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ossola skialp experience – SA011

OSSOLA SKIALP EXPERIENCE, di Marco Tosi

Metà anni ’80……….Ciak si gira, buona la prima.

Ossola Sky alp experience 1

Rispondendo ad un invito del Giangi, il nostro allenatore di sci alpino, Lele ed io ci recammo, in un mese di aprile, in alta val Formazza con l’intento di andare a trovarlo al lago dei Sabbioni, dove lui, guardiano di diga, lavorava.

Allora la strada era chiusa al traffico da Sottofrua – la “Frua” è la grandiosa cascata del Toce – a causa di frane e valanghe varie e questo ci costrinse a partire da una quota di 1400 metri.

Innevamento straordinario. Abbigliamento da pistaioli anni ’80 troppo pesante, scarponi Lange da gara ai piedi, sci da slalom speciale DUEMETRIEZEROTRE in spalla, basculanti su uno zaino immane contenente, tra l’altro, una forma di fontina e due bocce di vino.

Uno scialpinismo sui generis, senza pelli di foca e con gli sci a far da peso sopra la testa.

Al lago di Morasco le prime fiacche fecero capolino sui nostri piedi e la stanchezza iniziò a farsi pesante.

Lo spettacolare e ripido canalone che porta al lago dei Sabbioni fu un vero calvario, risolto solo grazie alle abbondanti soste, relativi pediluvi nella neve, metri di cerotto e drastica riduzione delle scorte di pane nero e fontina.

Nel pomeriggio, grazie ad un piccolo skilift privato dell’Enel, ci divertimmo a provare la tecnica del telemark con attrezzatura da fondo. La sagra del capitombolo.

Fu allora che il Giangi ci propose per la mattina successiva la salita alla Punta d’Arbola, la Regina di Formazza, che, con i suoi 3235 metri, domina il panorama dell’alta valle.

Lele ed io eravamo affascinati e curiosi, il Giangi se la rideva.

La cena fu una raclette memorabile, innaffiata da varie bottiglie e seguita da una grolla smisurata che mi dette il colpo di grazia.

Passai buona parte della notte con nausea a palla e quella sensazione che qualcuno ti abbia legato i piedi al letto e, usandoli come perno, ti faccia girare vorticosamente spingendoti da un lato, come su quelle giostre infernali che trovavo da bimbo in tutti i parchi gioco.

La mattina il comodo attraversamento del lago dei Sabbioni servì per sudare un po’ dell’alcool ingerito la sera prima; ciò mi permise di affrontare la salita, che nella parte finale presenta pendii molto ripidi, in stato di coscienza in modo da poterne assaporare tutta la fatica.

Eravamo ancora troppo giovani e stupidi per apprezzare panorami, policromie di cieli e giochi di luce sulla neve; ricordo solo una sfida all’ultimo sangue in discesa su neve crostosa nel tratto vetta- Sabbioni: vinse Lele 125 a 90.

Ah dimenticavo……i numeri corrispondono alle cadute!

La sensazione, nella seconda parte della discesa, di calzare scarponi e sci da gara fu impareggiabile, un tuffo in paradiso dopo l’inferno del telemark con sci da fondo.

Anni ’90……Ciak di gira………..buona la seconda.

Mese di febbraio, grande freddo, neve trasformata e compatta.

Compagni di gita il Camisa e Zeus, amici di lunga data rispettivamente a due e quattro zampe, sciisticamente parlando complementari, più forte il primo in discesa, il secondo, e di tanto anche, in salita!

Meta la Cima di Verosso, in val Bognanco.

Lasciata l’auto sopra Graniga, dopo il grande ponte, calzammo gli sci percorrendo i bei pendii solatii che adducono alla foresta di San Bernardo, una pecceta di una bellezza primordiale.

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