spot_img

I Ragni verso la ovest del Changabang… in stile alpino!

di Serafino Ripamonti

La via di Boardman e Tasker sulla parete ovest del Changabang (courtesy sherpa-gate.com)

Comincia oggi la nuova avventura di Luca Schiera, Luca Moroni e Giacomo Mauri verso le montagne del Garhwal indiano.

L’obiettivo sarà la ripetizione della mitica via aperta nel 1976 da Joe Tasker e Peter Boardman sulla parete ovest del Changabang (6864 m), che i nostri tre Ragni cercheranno di ripercorrere in stile alpino “one push”.

L’itinerario tracciato dai due fuoriclasse inglesi ha rappresentato un punto di svolta nel modo di concepire le spedizioni himalayane. L’impresa, raccontata nel libro bestseller “Montagna di Luce”, fu all’epoca un capolavoro del nuovo alpinismo tecnico e leggero, diretto ad un obiettivo di estrema difficoltà tecnica in alta quota. Boardman e Tasker, infatti, affrontarono da soli la parete che due anni prima aveva già respinto il tentativo del gruppo formato da alcuni dei migliori scalatori inglesi e guidato da Sir Chris Bonington. In 25 giorni di scalata in stile big wall i due riuscirono a completare difficilissima salita, aprendo orizzonti e possibilità ancora inconcepite.

La via fino ad oggi è stata ripetuta solo una volta nel 2022, dai neozelandesi Matthew Scholes e Daniel Joll e dall’australiano Kim Ladiges, che hanno impiegato 9 giorni per venire a capo della parete, sempre in stile big wall.

Da sx: il Kalanka e la parete ovest del Changabang visti dal Bagini Glacier

Le parole di Luca Schiera chiariscono bene quale sia l’ambizioso obiettivo che si pongono ora i tre scalatori del nostro gruppo: “Per me lo stimolo ad aprire una via arriva sempre dalla curiosità di vedere cosa incontrerò e, in questo caso, anche se si tratta della ripetizione di una via già aperta da altri, l’incognita e la sfida sono le stesse: ci siamo chiesti se sia possibile, ma soprattutto se siamo in grado, di salire il Changabang con lo stesso approccio che usiamo sulle pareti delle Alpi o della Patagonia, dove le quote più basse possono permetterti di muoverti con un approccio molto leggero. È vero che, in cinquanta anni, tante vie sono diventate molto più semplici, ma la quota, il freddo e soprattutto il timore che senti quando sei sotto a una parete alta un chilometro, che si sviluppa sopra i 6000 metri di quota, penso siano rimasti uguali. Come sempre, per avere la risposta alle nostre incognite, l’unico modo è partire. Ammetto che più ci avviciniamo alla partenza più sento che dovremo avere una volontà dura almeno quanto il granito bianco del Garhwal, anche solo per provarci, ma ho la fortuna di avere due soci eccezionali con cui motivarci a vicenda”.

Luca Schiera

È sempre Luca a spiegare l’origine di questo nuovo sogno: “Il Changabang lo avevo in testa da un bel po’ di tempo, già da quando eravamo stati per la prima volta al Bhagirathi IV dieci anni fa. Ai tempi mi ero informato per capire se avrebbero rilasciato il permesso per la parete sud del Bhagirathi, che reputo fra le più belle al mondo. Per diverse ragioni però ho capito che rimarrà per sempre nel cassetto dei sogni, visto che rientra in un’area interdetta alle spedizioni. Quindi, qualche tempo fa, con Luca Moroni, a cui poi si è poi aggiunto Giacomo Mauri, è nata l’idea di tentare la ripetizione della parete ovest del Changabang in stile alpino, un po’ come alternativa, anche se non nascondo che la storia della sua prima salita ha avuto la sua influenza nella scelta. Mi ha sempre affascinato l’evoluzione dell’alpinismo negli anni: nel ’74 una la spedizione guidata da Bonington aveva ritenuto impossibile la ovest del Changabang, ripiegando sul versante opposto. Due soli anni dopo Boardman e Tasker dimostrano il contrario, salendo quella che all’epoca era la via più difficile e innovativa dell’Himalaya”.

Luca Moroni

Quali siano le difficoltà che i tre scalatori si aspettano di incontrare ce lo racconta Luca Moroni: “Con un po’ di ricerche sono riuscito a contattare tramite facebook Daniel Joll, uno dei due neozelandesi che hanno ripetuto la via tre anni fa. Lui ci ha fornito molte informazioni utili a pianificare la strategia della salita. La difficoltà tecnica l’ha paragonata a quella dello sperone Walker alle Grandes Jorasses, ma ovviamente con 2500 metri di quota in più, cosa che sicuramente andrà ad aumentare notevolmente l’impegno richiesto. Dopo esserci confrontati con Daniel, abbiamo comunque ritenuto che sia possibile concepire una scalata in stile alpino. Ovviamente sarà richiesto molto allenamento è un acclimatamento perfetto. Poi dovremo avere dalla nostra le condizioni della parete e il meteo, che in quella zona purtroppo è sempre molto instabile, concedendo finestre di bel tempo molto brevi… ragione in più per salire veloci e leggeri! Abbiamo studiato accuratamente la strategia e ora non resta che andare sotto alla parete e provare a dare il massimo per scalarla nello stile che abbiamo in mente e arrivare in cima”.

Giacomo Mauri

Giacomo Mauri, membro del Club Alpino Accademico Italiano, oltre che Ragno, è il più giovane del trio, ma anche per lui, come per i suoi due compagni, la via aperta da Boardman e Tasker rappresenta un mito e un’ispirazione: “Ho conosciuto questa parete tramite un post che il nostro compianto amico Matteo Bernasconi aveva pubblicato sul suo profilo Instagram una decina di anni fa, quando io avevo iniziato a scalare solo da pochi mesi. Il post riportava la famosissima foto che ritrae il grande Dougal Haston durante la spedizione del ‘74, mentre si disseta da una bottiglia di whisky, con la gigantesca ovest del Changabang che incombe sopra di lui. Rimasi folgorato: era la parete più bella e sfidante che avessi mai visto! Quando i due Luca mi hanno parlato del loro progetto non ho potuto resistere e ho chiesto immediatamente se volessero che anche io ne facessi parte. Non vedo l’ora di fare un tentativo, so che sarà quanto di più impegnativo abbia mai vissuto nella mia vita, ma penso che la chiave sia nella dedizione, nel ricordarsi da quanto tempo voglio scalare questa parete e non lasciarmi scoraggiare dalle difficoltà che di sicuro incontreremo. Avrò la fortuna di essere lì con due amici altrettanto motivati e di grande esperienza, penso che le nostre diverse caratteristiche, sia come alpinisti che come persone, possano portarci a collaborare al meglio. Ora non resta che vivere questa nuova avventura!”.

Dougal Haston al cospetto della ovest del Changabang nel 1974

A noi non resta che fare il nostro “in bocca al lupo” ai due Luca e a Giacomo, oltre che ringraziare ancora una volta i nostri main sponsor Rock Experience e Scarpa, assieme agli altri partner (CAMP , df Sport Specialist, Imprimis, acinque e Real Turmat) per l’impegno e la passione con cui seguono e sostengono le avventure dei nostri scalatori fra le grandi montagne del mondo.

Related Articles

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Rimani connesso con noi

28,000FansMi piace
49,600FollowerSegui
8,460IscrittiIscriviti

Categorie

Ultime News