivendo un altro romanzo e ogni tanto qualche racconto, e la scalata non c’รจ mai. Chiamando questa via Infinite Jest ho come buttato una corda fra due passioni, la scrittura e l’apertura di una via, ma non ci sono nodi, ai due capi. Matteo questo l’ha capito, gli รจ piaciuto il nome e ha capito anche questo. La giornata del 3 Settembre rimarrร preziosa per entrambi perchรจ la sua riuscita รจ stata dovuta a tantissimi piccoli particolari, stupidissimi e insieme cosรฌ intelligenti, scaturiti dalla fantasia che abbiamo entrambi: le pentole al bivacco in alto, che ci permettono di risparmiare sull’acqua. L’uso del fi-fi per il recupero del sacco su un tiro. E cosรฌ via. Incredibilmente, non abbiamo commesso nessun errore. Lui รจ riuscito subito sulle lunghezze piรน dure, io sapevo che non avevo tempo di esitare su quelle scabrose che toccavano a me. Una giornata perfetta. Ce le abbiamo tutte, in diversi campi, le giornate perfette. Il grosso casino รจ che ne abbiamo una decina a decennio, se va bene. Ecco perchรจ Infinite Jest, per entrambi, รจ la chiusura di un ciclo
E poi voglio consigliiare una lettura veloce, velocissima. anche molto facile. E’ la lettura di un discorso che David Foster Wallace fece ai dei laureati. Lo disse a braccio, lui ha scritto migliaia di pagine memorabili, alcune divertentissime e altre tragiche e molte difficili, ma queste sono facili da comprendere e sottintendono una visione della vita aperta a cui ho sempre cercato di attenermi. Molte volte invano, ma ci provo. C’รจ la filosofia del rispetto verso le cose lontane da te, insita in queste parole
Saluti, ringraziamenti e congratulazioni ai laureandi dellโanno accademico 2005. Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: ยซSalve, ragazzi. Comโรจ lโacqua?ยป. I due pesci giovani nuotano un altro poโ, poi uno guarda lโaltro e fa: ยซChe cavolo รจ lโacqua?ยป.
Negli Stati Uniti un discorso per il conferimento delle lauree non puรฒ prescindere dallโimpiego di storielle dโimpianto parabolico a scopo didascalico. Tra le convenzioni imposte dal genere, questa storiella รจ una delle migliori e con meno fronzoliโฆ ma non temete: non sono qui nella veste del pesce anziano e saggio che spiega cosโรจ lโacqua ai pesci piรน giovani. Non io sono lโanziano pesce saggio. Il succo della storiella dei pesci รจ semplicemente che le realtร piรน ovvie, onnipresenti e importanti sono spesso le piรน difficili da capire e da discutere. Detta cosรฌ sembrerร una banalitร bella e buona, ma il fatto รจ che nelle trincee quotidiane dellโesistenza da adulti le banalitร belle e buone possono diventare questione di vita o di morte, ed รจ su questo che vorrei soffermarmi in questa splendida mattinata tersa.
Certo, un discorso come questo presuppone che vi parli in primo luogo del significato della vostra cultura umanistica, che cerchi di spiegarvi perchรฉ la laurea che state per prendere ha un effettivo valore umano e non solo un tornaconto materiale. Vediamo perciรฒ di affrontare il clichรฉ in assoluto piรน diffuso in questo genere di discorsi, e cioรจ che scopo di una cultura umanistica non รจ tanto rimpinzarvi di erudizione quanto ยซinsegnarvi a pensareยป. Se siete come ero io ai tempi dellโuniversitร , sentirvi dire una cosa del genere non vi sarร mai piaciuto, e anzi troverete un poโ offensivo che qualcuno pretenda di insegnarvi a come si pensa, visto che il solo fatto di essere entrati in unโuniversitร cosรฌ prestigiosa dimostra che ne siete capaci. Ma partirรฒ dal presupposto che il clichรฉ degli studi umanistici non ha niente di offensivo, perchรฉ la vera, fondamentale educazione a pensare che dovremmo ricevere in un luogo come questo non riguarda tanto la capacitร di pensare, quanto semmai la facoltร di scegliere a cosa pensare. Se la vostra totale libertร di scegliere a cosa pensare sembra fin troppo ovvia per sprecare il fiato a parlarne, vi chiederei di pensare ai pesci e allโacqua mettendo da parte, solo per qualche istante, ogni scetticismo sul valore delle perfette ovvietร .
