Anno 1999, Con Simone andammo sulla Nord della Presolana a ripetere Simon Mago.
Il posto è affascinante e scontroso allo stesso tempo. In quel periodo era alla ricerca di linee nuove da aprire su pareti di calcare aggettanti, ma questa parete era già abbastanza satura.
Guardando fuori dal rifugio Albani notai la struttura nota come La pala del rifugio. Decisi che sarei tornato appena possibile per dargli un’occhiata da vicino, specialmente avendo notato una pancia nera a metà parete che sembrava essere molto lavorata e quindi chiodabile.

Marco sul primo tiro
Nel mese di Novembre dello stesso anno, durante una serata non sospetta, mi arrivò una telefonata a casa: è Mario (Giacherio n.d.r.) che mi dice testuali parole: “ciao Marc, complimenti, sei passato, benvenuto tra i Ragni …..”
Incredibile, ero appena diventato Ragno di Lecco, ero il primo comasco a ricevere tale onore.
La sera della mia prima assemblea, durante la quale non ebbi il coraggio di balbettare nemmeno una parola, Carlo Besana (che mi aveva proposto con Mario) mi disse: “complimenti, ma ricordati che tu non sei di Lecco, sei uno che sta al di là del ponte, quindi dovrai sempre dimostrare di saper fare e di meritarti questo maglione”.
Decisi che non avrei mai indossato il maglione rosso prima di aver compiuto un’impresa degna.
L’anno successivo, in compagnia alternata di Michele Lancini, Matteo Piccardi e Roberto Caspani tornai alla pala della Presolana per aprire questa via, di sicuro non di particolare bellezza, a tutt’oggi poco ripetuta, ma che per me ha rappresentato un salto di qualità sia per la difficoltà obbligatoria che per la difficoltà in arrampicata libera col mio primo 8A in montagna.

Marco e Roberto in apertura
Il girono in cui riuscii a ripetere la via in libera, in compagnia di Roberto, dovemmo calarci in tutta fretta dalla parete per l’arrivo di un temporale (mentre preparavo le doppie Roberto mi disse: Marco, che strano, i moschettoni scintillano … ???? SCINTILLANO??? Dissi io. Solo allora notammo i nuvoloni che si avvicinavano in lontananza). Arrivammo al rifugio appena in tempo per non prenderci una mega lavatona e, probabilmente, anche qualche fulmine. Misi la relazione della via sul libro del rifugio e poi mi mangiai una fetta di torta mentre mi guardavo il temporale, nel caldo tepore del mio nuovo pile rosso che aveva sulla manica sinistra un ragno nero a sette zampe tra due coppie di strisce bianche.
