Ancora una volta ci sarebbero tante cose da raccontare per un solo post. Il mese di maggio è stato ricco di appuntamenti “formali”, ma anche di scalate. Vorrei parlare più delle mie ultime salite, ma ci sono almeno due altri avvenimenti rilevanti che è impossibile non menzionare:
– Il primo è la vittoria del premio “Grignetta d’oro”, prestigioso riconoscimento alpinistico, per l’attività svolta nel biennio 2013-2014 e per la personale visione dell’alpinismo. Sono ben consapevole del fatto che stilare classifiche in alpinismo abbia poco senso, ciononostante non nascondo che ricevere questo premio sia stata una grandissima soddisfazione, un risultato che vorrei dedicare a mio papà, che mi ha fatto amare questa disciplina, e che spero sia il punto di partenza verso nuove avventure, per portare avanti la mia visione di alpinismo. Questa la motivazione della giuria composta da Rolando Larcher, Rossano Libera, Simone Moro, Valery Babanov, Vinicio Stefanello e presieduta da Mario Conti: “Per il percorso intenso, progressivo, di alta qualità e difficoltà, con cui ha dimostrato di mettersi in gioco per raggiungere obiettivi sempre diversi, portando la sua ricerca non solo su quei terreni verticali, difficili, in quota, classici dell’alpinismo, ma anche affrontando elementi diversi come il Mare Artico, rendendo così il suo alpinismo un’esperienza esplorativa più ampia, matura e completa.”
– La seconda cosa di cui parlare, di carattere ben diverso, è ancora più importante. Nell’ultimo mese mi è capitato di tenere un buon numero di serate/conferenze, in cui racconto delle mie spedizioni e del mio modo di andare in montagna, mostrando i filmati delle mie avventure. Sabato 23 maggio sono stato invitato con questo proposito ad Agordo da ADMO, l’associazione Italiana Donatori di Midollo Osseo, al cui interno, relativamente alla disciplina dell’arrampicata, è stato creato il movimento “Climb for Life”. La serata aveva lo scopo di informare e sensibilizzare il pubblico, soprattutto i giovani, verso ADMO e verso la donazione di midollo osseo (che non è il midollo spinale!) Devo ammettere, con un po’ di vergogna e molta ignoranza, che prima di questo evento avevo sentito parlare di ADMO e di “Climb for life” solo per sommi capi, e non mi ero mai addentrato in questi argomenti. Ci tengo pertanto a ringraziare gli organizzatori di questa serata, mi ritengo onorato di essere diventato testimonial di “Climb for life” e di avere la possibilità di portate questo messaggio in giro per il mondo. Diventare donatore di midollo osseo è facile, non costa nulla, non presenta rischi e può salvare la vita di una persona. E’ bello ogni tanto anche per noi “conquistatori dell’inutile” poter fare qualcosa per gli altri. Se pensate che un’ora del vostro tempo valga la vita di una persona informatevi anche voi nel centro ADMO più vicino a casa vostra, io la mia scelta l’ho già fatta e spero che ognuno di voi possa prendersi 5 minuti per pensarci. http://www.climbforlife.it/informati/
Ed ora… Passiamo alle vie!
Grazie ad una meteo primaverile piuttosto clemente, nell’ultimo mese sono riuscito a dedicarmi un po’ ad una delle attività che più prediligo dell’andare in montagna: la salita di vie di arrampicata di più tiri, per me difficili in libera.
Così, dopo la nuova via al Sasso Cavallo, ho avuto l’occasione di legarmi con il forte e simpatico arrampicatore belga Siebe Vanhee. Siebe era in cerca di un compagno per fare vie lunghe in Ticino e, anche se non ci conoscevamo, mi ha scritto un messaggio per chiedermi se ero interessato a scalare con lui. Come potrete immaginare ci abbiamo messo ben poco ad organizzarci, e siamo partiti per due giorni al Poncione d’Alnasca: la più grande parete del Canton Ticino, una piramide grossa, ma slanciata; 600 metri di granito verticale, lavorato nei modi più strani. Una parete di stampo Yosemitico immersa nel fantastico ambiente selvaggio e tranquillo delle nostre Alpi.
In due giorni abbiamo salito la “Via delle porte interiori”, storico itinerario aperto da un folto team di arrampicatori Ticinesi ad inizio anni’ 90, tra i quali Alfio Tanner, e liberato qualche anno fa, con delle varianti, dallo specialista svizzero Jvan Tresch. Mentre Siebe, di un livello tecnico e fisico superiore al mio, è riuscito nella completa libera della via, io sono stato respinto dal tiro chiave. E’ stata una buona occasione tornare a riprovarci qualche settimana più tardi, in compagnia di Marco Maggioni, e riuscire a completare la libera della via, questa volta con pelle più fresca ed energie rinnovate. Nel complesso, una delle più belle linee del Ticino e, su granito, dell’intero arco alpino, dove si ha la sensazione di essere su una big-wall Yosemitica, ma in un ambiente molto più selvaggio e remoto.
Dopo una breve, rilassante, ma non tanto rinfrescante (le temperature erano tropicali!) vacanza in Corsica, con qualche bel tiro sul ruvido granito della Bavella e qualche bella ragliata in fessure erbose e cespugliose…
E’ arrivato il momento di tornare sulle Alpi e, più precisamente, in Valle dell’Orco, per una via sulla quale era da tanto tempo che desideravo mettere le mani: Tomahawk (o Tomawauk?) Dance La scelta di provare proprio questa, tra le tante vie presenti in questa zona, è dovuta principalmente al nome dei suoi apritori: Massimo Farina ed Ezio Marlier. Di Massimo, che purtroppo non ho mai avuto la fortuna di conoscere, ne ho sentito parlare più volte, sia da grandi suoi amici, come Ezio, che da altri alpinisti. Sono rimasto profondamente colpito e affascinato dalla sua figura e dalla sua storia, non posso fare a meno di pensare dove sarebbe Massimo oggi, se le cose fossero andate diversamente su quella cascata e se mai ci fossimo legati insieme una volta… Un ragazzo che a vent’anni era già ai massimi livelli, dall’arrampicata all’alpinismo in alta quota, dal boulder alle vie su ghiaccio e misto come pure nell’arrampicata artificiale moderna! Impossibile non chiedersi dove sarebbe potuto arrivare… a mio avviso, ai massimo livelli mondiali della disciplina. Oggi, il modo migliore per conoscere e rendere omaggio a questa persona è per me provare a ripetere le sue vie, ed in particolare questa, descritta da Massimo ed Ezio in toni entusiasti. Rimando al link pubblicato ormai 11 anni in occasione dell’apertura della via.(http://www.planetmountain.com/News/shownews4.lasso?l=1&keyid=34660) Non voglio aggiungere altro sulla bellezza dell’itinerario e sull’intuizione di aprire questa linea, tanto logica quando bella da scalare. Dico solo che mi ci sono volute tre uscite per riuscire a salire tutti i tiri in libera in giornata, e personalmente ritengo i 3 tiri duri da mezzo a un grado superiori a quanto dichiarato. Non so se questa sia la seconda ripetizione in libera dopo quella di Massimo o se qualcun altro in questi 11 anni l’abbia salita, poco importa, per me percorrere questa via è stato un po’ come conoscere qualcosa di lui attraverso quello che, con Ezio, ci ha lasciato.