Eccovi unโaltra storiella didascalica. Ci sono due tizi seduti a un bar nel cuore selvaggio dellโAlaska. Uno รจ credente, lโaltro รจ ateo, e stanno discutendo lโesistenza di Dio con quella foga tutta speciale che viene fuori dopo la quarta birra. Lโateo dice: ยซGuarda che ho le mie buone ragioni per non credere in Dio. Ne so qualcosa anchโio di Dio e della preghiera. Appena un mese fa mi sono lasciato sorprendere da quella spaventosa tormenta di neve lontano dallโaccampamento, non vedevo niente, non sapevo piรน dovโero, cโerano quarantacinque gradi sottozero e cosรฌ ho fatto un tentativo: mi sono inginocchiato nella neve e ho urlato: โDio, sempre ammesso che Tu esista, mi sono perso nella tormenta e morirรฒ se non mi aiuti!โยป. A quel punto il credente guarda lโateo confuso: ยซAllora non hai piรน scuse per non credere โ dice -, sei qui vivo e vegetoยป. Lโateo sbuffa come se il credente fosse uno scemo integrale: ยซNon รจ successo un bel niente, a parte il fatto che due eschimesi di passaggio mi hanno indicato la strada per lโaccampamentoยป.
ร facile analizzare questa storiella secondo i criteri classici delle scienze umanistiche: la stessa identica esperienza puรฒ significare due cose completamente diverse per due persone diverse che abbiano due diverse impostazioni ideologiche e due diversi modi di attribuire un significato allโesperienza. Siccome diamo grande valore alla tolleranza e alla diversitร ideologica, la nostra analisi di stampo umanistico non ci consente nel modo piรน assoluto di dire che lโinterpretazione dellโuno รจ vera e quella dellโaltro รจ falsa o disdicevole. Il che va benissimo, solo che cosรฌ facendo trascuriamo puntualmente lโorigine di tali impostazioni e credenze individuali, la loro origine, cioรจ,ย allโinterno di quei due tizi. Quasi che lโorientamento di fondo di una persona rispetto al mondo e al significato della sua esperienza fosse cablato in automatico, come lโaltezza o il numero di scarpa, o assorbito dalla cultura come la lingua. Quasi che il nostro modo di attribuire un significato non fosse questione di scelta personale e deliberata, di decisione consapevole.
Cโรจ poi la questione dellโarroganza. Il non credente liquida con estrema petulanza e sicumera lโeventualitร che gli eschimesi avessero qualcosa a che fare con la preghiera di aiuto. Dโaltro canto i credenti che mostrano unโarrogante sicurezza nelle loro interpretazioni non si contano nemmeno. E forse sono anche peggio degli atei, almeno per la maggior parte di noi qui riuniti, ma il fatto รจ che il problema dei dogmatici religiosi รจ identico a quello dellโateo della storiella: arroganza, convinzione cieca, una ristrettezza di idee che si traduce in una prigionia completa al punto che il prigioniero non sa nemmeno di essere sotto chiave. Il punto secondo me รจ che il mantra delle scienze umanistiche โ ยซinsegnami a pensareยป โ in parte dovrebbe significare proprio questo: essere appena un poโ meno arrogante, avere un minimo di ยซconsapevolezza criticaยป riguardo a me stesso e alle mie certezzeโฆ perchรฉ unโenorme percentuale delle cose di cui tendo a essere automaticamente certo risultano, a ben vedere, del tutto erronee e illusorie. Io lโho imparato a mie spese e altrettanto, ho il sospeso, toccherร a voi.
