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Hotel Qualido reload

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Hotel Qualido reload

L’Hotel Qualido è uno dei luoghi mitici della Val di Mello. L’antico rifugio dei melat è divenuto il punto d’appoggio ti tante avventure vissute dagli scalatori sulla grande parete est del Qualido. Negli ultimi anni però l’Hortel era andato incontro ad una progressiva decadenza. Negli scorsi mesi un gruppetto di amanti della Valle ha realizzato una preziosa opera di restauro sulla quale ci relaziona il nostro Luca Schiera

Testo di luca Schiera

L’Hotel Qualido è il nome dato dagli scalatori ad uno storico riparo costruito dai Melat diversi secoli fa, insieme ad altre costruzioni in val Masino (fra cui l’incredibile Stalla Ovale e i due sentieri a gradini ricavati sulle ripide placche di accesso della stessa val Qualido) per permettere di sfruttare gli alpeggi estivi. Molto tempo dopo è poi diventato il punto di appoggio per le vie della parete del Qualido.

Si trova ovviamente in val Qualido, a 1900 metri d quota circa, sotto gli ultimi abeti prima dei prati e a pochi metri dalla parete. Il tetto è formato da un unico sasso piatto mentre le pareti sono da due lati muro a secco e da un altro ricavata scavando un altro sasso.

La decadenza...
La decadenza

Dopo l’abbandono degli alpeggi questo camer è stato utilizzato dagli scalatori che nei primi anni ’90 hanno iniziato ad aprire e ripetere vie. Infatti dopo le storiche vie dei sassisti Paolo Fabbri 43 (in parte franata) e Il paradiso può attendere (bellissima ma ora quasi mai ripetuta), dal 1989 la cordata Vitali-Brambati-Rusconi ha iniziato ad esplorare le tante possibilità della parete con la difficile Transqualidiana, contemporaneamente a La spada nella roccia dei cugini Fazzini e Norbi Riva e poi di Mellodramma (Covelli, Fieschi e Spatola).

Con l’utilizzo degli spit si sono aperte quindi molte possibilità, alla cordata di Vitali si è subito aggiunto Adriano Carnati detto Franz aprendo numerose vie, poi Soldarini e Pizzagalli aprono la loro prima via (Vertical Holidays, forse mai ripetuta), mentre i cecoslovacchi da una parte e Alberto Marazzi, Simone Pedeferri, Adriano Selva e Marco Vago oltre ad aprire iniziano a salire quasi tutte le vie in libera, fra cui Il paradiso, Hoka Hey e poi le combinazioni Black Snake e Joy Division.

Lavori in corso
Lavori in corso

Negli ultimi anni invece c’è stato un progressivo abbandono dell’Hotel, forse le vie sono meno ripetute o forse ci si muove di più in giornata dal fondovalle. Il posto non era più molto accogliente, si allagava spesso e rimaneva bagnato, c’era spazzatura in giro e mancava una porta e diversi altri pezzi utili. Le ultime volte che eravamo stati a scalare avevamo sempre preferito dormire fuori.

L’idea era di fare un lavoro fatto bene che durasse un paio di decenni (si spera…) in modo da rimanere un bivacco e non farlo cadere in disuso come stava già per succedere. Essendo la est del Qualido una parete di grandi dimensioni è comodo essere pronti alla mattina per partire, in un minuto si raggiunge l’attacco delle prime vie ed è ottimo anche per smezzare l’avvicinamento all’Escudo o alla costiera dell’Averta.
Speriamo sia un primo passo di un lavoro ciclopico che sarà poi la richiodatura della parete e la sistemazione del sentiero.

Opera quasi compiuta
Opera quasi compiuta

Ora ci sono: un pavimento rialzato e un soppalco per dormire in tavole di larice, con otto posti letto. Una porta nuova, panchina e una cassapanca per tenere le cose all’asciutto.

Ci sono attrezzi vari per lavorare, stoviglie, pentole e posate, qualche coperta, materassini e una stufa che abbiamo preso apposta per cucinare e seccare l’ambiente.
Abbiamo pulito la zona intorno dalla spazzatura e cercato di tappare un po’ i buchi da cui filtrava acqua (non abbiamo usato cemento, solo legno chiodi e sassi).

Chi vuole utilizzarlo è il benvenuto, ricordarsi di lasciare tutto come si trova (o anche meglio):
-pulire pavimento con la scopa
-se si usa cibo dal bidone rimpiazzarlo con dell’altro
-pulire tutto quello che si usa per cucinare e mangiare
-chiudere bene la porta
-rimettere tutto come si è trovato e sistemare eventuali cose rotte
-c’è un bidone con cibo, si può usare ma va poi rimpiazzato con altro, stessa cosa per la legna secca
-portare via la spazzatura
-pulire la stufa se serve e bruciare solo legna
-non tagliare piante vive, ce ne sono diverse morte
-possibilmente non incendiare tutto

Un enorme grazie a: Dante Barlascini che ci ha procurato tutte le tavole e le travi in legno e a Mimmo che ci ha aiutato per il trasporto.
Abbiamo lavorato in totale 5 giornate con Nic Bartoli, Andrea Bottani, Giacomo Vivaldi e Songini, Paolino Marazzi e Matteo Colico.

Si potrebbe chiamarlo anche Hotel Bellavista...
Si potrebbe chiamarlo anche Hotel Bellavista…

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