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Infinite Jest, la libera

4 settembre 2005, io e Matteo arriviamo in cima a Portami Via. Oggi, 6 anni dopo, scendiamo la mattina dal bivacco alla base del Mahren, abbiamo terminato in libera Infinite Jest.

Della cronaca, di tante cose, è giusto che dica e dirà lui, perchè è lui che è riuscito in libera sui due tiri più difficili, L5, 8a+/8b, e il penultimo, 8a/8a+. Io voglio ricordare tanti momenti, anche difficili, di questa avventura, durata ben 4 anni. Perchè Infinite Jest la iniziammo ad aprire nel 2008, all’indomani dell’avventura Coelophysis.

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2008: L1 Parto io. Quasi 20 metri facili, con un passo di 6a, senza mettere niente. Sullo stesso passo, cinque anni dopo, da secondo mi scivolerà un piede…Infinite Jest parte così.

2008: L2 Matteo mette due Friend, poi vedo che ragiona molto su una sezione,la passa, mette un secondo spit, e ancora, prima del terzo spit, lo vedo provare e riprovare, girando molto. Poi scompare alla vista. Nel 2011 scopriremo che quel tiro, temibilissimo, è di 7b, 42 metri con passi di placca e di movimento complicati e complessi.

2009-2010 Parto io per L3. Salgo molto, prima del primo spit. Poi il secondo ancora due metri, e un accenno di tettino. Sopra, sembra tutto liscio, ma intravedo un paio di rughe. Il tettino ha una piccola fenditura, lo riempio con dei microfriend, e tento. Mi alzo coi piedi sopra il tettino e cado, trattenuto da un solo friend… ci sono degli oggetti che ti vogliono bene e lo so che non è chiarissimo il motivo e la logica, ma succede… comunque…Riprovo due volte, senza cadere, ma senza osare molto. Nel senso che di piedi ne alzo veramente solo uno, l’altro rimane sempre giù, adduttore ribelle, o forse coscienzioso. Dò il cambio…Matteo tenta la stessa cosa, giudica i Friends poco buoni, azzarda, cade… questa volta escono tutti…oltre dieci metri di volo…c’è da dire che pesa almeno dieci kg in più di me… Rifiata. Riprova dopo cinque minuti, passa, al pelo…poi continuerà il tiro, con un run-out di oltre dieci metri, e un finale abbastanza protetto, ma obbligato e difficile. Oggi sappiamo che sono 40 metri di 7b, difficili, e un po’ pericolosi.

2010

Inzio io, traverso a sx, poi torno a destra. Due spit, e mi alzo. Arrivo a un buco, svaso, tento di controllarlo, invano, Trema il piede…cado, quasi in sosta. Ho paura, anche se il passo è molto meno pericoloso di altri. Ma non riesco a fermarmi, altre tre volte. Prova Matteo, arriva al bucone, riesce a trovare una ruga all’interno, la arpiona con qualche millimetro di pelle, e mette un fatidico terzo spit. Poi si alza, traversa, vedo i polpacci tremare, sempre più in alto. E’ altissimo, quasi ad una presa buona, quando perde l’equilibrio. Mi arriva praticamente in braccio, da 15 metri. Urta la caviglia, distorsione. Dovevamo stare via due gg, sapete, una di quelle rarissime volte in cui vedi la meteosvizzera e danno 2gg di sole pieno, niente temporali, niente freddo, solo te, soggettivamente te, e invece…dopo due ore siamo giù, lui gattonando e zoppicando. Ne avrà per un mese. Quando torniamo, tocca a me. Vedo il suo traverso a dx, non ci penso neppure. Piuttosto, una pistola alla tempia. Era andato su una placca a roccia nera, scivolosa allo sguardo, di quelle che dici occhio da secondo, figuriamoci cinque metri lontano da uno spit.

