Anche questa ennesima avventura patagonica è terminata. E’ stata una spedizione per tanti aspetti complessa e ricca di imprevisti.
Il triplice obiettivo di liberare la via dei Ragni al Fitz dalle scale metalliche, di compiere la prima ripetizione e la prima libera non è andato a segno. Come sempre però i nostri ragazzi ci hanno dato veramente dentro, riuscendo anche a variare sul campo i piani, portando a casa ripetizioni di valore e a realzzare qualcosa di nuovo ed innovativo.
Risale, infatti, alle ultimissime ore il successo di Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Silvan Schupbach sul Pilastro Casarotto: i tre sono arrivati in vetta al Fitz Roy dopo aver ripetuto la via salita nel ’79 dal grandissimo alpinista vicentino, aprendo una variante che supera direttamente il Pilastro Goretta, lungo quello che Matteo ha descritto come “un sistema di fessure e diedri yosemitici”.
Di sicuro nei prossimi giorni saranno gli stessi protagonisti a raccontarci i dettagli di questa salita, messa a segno dopo l’ennesimo tentativo alla via dei Ragni al Fitz, frustrato ancora una volta dal maltempo e dalle fessure intasate di ghiaccio.
Dai blog di Matteo, Luchino e Luca (Luchino è Schiera e Luca è Gianola, per noi) ne sapremo molto e di più sulle cose fatte in questa spedizione. Intanto rinnoviamo i nostri complimenti a Luca (Gianola): grandissima prima esperienza patagonica la sua.
Siamo orgogliosi anche della decisione presa da Matteo e Luca di NON proseguire sulla via dei Ragni al Fitz, con quasi due giorni di bello a disposizione e metà via già salita in grande stile, libera e rimuovendo le scalette. Questo perché un compagno, il formidabile Silvan, non stava bene. Una decisione che va contro tante decisioni opposte compiute in analoghe situazioni.
Ieri il padre di Luchino, parlando con il nostro presidente Fabio Palma, ha detto una frase bellissima: “Si parla di clean climbing e Matteo e Luca di vie clean ne hanno aperte in tutto il mondo. Ma anche questo fair play è clean climbing”. Chapeau a Teo, Luchino, e pure al padre di Luchino!
Il mostro, la grandiosa via dei Ragni sulla est del Fitz Roy, rimane ancora da ripetere e da salire in free climbing. Un obiettivo evidentemente durissimo. Bello che questi obiettivi ci siano e rimangano.
E’ da sottolineare come la via dei Ragni al Fitz, che fu aperta in più stagioni da più cordate anche di nazionalità diverse, fu un’impresa stratosferica per quei tempi, a cui si lega un’aneddotica degna delle più epiche salite dei Ragni, come ha già ricordato Teo, citando l’episodio di Casimiro che si faceva masticare il cibo dal compagno, perché non pochi dei suoi denti erano rimasti su una cengetta del Fitz, dopo un brutto volo che avrebbe convinto alla ritirata chiunque avesse avuto un po’ meno tenacia del grande Miro…
Anche solo la semplice ripetizione integrale di quella via, oggi, è tutta da conquistare! Certe vie si capiscono interamente solo dopo molti anni, quando si realizza come mai non vengano ripetute. Questa è una via straordinaria, tra le più belle e lunghe vie del mondo, una sfida anche per liberisti, eppure resiste perfino alla semplice ripetizione.
Come ultima nota ci sembra giusto nominare gli altri membri del gruppo Ragni che sul Fitz hanno dimostrato il loro valore: come Benvenuto Laritti che nel ’78 realizzò la ripetizione, allora non proprio banale, della via dei Californiani, e poi Paolo Crippa e Dario Spreafico, che nel 1987, con Danilo Valsecchi, centrarono la prima invernale della Franco Argentina.