Questo articolo parla di Matteo De Zaiacomo detto Giga, di alpinismo e di India, ma parte da considerazioni personali. Sorry, ma è il mio blog, quindi dovete sorbirvele, nel caso.
Vedo una forte, fortissima scalatrice altoatesina, mi dice che suo marito, straforte scalatore ex garista che oggi va in montagna con grandi risultati, a casa gli dice spesso, eh, peccato che da noi non ci sono i Ragni. Poi dicono, da quando c’è Fabio, guarda cosa hanno fatto i Ragni. Me lo ha detto anche Larcher, più volte, e tantissimi altri, anche del Cai, Presidenti di sezioni di Cai.
Ma naturalmente la stragrande maggioranza delle persone mi dice, ma chi te lo fa fare? Tu non sei un politico, che c’entri con quel ruolo lì? Qualcuno ha pure detto che sono ingrassato, che scalo stra-tanto meno, che ho un mucchio di capelli bianchi rispetto alle foto e ai video di pochi anni fa.
Va beh, invecchio no? Poi la schiena e i suoi problemi…
Non fare lo gnorri, Fabio, non sei più in giro e ogni volta che stai per farti il nodo ti chiama qualcuno per una cosa dei ragni. Poi una telefonata su 3 è per il tuo lavoro, le altre due per i Ragni.
Già.
Ora, invece della domanda, perchè scali le montagne o le pareti, c’è la domanda, perchè fai il Presidente dei Ragni. “Dai che centri tu? A Lecco poi, litigano da mattina a sera, sono invidiosi,” etc etc…Fra parentesi, l’anno scorso mi sono ricandidato sotto spinta e l’ho dovuto fare di nascosto e mia moglie l’ha saputo dai giornali e insomma me l’ha cantata su. “mi avevi promesso”, mi disse.
Vero, le avevo promesso, non mi ricandido. Senza giurare, risposi. Poi illa è una santissima e quindi ha fatto il muso ma per poco.
E quindi arrivo al Giga, e alla domanda Why, incidentalmente grande pezzo strumentale di Satriani che qui incollo, la risposta che volevo scrivere qui è: leggetevi il suo pezzo su Montagne360, quello che ha pure la foto in copertina.
Perchè esiste un verbo che significa dare, e che ben hanno capito persone dei ragni che mi seguono e che si sbattono dietro di me, che o ce l’hai, o non ce l’hai. A me lo hanno trasmesso mio padre e mia madre, mia madre quando la vedono arrivare a Bergamo dicono che è Babbo Natale, porta sporte di regali sempre e comunque a tutti i parenti, mio padre seguiva le squadre che allenavo e pagava cene e portava regali, lo chiamavano Presidente e non lo era, era un tifoso, padre dell’allenatore. Dare senza aspettare di ricevere. Un altro grande esempio fu un mio zio, Generoso si chiamava, proprio come nome di battesimo, di Salerno. Si andava da lui, e non ti mollava più, ti doveva ospitare, dar da mangiare l’impossibile, servire, riverire, ospitare. Fecero dei lavori in casa, a Salerno, e gli operai pranzavano obbligatoriamente come ospiti, per due ore, i lavori durarono mesi in più…quando siamo andati a Palinuro, scopo chiodatura di nuova falesia, siamo passati da lì, lui non c’è più ma c’è la discendenza, chiedete al Neno, a Pepe, a Passini, Franz, cosa vuol dire lì ospitalità. Beh, io ho imparato da quelle persone lì. cosa signfica dare senza aspettare di ricevere. E’ una cosa che io ho, e che hanno in tanti che mi seguono, quelli che mi stanno seguendo da un po’ di tempo nei Ragni e che mi aiutano a mandare un ragazzo come il Giga in India e a scrivere 8 pagine per tutti. Tutti voi. Perchè a questo mondo c’è bisogno non solo di Manager e di politici, ma anche di gente che scrive 8 pagine su un sogno che ha inseguito. Qualcuno non l’ha ancora capito, ma è così. L’alpinismo e l’arrampicata, ma anche tante mille altre cose che si chiamano arte e sport, servono anche a far credere alla gente che si possa provare gioia ed emozioni.
Così io non sono un politico, sono un ex ingegnere nucleare (mio padre una volta ha letto questa cosa, perchè dici ex? Gli è quasi venuto da piangere. Hai la lode in ingegneria, e 60&60 al Liceo. Un tempo ci credevi, alla scuola. Ci credo ancora, papà, mica dico che gli ingegneri sono stupidi, solo che adesso io con la fisica e la matematica ci azzecco poco, da Ruffini mi pare tutto complicato, si vede che sono cambiato. Oggi sono documenti, tanti documenti, e molti non sono per miei lavori, ma per ragazzi e la loro voglia di push the limits. Mi vengono in mente le notti passate dormendo poco, aspettando notizie che non arrivavano, con Passini, il vice. Solo io e lui sappiamo cosa abbiamo passato, dietro al Della, alla Egger e alla Uli Biaho. E in India ne avevamo tre. Incontro ad una parete dove Knez e Karo erano tornati indietro per pericoli oggettivi. Non so se mi spiego…
Sì, so che per qualcuno mi spiego. Per tantissimi.
Per i pochi altri, è un problema loro. Here I go again. D’altronde, la nostra via in Perù la chiamammo Qui io vado ancora, ancora il Della ci ride su. Era un dire, ok? Proprio come Here I go again, Whitesnake, assolo di Adrian Vandenberg. Il testo fa così, e poi leggetevi l’articolo del Giga
« An’ here I go again on my own
Goin’ down the only road I’ve ever known
Like a hobo I was born to walk alone »
Grazie a Carlo Caccia e a Montagne360, che già ospitò una mia intervista nel 2015, per apprezzare così tanto quello che stiamo facendo.