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PERU 2006

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Rurec…. c’erano stellate incredibili, ma il freddo le rendeva fugaci, si scappava in tenda. C’erano i condor, e fiori senza stelo per il vento. C’erano boschi fino a 4500 metri, e vette a 6000 metri che ti schiacciavano anche se eri a 4000. C’erano prati lisci come giardini e giganteschi come stadi, ma gelidi per 15 ore al giorno. Giù nel villaggio, a dodici km di cammino, c’erano bambini sempre sorridenti, e gente spesso colorata.

C’erano tre tipi fuoriposto, ed eavamo noi, venuti là a scalare, che poi tutto quel granito se ne fregava di noi, era liscio ed enigmatico, difatti si saliva a fatica, col fiatone, e penso che là ero fuoriposto, chissà se poi esiste il segnaposto per ciascuno di noi che ne dite? C’era un tizio che non si fermava mai, mai stanco, appena un paio di volte affranto, ma appena… c’erano sacchi pesanti, qualche libro da leggere, come la pastorale Americana di P. Roth, la Fattoria degli animali di Orwell, e la saga di Arturo Bandini, di John Fante, poi le mie cose scritte.

C’erano le serate passate a parlare di alpinismo, da Boardman e Tasker in poi, noi 14 giorni e loro tre mesi, che schiappa che sono, io sono tornato devastato già così. Alla fine c’è stata una via che potrei chiamare estrema, siamo andati via che non volevamo neanche più vederla, adesso ne parleremo su riviste e in serate ma la verità è che non ne potevamo più, neanche il tizio che non si fermava mai, figuriamoci io che ero stravolto. 80 chilometri a piedi in 13 giorni, più migliaia di metri di dislivello, tanta jumar, un 7b e qualche 7a. Una jumar che si apre con sotto 400 metri di vuoto, una decina di volte che sarei dovuto essere più veloce, un centinaio di volte che avrei voluto essere più forte. Insomma una gran via, mi guardo le foto e dico che è una gran via e che, però, non ci tornerò mai più

di Fabio Palma

E’ successo proprio ieri mercoledì 12 luglio: Simone Pedeferri, Fabio Palma e Andrea Pavan dei Ragni di Lecco hanno aperto, su una delle grandi pareti granitiche della valle di Quebrada Rurec (Cordillera Blanca, Perù) “Qui io vado ancora”. Una gran cavalcata di 540 metri per 15 lunghezze (di cui 12 già liberate) con difficoltà massima di 7c con 7a obbligatorio e 2 lunghezze di A1.

La via si sviluppa, ed è una cosa da sottolineare, tra i 4100 e i 4600 metri di quota, ed ha richiesto ai tre apritori complessivamente otto giorni di arrampicata in parete. Lo stile di “Qui io vado ancora” propone in prevalenza un’arrampicata di placca su compattissimo granito (e protezioni “con protezioni a tratti molte lunghe” che, come ci descrive Fabio Palma, solo negli ultimi tre tiri si lascia “prendere” dalle fessure: “con la fantastica lunghezza finale di 6c+, oltre 40 metri di fessura a 4600 metri di quota ed esposizione da mozzafiato”.

Questa nuova via rientra nel progetto “Liberi in Libera” una sorta di viaggio-esplorazione dell’arrampicata che, per il 60° di fondazione dei Ragni di Lecco, vede una decina di Ragni impegnati sulle pareti di tutto il mondo alla ricerca dell’avventura su pareti e vie tutte da inventare e scoprire. “Qui io vado ancora”, quindi, è un ulteriore tassello che si aggiunge a “Le berbere et la gazelle” aperta nelle gole di Todra (Marocco) da Simone Pedeferri, Marco Vago e Cesare Bugada ma anche a “E non la vogliono capire” di Fabio Palma, Matteo Della Bordella e Domenico Soldatini sul Monte Ginnircu nel Supramonte di Balnei (Sardegna) ed infine a “Il mio nome è nessuno” al Precipizio di Strem in Val Bodengo aperta da Marco Vago e Simone Pedeferri e poi da quest’ultimo liberata.

 

QUI IO VADO ANCORA
di Fabio Palma

Rurec è una valle dove le margherite gialle hanno rinunciato allo stelo per sopportare il vento rovesciato da due colossi di 6000 metri, con stellate sensazionali e un freddo che ti costringe in tenda già alle sette, e dove il granito non si è piegato alle fessure lasciando in qualche punto a grappoli di erba passi di 6c.

Dura tenere il ritmo di Simone che chioda per se stesso, proprio come sembra giusto a me e come è normale per Matteo Della Bordella che Simone cita ridendo due volte dopo partenze da sosta allucinanti.

E’ una via con tantissima placca e run out lunghissimi, piacerà agli alpinisti scalatori su roccia ma non a chi accetta solo il rischio controllato. I capocordata dovranno correre perchè prima delle 11 fa troppo freddo e per loro andare a vista sarà anche non guardare in basso, mentre il secondo gusterà una scalata piacevole e varia (ma solo il primo va a vista, eh).

La sera si è parlato di Boardman e Tasker, Simpson, Jason Smith e Henry Barber, De Donà, Manolo e i ÒnostriÓ Della Bordella e Selva, che qui avrebbero meglio supportato Simone “la bestia”. Tutti “Cattivi ragazzi” per cui vale in pieno Here I go again, QUI IO VADO ANCORA, e a loro dedichiamo questa via che non ha l’isolamento di Baffin, la bellezza di Trango o Siguniang, il vento della Patagonia ma… di tutto un po’! Qualche pensiero, di getto, l’ho riportato qui

http://ragnilecco.com/21-07-2006-qui-io-vado-ancora-immagini-e-epensieri-dalla-valle-del-rurec/

LA VIA

QUI IO VADO ANCORA (Here I go again), 540 metri, 15 lunghezze, 7c max, due tiri con A1, 7a obbl.. I gradi potrebbero essere molto influenzati dalla quota, da un giorno all’altro un tiro che avevo dato 6c mi è sembrato 7a+!! Solo Simone, fra noi, non ha minimamente risentito degli sforzi ad alta quota.

Servono friends fino al 4,5, qualche chiodo in via (speriamo non ne vengano aggiunti altri per nostro rispetto). Portare il martello perchè qui quando fa freddo (gela!) e i chiodi potrebbero uscire. L’attacco è a 4100 metri, l’uscita a 4600 metri di quota. Per aprirla abbiamo impiegato otto giorni in parete.

La via è stata aperta da Simone Pedeferri, Fabio Palma e Andrea Pavan. Propone arrampicata di placca fino a L12, con tratti chiodati molto lunghi. Negli ultimi tre tiri compaiono le fessure, con la fantastica lunghezza finale di 6c+, oltre 40 metri di fessura da FR 4,5 a 4600 metri di quota ed esposizione da mozzafiato. La relazione dettagliata sarà pubblicata sul prossimo numero di Stile Alpino e sul sito Ragni Lecco. Per chi sta partendo in Perù e vuole tentarne la ripetizione nelle prossime otto settimane, basta scrivere a stilealpino@ragnilecco.com

NB In precedenza un tentativo in Stile Alpino di due giorni su un’altra parete si è arreso, dopo un bivacco a 4550 metri, a 4750 metri di quota a causa di una parete priva di fessure e mancanza di adeguato materiale da bivacco per 4 notti.

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