Provo a sx, riesco a traversare, Matteo mi incita molto, sto sui piedi per un bel pò, azzardo almeno 5 volte, poi mi alzo, mi alzo, e riesco a fermarmi. Bell’obbligato di placca. Metto il quarto spit, dopo due metri c’era un ristabilimento tranquillo, poi avanzo ancora e ancora…e il risultato, oggi lo sappiamo, sono 40 metri di 7a, cinque spit. Sopra, una pancia…

2011 E’ il tiro più difficile. Tre anni fa lo aprì prima Matteo, poi io, nella seconda parte. Obbligato, ma non pericoloso. Ma difficile. Matteo lo libera ieri, dopo cinque giornate di assalti in due mesi, circa 25 tentativi. Decide per 8a+/b. Non ho dubbi che sia 8b, ma vuole rimanere stretto, forse ha ragione. Però guardate questa foto, dopo dieci tentativi in quasi quattro ore, due settimane fa…

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Poi ci sono cinquanta metri di 7a, con cinque miseri spit e poi uno dei 7b con roccia più brutta che si sia mai vista in Wenden e non solo. Lo apro io, con chiave su Friend nel buco che mi dà fiducia, anche se Matteo giura che non terrà mai. Ieri lo supero in libera, era la terza volta che lo ripetevo da primo.

Due tiri più facili, poi la cengia col bivacco. Quante volte abbiamo dormito qui, tra Coelophysis e Infinite Jest? tante, ci siamo affezionati, con le pentole ripiene di acqua piovana. Ieri in totale ne troviamo poco più di un litro, di meno e saremmo dovuti tornare giù. Non c’è tempo per fermarci, via, via, via. Sono le 14.10, e ci aspetta la parte alta. Un traversino di quarto porta all’attacco del secondo capitolo di Infinite Jest. Per chi conosce il libro, dedicata a Don Gately. Il traversino è sprotetto e pericoloso ma Matteo lo fa sempre come bere un bicchier d’acqua…

La parte alta inizia con una lunghezza di 40 metri, che diamo 7a+, forse è anche 7b, chi lo sa. La prima parte la aprii io, il primo spit è alto e ci si arriva con roccia molto dubbia così come il secondo e poi altri due, certo non vicini, e l’ultimo, il suo, che mise dopo essersi lamentato di non avere il Friend giusto. Ieri, nella libera, quel quinto spit ammiccava mooolto lontano…

Poi un quinto facile e splendido, un 6c bruttino e obbligato, e l’altro tiro chiave. Lo iniziai io, tipo oggi le comiche. Mi alzai dalla pancia della sosta, piedi in alto, faccio per proseguire e mi resta in mano una presa. Piombo a terra, seduto, da 4 metri. Non mi faccio niente!! L’esperto di Cadarese, cioè lui, il conclamato miglior trad climber italiano ( conclamato? Non da tutti…) intravede una possibilità di micronut. Beh, sarà lì per sempre, da quel giorno. Ripetitori, sappiate che l’abbiamo lasciato! Proseguii l’apertura, prima tentando a sx, poi a dx, roccia orrenda, altro che Wenden. Poi, finalmente, un muro wendeniano, un po’ strapiombante. Lo forzo, e mi rimane in mano una bella presa…volo e dò il cambio, molto nervoso. Così tutta la parte dura tocca a lui, che ieri la libera, 8a/8a+.

Arriva il penultimo tiro, lo aprii riposato nel corpo e nella mente, non c’è altra spiegazione. Quasi 35 metri, due spit, ma tutta la parte dura, 6c+, è quasi un free solo. Nel senso che il secondo spit, lontano, serve soltanto a non finire 400 metri più in basso… Ieri l’ha tirato lui, e forse è il tiro più scabroso di tutta la via, simile a un 7b di Follie di Fine estate e a un 7a+ di Coelophysis. E infine l’ultimo tiro, bellissimo, spigolo strapiombante poi una rigola finale, la vittoria della prospettiva. Ci torniamo per foto e film, ce lo diciamo. Sorvoliamo, al momento, sul fatto che per arrivarci c’è da rifare il 7a+ e il 6c+ della parte alta…e se noleggiassimo un elicottero?!?

