Nuove notizie dalle sabbie infuocate dell’Oman. Luca Schiera e soci sembrano proprio aver trovato di che saziare la loro voglia di grandi pareti e spazi inesplorati, come ci racconta lo stesso Luchino nella mail arrivata poche ore fa:
“Ciao oggi abbiamo aperto in giornata una via di 700m (boh circa) su una torre a caso vicino ad Al Hamra che sembrava brutta, in realta roccia spesso buona a gocce. 6b+ 6c (circa), a vista, lasciato niente in via. Temperature umane, in ombra questa volta”.
Ecco una photogallery delle due vie aperte, e di un altro tentativo
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La prima via èstata aperto sul pilastro sud del Jebel Misht, l’enorme massiccio calcareo di 2090 metri che si erge nella parte orientale della penisola. Una parete che ricorda molto la Marmolada
“Siamo partiti alle 4 dalla tenda,, in un’ora abbondante siamo arrivati al materiale lasciato il giorno prima sotto lo zoccolo e abbiamo iniziato a salire per la maggior parte in conserva (sempre sul 5). Dal basso si vedeva una zona incerta, infatti abbiamo sbagliato linea e perso tempo, un diedro strapiombante sporco e spaventoso di 6c e subito dopo un muro un po’ più facile ma da cercare, poi abbiamo ripreso veloci. Altro tiro su muro verticale esposto poi siamo arrivati alla grande cengia a due terzi, ma era tardi: alle 18 è già notte”.
“Con poca roba abbiamo bivaccato, abbiamo acceso un fuoco e stavamo bene… fino a quando ha iniziato a piovere (non lo credevamo possibile qui): panico. Poi ha smesso, alle 7 (senza mai avere dormito) siamo ripartiti per la parte più facile, con roccia spesso molto bella e tagliente. Cima. Poi abbiamo cercato la discesa in un canale, oggi nel primo pomeriggio siamo rientrati”. In totale, la via è stata aperta con “34 ore di veglia, un numero imprecisato di tiri (circa 900m), 6c max, tutto a vista, lasciato un chiodo”.
Luca ormai è abituato a lasciare poco o niete sulle vie che apre in stile purissimo