Ecco un esempio dellโerroneitร assoluta di una cosa di cui tendo a essere automaticamente certo. Tutto nella mia esperienza diretta corrobora la convinzione profonda che io sono il centro esatto dellโuniverso, la persona piรน reale, concreta e importante che esista. Affrontiamo raramente questa forma di naturale e basilare egocentrismo perchรฉ socialmente parlando รจ disgustosa anche se, sotto sotto, ci accomuna tutti. ร la nostra modalitร predefinita, inserita nei circuiti fin dalla nascita. Pensateci: non avete vissuto una sola esperienza che non vi vedesse al suo centro esatto. Per voi il mondo รจ una cosa che vi sta davanti o dietro, a sinistra o a destra, sullo schermo del televisore o su quello del computer. I pensieri e i sentimenti degli altri devono esservi comunque comunicati, i vostri invece sono cosรฌ vicini, pressanti,ย reali. Insomma, ci siamo capiti. Ma state tranquilli, non mi preparo a tenervi una predica sulla compassione, lโeterodirezione o tutte le altre cosiddette ยซvirtรนยป. Non รจ questione di virtรน quanto della scelta di impegnarmi a modificare o a tenere a freno la mia naturale modalitร predefinita, che รจ per forza di cose profondamente e letteralmente egocentrica, e vede e interpreta tutto attraverso la lente dellโio. Le persone capaci di adattare a tal punto la loro modalitร predefinita sono spesso considerate lโesatto opposto dei ยซdisadattatiยป, termine che, vi posso assicurare, non ha niente di casuale.
Dato il contesto accademico รจ naturale domandarsi fino a che punto questo adattamento della modalitร predefinita coinvolga il sapere o lโintelletto. La risposta, comโรจ prevedibile, รจ che dipende da che cosa intendiamo con sapere. La conseguenza forse piรน pericolosa di una cultura accademica, almeno nel mio caso, รจ che legittima la mia tendenza a essere cerebrale, a perdermi nelle astrazioni anzichรฉ prestare semplicemente attenzione a quello che mi succede davanti agli occhi. Anzichรฉ prestare attenzione a quello che mi succedeย dentro. Sono sicuro che ormai sapremo quanto sia difficile tenere alta la soglia di attenzione e non farsi ipnotizzare dallโininterrotto monologo che si svolge dentro la testa. Quello che ancora non sapete รจ quanto sia alta la posta in gioco.
Sono passati ventโanni da quando mi sono laureto e nel frattempo ho capito poco alla volta che il clichรฉ secondo il quale le scienze umanistiche ยซinsegnano a pensareยป in realtร sintetizza una veritร molto profonda e importante. ยซImparare a pensareยป di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo sucome e suย cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette diย scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato allโesperienza. Perchรฉ se non sapete o non volete esercitare questo tipo di scelta nella vita da adulti, sarete fregati. Un vecchio clichรฉ vuole che la mente sia un ottimo servo ma un pessimo padrone. Questo, come molti altri clichรฉ in apparenza fiacchi e banali, in realtร esprime una grande, terribile veritร . Non รจ certo un caso che gli adulti che si suicidano con armi da fuoco si sparino quasi sempreโฆ allaย testa. E la veritร รจ che erano quasi tutti giร morti da un pezzo quando hanno premuto il grilletto. E date retta a me, il valore reale e schietto della vostra cultura umanistica dovrebbe essere proprio questo: impedire di trascorrere la vostra comoda vita da adulti da morti, inconsapevoli, schiavi della vostra testa e della vostra naturale modalitร predefinita che vi impone una solitudine unica, completa e imperiale giorno dopo giorno.
Potrร sembrare unโiperbole, o unโastrazione priva di senso. Perciรฒ mettiamola sul piano pratico. Il fatto รจ che voi laureandi non avete ancora ben chiaro cosa significhi realmente ยซgiorno dopo giornoยป. Ci sono interi aspetti della vita americana da adulti che vengono bellamente ignorati da chi tiene discorsi come questo. I genitori e i professori di una certa etร qui presenti sanno benissimo a cosa mi riferisco. Mettiamo, per dire, che sia una normale giornata nella vostra vita da adulti: la mattina vi alzate, andare al vostro impegnativo lavoro impiegatizio da laureati, sgobbate per nove o dieci ore e alla fine della giornata siete stanchi, siete stressati e volete solo