Certo, l’estate 2015 è ancora un pensiero assai lontano e nebuloso. Ma a tanti climber lecchesi e comaschi farà sicuramente piacere l’anticipazione che arriva dal Ragno Adriano “Franz” Carnati e annuncia la nascita di una nuova falesia nell’area del Triangolo Lariano, con un’esposizione ideale per la scalata nei mesi più caldi (caratteristica di cui si sente una certa carenza nell’area Lariana) e uno stile non certo usuale: scordatevi le onnipresenti placche tecniche: Franz e Marco Brambilla hanno scoperto un giacimento di buchi di ogni forma e dimensione. Preparatevi a chiudere basso, quindi, e gustatevi le anticipazioni che i due chiodatori hanno deciso di svelarci.
Work in progress
by Adriano “Franz” Crnati
E’ ancora presto per compilare una scheda precisa che elenchi i nomi e i gradi delle vie di una nuova falesia estiva che, con l’ aiuto di Marco Brambilla, sto attrezzando. Se non altro perché c’é ancora del lavoro da realizzare e, come ben si sa, la parte più ostica si lascia sempre per ultima.
I tiri già pronti nel frattempo sono stati testati da diversi amici, alcuni dei quali si riconosceranno in azione nella carrellata di immagini che ho scattato. Per gli altri: “l’appetito vien guardando…”. Altri ancora, poi, volevano proporre gradi e nomi, ma, come dice Marco, “Dulza l’uga (comoda la vita), il lavoro pesante l’abbiamo fatto noi!”.
La parete si trova su una proprietà privata e al catasto avrà sicuramente un nome, ma ai climber questo poco importa. La roccia completamente a buchi ricorda vagamente famosi luoghi di vacanza, tanto che, quando qualcuno mi chiama per andarci, mi dice che vorrebbe scalare nella Margalef “de noartri” oppure, addirittura, nella “Franz…enJura”.
Tutti i tiri presenti sono stati da me e da Marco “liberati”… dai ciuffi d’erba e dai nidi di vespe ma non dai ragni, per ovvie ragioni di cuore!
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ph. Adriano “Franz” Carnati
Nuova falesia
by Marco Brambilla
L’estate del 2012 è stata da me vissuta in modo tutto particolare. A luglio Daniela era in attesa di Lucia già da otto mesi, pertanto non siamo partiti per le vacanze. In quel periodo avevo anche un dito infortunato che mi costringeva a “scalicchiare” solamente per le falesie lecchesi. Qui un giorno incontrai Franz anche lui costretto a rimanere in zona, a causa dei suoi famigerati e dolorosi acciacchi.
Parlando, mi raccontò di aver trovato una parete tutta da “chiodare”. Mi incuriosii. Mi ci portò.
Fui subito sorpreso dalla geologia della parete. Scalammo sui quattro tiri che Franz aveva già chiodato, poi lo “assicurai” su di una nuova lunghezza che iniziò a chiodare dal basso. Fu proprio in quel giorno che gli proposi il mio aiuto per continuare la chiodatura di quella parete. Si susseguirono poi molte giornate ricche di traversi, calate e risalite di corda, preparando tiri che prontamente Teto (Stefano Carnati) liberava!
E’ luogo comune che le falesie lecchesi siano sinonimo di placche, tacche e gocce, con qualche raro strapiombo e qualche scavata. Ecco una novità: una bella falesia a buchi.
Si certo, qualche tacca c ‘é, ma anche abbondanza di buchi, tanti bei buchi, a volte anche troppi, profondi o svasi.
Mentre scali e chiudi da una presa all’altra è facile dimenticarsi di essere nel regno dell’ arrampicata tecnica di dita. Ma se, una volta passata la corda nella catena di sosta, ti giri di 180°, il ramo Comasco del lago ti appare in tutto il suo splendore.
Grazie all’aiuto del gruppo Ragni di Lecco, che ha fornito i “fix” necessari, una ventina di lunghezze, tra i venti e i trentacinque metri, sono presenti sulla parete. Tutti i tiri hanno richiesto una lunga e faticosa pulizia ma in alcuni casi il risultato é apparso a noi entusiasmante.
La fatica e la ricerca però, non sono finite: altri tiri stanno nascendo e la falesia continua a crescere, come Lucia, che forse un giorno verrà qui a scalare, mentre Stefano, a cui è cresciuto troppo il “livello”, già non viene più!
CLICCA QUI per sapere i gradi delle vie e l’avvicinamento.