Abbiamo attaccato alle 7-15, ieri, dodici ore dopo finiamo le doppie. Oggi sono 63 kg, record storico, dopo quella volta delle tre settimane di digiuno in Patagonia causa mancanza di soldi e cibo, allora avevo 27 anni, Matteo doveva ancora nascere, e arrivai a 62,5 kg, ero partito da 71kg. Allora non scalavo, oggi apro le vie e tento di fare il mio meglio insieme ad un compagno fantastico e testardo oltre l’inverosimile. Ieri non volevo fare gli ultimi due tiri, era molto nuvoloso e se piove, lassù, sei in mezzo ad una cascata e a scariche. Ma mentre ci urlavamo dietro, da sosta a sosta, ho ragionato su una nicchia, e sulla possibilità di bivaccare e aspettare 36 ore, fino al termine piogge, prima di scendere. Mi sono detto, piuttosto che rifare i tiri sotto, mi fermo quassù 36 ore. Per questo l’abbiamo finita ieri, mi sono arreso ad un compromesso. Hai voglia a fare il purista, il compromesso è sempre il collo di bottiglia giusto, per i vigliacchi, e lo siamo tutti, in certe situazioni.

La chiamiamo Infinite Jest, lo scherzo infinito. E’ una frase dell’Amleto, richiamata nel titolo di uno dei più grandi libri di tutti i tempi. Così ora al Wenden c’è Zahir, e quindi Borges, e Infinite Jest, e quindi David Foster Wallace. Mi sa che Matteo non lo leggerà mai, ‘sto libro, o magari sì, chissà, in fondo a 27 anni io avevo smesso di leggere e di scrivere, avevo perseguito una scelta di vita diversa, si dice così, no? e oggi…oggi leggo, tantissimo, scrivo, di tanto in tanto e scalo… Fondamentalmente, tra il fabio del giorno di ritorno dalla patagonia e quello di oggi che scrive c’è identico solo il peso e la voglia, perenne, di scuotersi, manco avessi un prurito perenne. Già dopo una settimana, allora, ero di nuovo sopra i 70kg ( mangiavo senza dietrologie di peso forma), già domani sarò 65 kg ( mi sono appena scolato un litro di spumante, a cena!), e a vedere i capelli…sono gli stessi, l’età ci ha nevicato sopra, succede.

Posso dire che è la via più impegnativa, per chiodatura, che entrambi abbiamo mai salito… Mi piacerebbe fosse ripetuta da amici come Simo, Paul, Franz, il Pota, e anche da quelli che ci ispirano, i vari Favresse, Houlding, Auer…

In macchina si discute di tante cose, anche del fatto che abbiamo dedicato 3 anni a Coelophysis, anche di più a Infinite Jest. Decine e decine di viaggi, molti a vuoto. Decine di momenti difficili. Molti, forse troppi rischi. Per cosa? Sono vie che se va bene ottengono una ripetizione ogni cinque anni e, a dirla tutta, io non ho neppure liberato i due tiri più difficili. Dove sono i meriti??? Potrei, credo, liberare quello in alto, con la forma di Maggio ce l’avrei fatta, con un secondo giorno a disposizione questo week end ero fiducioso sulla riuscita, ma di giorni ne avevamo uno, abbiamo fatto tutto di corsa e meglio di così, ha ragione Matteo, non poteva andare. E allora?

E allora lo si fa perchè…Wallace ha scritto 1200 pagine di Infinite Jest, che non ha neppure una fine. Ha scritto un libro mentre i colleghi ne scrivevano almeno cinque. E non so quanti al mondo lo abbiano capito fino in fondo, Infinite Jest. Cioè, non l’ha capito neppure lui. Come fai a capire certe cose? Non ce la fai. Non riesci neppure a darne il valore. Davvero.

Quindi scrivi un pò di righe come queste, tanto per ricordare. Tra qualche anno ne riderai, le giudicherai stupide, idiote, inutili, da correggere, ecc, ecc.

Intanto le hai fatte, cioè hai fatto questa via, come le altre.

“ Le mattine peggiori, coi pavimenti freddi e le finestre calde e la luce senza pietà-la certezza dell’anima che il giorno non dovrà essere attraversato ma scalato verticalmente, e anche andare a dormire alla fine della giornata sarà come cadere da un punto molto in alto, a strapiombo”

Infinite Jest

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