tornare a casa, fare una bella cenetta, magari rilassarvi un paio dโore e poi andare a letto presto perchรฉ il giorno dopo dovete alzarvi e ripartire daccapo. Ma a quel punto vi ricordate che a casa non cโรจ niente da mangiare โ questa settimana il vostro lavoro impegnativo vi ha impedito di fare la spesa โ e cosรฌ dopo il lavoro vi tocca prendere la macchia e andare al supermercato. A quellโora escono tutti dal lavoro, cโรจ un traffico mostruoso e il tragitto richiede molto piรน del necessario e, quando finalmente arrivate, scoprite che il supermercato รจ strapieno di gente perchรฉ a quellโora tutti gli altri che come voi lavorano cercano di ficcarsi nei negozi di alimentari, e il supermercato รจ orribile, illuminato al neon e pervaso da quelle musichette e canzoncine capaci solo di abbrutire, e voi dareste qualsiasi cosa per non essere lรฌ, ma non potete limitarvi a entrare e uscire; vi tocca girare tutti i reparti enormi, iperilluminati e caotici per trovare quello che vi serve, manovrare il carrello scassato in mezzo a tutte le altre persone stanche e trafelate col carrello, e ovviamente ci sono i vecchi di una lentezza glaciale, gli strafatti e i bambini iperattivi che bloccano la corsia e a voi tocca stringere i denti e sforzarvi di chiedere permesso in tono gentile ma poi, quando finalmente avete tutto lโoccorrente per la cena, scoprite che non ci sono abbastanza casse aperte anche se รจ lโora di punta, e dovete fare una fila chilometrica, il che รจ assurdo e vi manda in bestia, ma non potete prendervela con la cassiera isterica, oberata comโรจ quotidianamente da un lavoro cosรฌ noioso e insensato che tutti noi qui riuniti in questa prestigiosa universitร nemmeno ce lo immaginiamoโฆ fatto sta che finalmente arriva il vostro turno alla cassa, pagate il vostro cibo, aspettate che una macchinetta autentichi il vostro assegno o la vostra carta di credito e vi sentite augurare ยซbuona giornataยป con una voce che รจ esattamente la voce dellaย morte dopodichรฉ mettete quelle raccapriccianti buste di plastica sottilissima nellโesasperante carrello dalla ruota che tira a sinistra, attraversate tutto il parcheggio intasato, pieno di buche e di rifiuti, e cercate di caricare la spesa in macchina in modo che non esca dalle buste rotolando per tutto il bagagliaio lungo il tragitto, in mezzo al traffico lento, congestionato, strapieno di Suv dellโora di punta, eccetera, eccetera. Ci siamo passati tutti, certo: ma non rientra ancora nella routine di voi laureati, giorno dopo settimana dopo mese dopo anno. Perรฒ finirร col rientrarci, insieme a tane altre squallide, fastidiose routine apparentemente inutili.
Ma non รจ questo il punto. Il punto รจ che la scelta entra in gioco proprio nelle boiate frustranti e di poco conto come questa. Perchรฉ il traffico congestionato, i reparti affollati e le lunghe file alla cassa mi danno il tempo per pensare, e se non decido consapevolmente come pensare e a cosa prestare attenzione, sarรฒ incazzato e giรน di corda ogni volta che mi tocca fare la spesa, perchรฉ la mia modalitร predefinita naturale dร per scontato che situazioni come questa contemplino davvero esclusivamenteย me. La mia fame, la mia stanchezza, il mio desiderio di tornare a casa, e avrรฒ la netta impressione che tutti gli altriย mi intralcino. E chi sono tutti questi cheย mi intralciano? Guardali lร , fanno quasi tutti schifo mentre se ne stanno in fila alla cassa come tanti stupidi pecoroni con lโocchio smorto e niente di umano; e che odiosi poi quei cafoni che parlano forte al cellulare in mezzo alla fila. Certo che รจ proprio unโingiustizia: ho sgobbato tutto il santo giorno, muoio di fame, sono stanco e non posso nemmeno andare a casa a mangiare un boccone e a distendermi un poโ per colpa di tutte queste stupide, stramaledette โpersoneโ. Oppure, se gli studi umanistici fanno propendere la mia modalitร predefinita verso una maggiore coscienza sociale, posso trascorrere il tempo imbottigliato nel traffico di fine giornata a inorridire per tutti gli enormi, stupidi Suv, Hummer e pickup con motore da 12 valvole che bloccano la corsi bruciando tutti e centottanta i litri di benzina che hanno in quei loro serbatoi spreconi e egoisti, possono riflettere sul fatto che gli adesivi patriottici o religiosi sembrano sempre appiccicati sui veicoli piรน grossi e schifosamente egoisti, guidati dagli autisti piรน osceni, spericolati e aggressivi, che di norma parlano al cellulare mentre ti tagliano la strada per guadagnare sei stupidi metri nel traffico congestionato, e posso pensare che i figli dei nostri figli ci disprezzeranno per aver sperperato tutto il carburante del futuro, mandando in malora il clima, a quanto siamo viziati, stupidi, egoisti e ripugnanti, e a come fa tutto veramenteย schifo e chi piรน ne ha piรน ne mettaโฆ
