“Partiamo di sera verso Milano, io, Antonio l’americano, Boy-Boy il cane, quattro chitarre, Dodo Veroli, niente ragazze. Quelle le troviamo su, meno Boy-Boy che legge Linus, lui va solo a bracchette…”.
Ah, no… questa è un’altra storia, la nostra comincia così:
Partiamo di sera verso il Portalet, io, Wuberino, Fibo, Rasta e il Nano, una cassa di friend, niente ragazze. Quelle le abbiamo lasciate a Genova, compresa la Nella, che prima di partire ci ha lanciato l’anatema: “Se fate Etat de Choc senza di me sarete per sempre maledettidaddio!”.
Ad Aosta ce la ridiamo e col Wuberino ci spartiamo già la stecca dei tiri (ovviamente ciascuno tira al ribasso dalla sua parte…).
A Etrubles la Nella ha già estratto i feticci dal cassetto. Telefonata d’emergenza: “Dai Nella, togli i cinque pupazzi da sotto la doccia che qui vien giù il diluvio universale! Giuringiuretta che Etat non la guardiamo neppure!”.
La macumba si attenua, ma a ricordo del tentato tradimento tutti verremo colpiti da una Vendetta di Montezuma in forma gassosa che appesterà l’aria dove transitiamo per l’intero week-end…
La mattina di domenica ci godiamo la risalita del millone in seggiovia (ancora non consapevoli di quanto dovremo pagare questo sgarro alla rigida etica alpinistica che da sempre ci contraddistingue…).
Il Clocher ci appare fierissimo dopo un paio d’ore di sentiero: lo spigolo si staglia contro il cielo terso e subito alla sua destra corre la linea di fessure perfette: l’Astoman delle Alpi.
Subito nebbione tipo Voghera a febbraio: “Ragazzi chi di voi ha pensato “Ora facciamo Etat”? Elvio, chiama la Nella e dille di togliere i feticci dall’affumicatoio!”.
Le foschie ci accompagnano lungo tutta la “cintura” dove il gruppo si divide: i giovani a prender sberle su”Le Chic, le Chèque, le Choc” e noi veci cercar cazzotti su “L’Esprit du clocher”.
Bon, gonnellino di friend e guanti da Rocky Balboa, si parte!
Il primo tiro già ci fa capire di che pasta è fatto l’avversario, ma il Wuberino (alias W2), con abile gioco d’anca, schiva i montanti più micidiali e giunge illeso alla fine del round, ding-ding-ding sosta!
La seconda ripresa tocca a me. Remuntada morbida dalla sosta poi fessurone aggettante: gli pianto due mazzate in pancia e penso “l’ho già steso!”, ma quando il suono della campana è ancora distante il fetente mi tira un uppercut degno di Jake La Motta e poi mazzate come se piovesse… Vado in clinch sui friend fino alla sosta: ding-ding-ding fine del round! Con il labbro inferiore destro bassissimo cerco di gridare “Molla!” ma mi esce un belluino: “Adrianaaaaa!”.
Buona così: è già un risultato non aver vomitato in testa al Wuberino!
Il socio ricomincia col gioco d’anca sulla L3: evita il gancio sinistro dello Spirito con un’alzata di piede e un’abbassata di gomito e lo lavora a puntino per tutto il resto della ripresa.
Vado io: esco dall’angolo, mi soffermo a salutare il pubblico e prendo il Pendolino Roma-Milano in piena faccia.
W2: “Belin Sera, ma tu i voli li fai solo a fattore 2?”.
Io: “Ding-ding-ding Sosta! Ah no, è quella da cui sono appena partito!”
L’orgoglio ferito vale più di mille barrette energetiche e una volta tornato in me riparto piazzando manate in fessura al grido di “Non fa male – non fa male!”.
Sotto il Wuberino canta a squarciagola “It’s the eye of the tiger, It’s the scream of the fight…”.
