La parete sud di punta su Mulone è talmente evidente da risultare scontata! Tutti quelli che sono stati a scalare in Sardegna e sono andati a nelle falesie del bacino che insiste su Pedra Longa l’hanno vista, e… prima di Marco Pellegrini nel 2020 nessuno ci ha mai messo le mani (Penso Positivo, 7b, 6c+ obbl).
Ma la prete è grande, non manca lo spazio! E sembra divertente, verticale se non strapiombante e con roccia ottima, adatta alle brevi giornate invernali. Con un amico andiamo a fare un trekking esplorativo e a sbinocolare le linee. Ma dopo un febbraio eccezionalmente caldo, decido che aprire una via nuova su una parete sud non è cosa assennata! Poi però torna il freddo (beh, relativamente alla Sardegna, s’intende), e la cosa sembra possibile, la motivazione alta e con Claudio Mosca decidiamo di fare un tentativo.
Claudio è alla sua prima esperienza in apertura, il coraggio non gli manca, ma la fiducia nei cliff si. Già dai primi momenti si capisce che sarà una cosa lunga ma divertente. E ogni volta, manco a farlo apposta, succede qualcosa che rimanda in la il finire della via. Dimentichiamo una batteria del trapano, tranciamo una corda disgaggiando un blocco, cambia il tempo e viene a piovere dopo essere andati avanti di tre spit… un calvario!
In tutto questo, mentre sono in sosta col tempo che sta cambiando, la macchina della mia dolce metà si rompe in mezzo alla Sardegna e, mentre Claudio litiga coi cliff ricevo la chiamata di aiuto. Che fare? “Claudio, appenditi un attimo che ho un casino!”. Certo, già qui siamo nella “M” che sta per piovere e il socio sta bucando arcuando le tacche che nel cliff non ci crede. Ci mancava anche questa!
Fortunatamente sono in una chat di appassionati di “boxer diesel” e lancio un messaggio di aiuto. Incredibilmente il tamtam parte tra i sodali subaristi d’Italia e un meccanico di elicotteri di stanza in Sardegna (Francesco, grazie ancora!!!) si organizza e in men che non si dica si precipita a cercare di sistemare il danno. Almeno un pensiero è tolto.
Racconto il tutto a Claudio che appeso allo spit appena messo mi dice: “la via non può che chiamarsi Impreza!”.
Poi comincia a piovere e a tirare vento freddo a consolidare la scelta appena fatta! Anche oggi la via la finiamo domani.
Comunque, a parte le pittoresche disavventure che hanno caratterizzato questa avventura, la via è venuta proprio divertente, abbiamo avuto decisamente fortuna a seguire una linea continua che ha sempre regalato sorprese positive e roccia eccellente, che ogni volta che un tiro ci sembrava troppo duro, è sempre comparso il buchetto che permetteva di passare con continuità e a rendere omogenea e bella la scalata. Speriamo che i ripetitori si possano divertire su questa parete, che è appena all’inizio del suo sviluppo!
Impreza
130 mt, 7a+ max, 6a+ obbl, S1+
L1 6c, L2 6b+, L3 7a/+, L4 6b, L5 6a+, L6 6a
Spit inox 316L sula via e alle soste, anelli di calata CAMP.
Soste S6, S4 e S2 attrezzate per la discesa possibile con una singola da 80 (al limite, attenzione!) o con due mezze. Passare qualche rinvio nella seconda calata, lungo il tiro di 7a che se no finisce nel vuoto!
Necessari 12 rinvii
Accesso: In macchina: dalla SS125 prendere la deviazione per Pedra Longa, superato il passo dell’Uttolo, prendere a sinistra la prima sterrata per la Cava Litografica (cartelli). Parcheggiare nei pressi della falesia Campo dei Miracoli.
Accesso a piedi: ritornare indietro 100 mt sulla strada e scendere a sinistra lungo una ripida sterrata. Non provate a scendere con la macchina, sarebbe una pessima idea! Proseguire superando due tornanti e al terzo prendete dritto per una traccia, che, prima orizzontalmente poi in leggera salita, porta in pochi minuti alla base della falesia “gocce di natale” (dall’auto 15 min). Da qui risalire sotto la parete lungo la traccia di sentiero che porta alla cava litografica, superarla aggirandola e proseguire per tracce poco continue ma facili fino all’attacco della via, che è sulla parte destra della parete.
Note:
Tra le varie storie da raccontare ne manca una! Mentre salivamo le fisse durante una delle giornate di apertura, sentiamo cadere grossi sassi esattamente dove ci eravamo poc’anzi preparati.
Bene ma non benissimo, sapevamo che la parete è protetta dalla caduta sassi in quanto strapiombante, ma la cosa non ci esalta. Pensiamo a delle capre che magari stavano pascolando in cima, chissà?
Comunque proseguiamo, e siamo concentrati sul lavoro di chiodatura quando un boato folle si scatena a pochi metri da noi. Un flash, ero convinto che la parete venisse giù, ho pensato “è finita, ciao!”.
Poi scarica di adrenalina pazzesca e si sente: “yahoooo!”. Checcazz… un base jumper ci era appena saltato sulla testa e aveva aperto la vela esattamente alle nostre spalle! Ginocchia che tremano, diaframma che butta fuori, ma era solo uno spavento. Gli facciamo una foto. Segnaletica!
Infatti l’abbiamo rintracciato e cazziato a dovere, i sassi li stavano tirando i basejumper per controllare il salto ignari della nostra presenza.
Gli abbiamo spiegato che non è una buona usanza (non con questa flemma, ma diciamo così) e la cosa non si ripeterà di sicuro.
Hanno anche correttamente chiesto scusa e la cosa si è risolta bene.
Magari questo salto non verrà mai più ripetuto, non so. Ma un occhio in alto (o al parcheggio) buttatecelo, non si sa mai! Impreza…