Guardate che se scegliete di pensarla cosรฌ non cโรจ niente di male, lo facciamo in tanti, solo che pensarla cosรฌ diventa talmente facile e automatico che nonย richiede una scelta. Pensarla cosรฌ รจ la mia modalitร predefinita naturale. ร il modo automatico e inconsapevole di affrontare le prati noiose, frustranti e caotiche della mia vita da adulto quando agisco in base alla convinzione automatica e inconsapevole che sono io il centro del mondo, e che sono le mie sensazioni e i miei bisogni immediati a stabilire lโordine di importanza delle cose. Il fatto รจ che in frangenti come questo si puรฒ pensare in tanti modi diversi. Nel traffico, con tutti i veicoli che mi si piazzano davanti e mi intralciano, non รจ da eludere che a bordo dei Suv ci sia qualcuno che in passato ha avuto uno spaventoso incidente e ora ha un tale terrore di guidare che il suo analista gli ha ordinato di farsi un Suv mastodontico per sentirsi piรน sicuro alla guida; o al volante dellโHummer che mi ha appena tagliato la strada ci sia un padre che cerca di portare di corsa in ospedale il figlioletto ferito o malato che gli siede accanto, e la sua fretta รจ maggiore e piรน legittima della mia: anzi, sono io a intralciarlo. Oppure posso scegliere di prendere mio malgrado in considerazione lโeventualitร che tutti gli altri in fila alla cassa del supermercato siano annoiati e frustrati almeno quanto me, e che qualcuno magari abbia una vita nel complesso piรน difficile, tediosa e sofferta della mia. Vi prego ancora una volta di non pensare che voglia darvi dei consigli morali, o che vi stia dicendo che ยซdovresteยป pensarla cosรฌ, o che qualcuno si aspetta che lo facciate automaticamente, perchรฉ รจ difficile, richieda forza di volontร e impegno mentale e, se siete come me, certi giorni non ci riuscirete proprio, o semplicemente non ne avrete nessuna voglia. Ma quasi tutti gli altri giorni, se siete abbastanza consapevoli da offrirvi una scelta, poterete scegliere di guardate in modo diverso quella signora grassa con lโocchio smorto e il trucco pesante in fila alla cassa che ha appena sgridato il figlio: forse non รจ sempre cosรฌ; forse รจ stata sveglia tre notti di seguito a stringere la mano al marito che sta morendo di cancro alle ossa. O forse รจ quella stessa impiegata assunta alla Motorizzazione col minimo salario che soltanto ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un problema burocratico da incubo facendole una piccola gentilezza di ordine amministrativo. Non รจ molto verosimile, dโaccordo, ma non รจ nemmeno da escludere: dipende solo da cosa volete prendere in considerazione. Se siete automaticamente certi di sapere cosa sia la realtร e chi e che cosa siano davvero importanti โ se volete operare in modalitร predefinita โ allora anche voi, come me, probabilmente trascurerete tutte le eventualitร che non siano inutili o fastidiose. Ma se avrete davvero imparato a prestare attenzione, allora saprete che le alternative non mancano. Avrete davvero la facoltร di affrontare una situazione caotica, chiassosa, lenta, iperconsumistica, trovandola non solo significativa ma sacra, incendiata dalla stessa forza che ha acceso le stelle: compassione, amore, lโunitร sottesa a tutte le cose. Misticherie non necessariamente vere. Lโunica cosa Vera con la V maiuscola รจ che riuscirete a decidere come cercare di vederla. Questa, a mio avviso, รจ la libertร che viene dalla vera cultura, dallโaver imparato a non essere disadattati; riuscire a decidere consapevolmente che cosa importa e che cosa no. Riuscirete a decidere che cosa venerareโฆ