Ding-ding-ding sosta! Quella giusta ‘sta volta…
Siamo al giro di boa. W2 danza sul ring come una gazzella ma lo Spirito gioca sporco: un camino/fessura off-width si spalanca sotto di lui e la Gazzella di Oregina scompare nel baratro. Ogni tanto spuntano parti assortite degli arti del Wuberino e una flebile voce di vecchio sale dal fondo: “Sei tu Pinocchio? Anche tu sei stato inghiottito dal Pescecane!”.
La conta dell’arbitro è quasi arrivata al 10 quando una mano esce dall’oscurità, guidata dal luccichio d’un provvidenziale fix: “Excaliburrrrrr!!!”.
W2 rinvia, non munge, trova una tacca e balza dritto in sosta: ding-ding-ding!
Io: “Com’è Elvio?”
W2: “Mi chiami Capitano Achab signor Starbuck! E tu, torna nelle profondità dell’abisso, mostruoso leviatano bianco!”.
Ragginugo Achab sul ponte… eh… W2 in sosta e una visione inviata dagli dei ci mostra il nostro destino: due enormi spazzoloni sono appesi agli spit, segno che come scalatori siamo delle rumente, oppure che la preventivata uscita diretta sull’off-width da poco liberata è il festival del lichene. Consci del nostro valore optiamo per la seconda ipotesi.
Wuberino: “Mi sa che lì sopra è una bella merda… comunque fa niente, tanto devi andare tu per primo!”.
Io: “Cillo, mi sa che metto la freccia! Dai, anche se non lo prendiamo per KO possiamo sempre vincere ai punti!”.
Svolto a sinistra sull’uscita classica, mi porto al centro del quadrato e cerco di mantenere la distanza, ma lo Spirito ha in sebo un altro trucco da filibustiere del ring: nella notte deve aver tolto tutti i chiodi sostituendoli con puntine da disegno traballanti e sicuramente ha anche spalmato della vaselina sugli appoggi dei piedi. Fellone!
Rinvio la prima puntina, ci do dentro di bicipite e con elegante movimento degli arti inferiori tiro tre o quattro pattinate sulla placca. S’ode un grido nella valle “Bloooooccccccaaaaa!”.
Il bastardo ha colpito duro! Faccia a terra vedo quattro o cinque uccellini che mi girano attorno alla testa. Uno è giallo con la testa grande come un melone. Mi guarda e mi fa: “Mi è semblato di avele visto un gatto!”.
Da un altro universo mi giunge la voce di W2: “Silvestro, eh, Sera, tutto bene?”.
Non può finire così! Sono o non sono il re della staffa, dell’A0, dell’A1, dell’A2 e forse anche dell’A3?
Guardo lo Spirito dal basso verso l’alto e gli dico quello che disse Pacin Paciana la Volpe della Val Brembana prima di buttarsi dal ponte dove i gendarmi lo avevano bloccato: “Anche le volpi vecchie si prendono, ma non di questo pelo!”.
Elvio ha ripreso a cantare: “It’s the eye of the tiger, It’s the scream of the fight…”.
Beccati ‘sto Alien nel fessurino! Ciucciati ‘sta rinviata dinamica! Volo come un ape e pungo come una farfalla… o forse viceversa… Oplà: ding-ding-ding sosta!
E’ finita, lo Spirito ormai non ha più da far lo spiritoso e gli ultimi due tiri sono una pura (sempre bellissima!) formalità.
In cima c’è il sole, ci stringiamo le mani, io, Wuberino e lo Spirito.
Le doppie sono veloci su “Le Chic, le Chèque, le Choc” e sotto (rigorosamente sotto e senza casco in testa, perché se l’alpinismo non è approssimativo a noi non ci piace…) ci aspettano i giovani.
Si torna alla base ma… ultimo scherzetto dello Spiritello Porcello: per raggiungere l’auto son 4 ore di via crucis!
All’ora terza il velo del tempio di squarcia, Fibo alza gli occhi al cielo ed esclama: “Eli, Eli, lamma sabactàni!”, poi spira fra le braccia del Rasta…
Eh sì, è tutto vero, è proprio andata così!
Salute e salite,
Serafino