Ecco unโaltra cosa vera. Nelle trincee quotidiane della vita da adulti lโateismo non esiste. Non venerare รจ impossibile. Tutti venerano qualcosa. Lโunica scelta che abbiamo รจย che cosa venerare. ร un motivo importantissimo per scegliere di venerare un certo dio o una cosa di tipo spirituale โ che sia Gesรน Cristo o Allah, che sia YHWH o la dea madre della religione Wicca, le Quattro Nobili Veritร o una serie di principi etici inviolabili โ รจ che qualunque altra cosa veneriate vi mangerร vivi. Se venerate il denaro e le cose, se รจ a loro che attribuite il vero significato della vita, non vi basteranno mai. Non avrete mai la sensazione che vi bastino. ร questa la veritร . Venerate il vostro corpo, la vostra bellezza e la vostra carica erotica e vi sentirete sempre brutti, e quando compariranno i primi segni del tempo e dellโetร , morirete un milione di volte prima che vi sotterrino in via definitiva. Sotto un certo aspetto lo sappiamo giร tutti benissimo: รจ codificato nei miti, nei proverbi, nei clichรฉ, nei luoghi comuni, negli epigrammi, nelle parabole, รจ la struttura portante di tutte le grandi storie. Il segreto consiste nel dare un ruolo di primo piano alla veritร nella consapevolezza quotidiana. Venerate il potere e finirete col sentirvi deboli e spaventati, e vi servirร sempre piรน potere sugli altri per tenere a bada la paura. Venerate lโintelletto, spacciatevi per persone in gamba, e finirete col sentirvi stupidi, impostori, sempre sul punto di essere smascherati. E cosรฌ via.
Guardate che lโaspetto insidioso di queste forme di venerazione non รจ che sono malvagie o peccaminose, รจ che sonoย inconsapevoli.
Sono modalitร predefinite. Sono il genere di venerazione in cui scivolate per gradi, giorno dopo giorno, diventato sempre piรน selettivi su quello che vedete e sul metro che usate per giudicare senza rendervi nemmeno bene conto di farlo. E il cosiddetto ยซmondo realeยป degli uomini, del denaro e del potere vi accompagna con quel suo piacevole ronzio alimentato dalla paura, dal disprezzo, dalla frustrazione, dalla brama e dalla venerazione dellโio. La cultura odierna ha imbrigliato queste forze in modi che hanno prodotto ricchezza, comoditร e libertร personale a iosa. La libertร di essere tutti sovrani dei nostri minuscoli regni formato cranio, soli al centro di tutto il creato. Una libertร non priva di aspetti positivi. Ciรฒ non toglie che esistano svariati generi di libertร , e il genere piรน prezioso รจ spesso taciuto nel grande mondo esterno fatto di vittorie, con queste e ostentazione. Il genere di libertร davvero importante richiede attenzione, consapevolezza, disciplina, impegno e la capacitร di tenere davvero agli atri e di sacrificarsi costantemente per loro, in una miriade di piccoli modi che non hanno niente a che vedere col sesso, ogni santo giorno. Questa รจ la vera libertร . Questo รจ imparare a pensare. Lโalternativa รจ lโinconsapevolezza, la modalitร predefinita, la corsa sfrenata al successo: essere continuamente divorati dalla sensazione di aver avuto e perso qualcosa di infinito.
So che questa roba forse non vi sembrerร divertente, leggera o altamente ispirata come invece dovrebbe essere nella sostanza un discorso per il conferimento delle lauree. Per come la vedo io รจ la veritร sfrondata da un mucchio di cazzate retoriche. Ovvio che potete prenderla come vi pare. Ma vi pregherei di non liquidarlo come uno di quei sermoni che la dottoressa Laura impartisce agitando il dito. Qui la morale, la religione, il dogma o le grandi domande non cโentrano. La Veritร con la V maiuscola riguarda la vitaย primadella morte. Riguarda il fatto di toccare i trenta, magari i cinquanta, senza il desiderio di spararvi un colpo in testa. Riguarda il valore vero della vera cultura, dove voti e titoli di studio non cโentrano, cโentra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciรฒ che รจ cosรฌ reale e essenziale, cosรฌ nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi: ยซQuesta รจ lโacqua. Questa รจ lโacqua; dietro questi eschimesi cโรจ molto piรน di quello che sembraยป. Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, รจ di una difficoltร inimmaginabile. E questo dimostra la veritร di un altro clichรฉ: la vostra cultura รจ realmente il lavoro di una vita, e cominciaโฆ adesso. Augurarvi buona fortuna sarebbe troppo poco.