Hayden Kennedy era uno dei più forti alpinisti contemporanei ma, a dir la verità, esaminando quello che ha fatto nei suoi pochissimi anni di alpinismo, mi verrebbe a dire uno dei più grandi di sempre. Certamente, era uno per cui l’etica era tutto. Attaccato in maniera violentissima da molti italiani quando schiodò la via del Compressore (perchè era di Maestri, fondamentalmente. Se fosse stata di un tedesco o di un americano, nessuno avrebbe detto nulla…), con alcune frasi anche diciamo un po’, a posteriori, imprevidenti (ragazzotti senza livello e valore che vogliono solo farsi pubblicità…beh, i più accesi nel sottolineare questo o non hanno mai fatto 1/100 di quello che poi hanno fatto i due ragazzotti su montagne difficilissime, o hanno bellamente usato corde fosse e stili similari in luoghi dove i due ragazzotti non le avrebbero neppure messe nel bagagliaio…ma tant’è), Kennedy ha compiuto salite che definire esagerate non è poco.
La sua, però è soprattutto una storia d’amore. Colin Haley ci racconta che nelle sue mail aveva messo al secondo posto liste di obiettivi e “target” per parlare, prima e comunque, della sua storia, del suo amore per la compagna, del suo essere perdutamente coinvolto nella sua storia.
In questi ultimi anni, complice il livello stratosferico dell’alpinismo di alto livello, sono morti veramente troppo primattori. E non potete neppure immaginare quante notti insonni abbia trascorso durante qualche spedizione dei miei ragazzi. L’alpinismo di alto livello oggi è tecnicamente e logisticamente quasi incomprensibile, soprattutto se si guarda ai tempi. Tempi di salita su cui ci si sofferma raramente, e che dicono una cosa: i migliori di oggi vanno su soppesando il grammo, con una velocità di un ordine di grandezza superiore a quella di un alpinista di OTTIMO livello, e con una maestria che davvero lascia a bocca aperta. Kennedy era un buon alpinista su roccia e un interprete assurdo su misto e ghiaccio.
E però la sua decisione mi ammutolisce molto, molto di più di quanto già mi lasciò senza fiato la scomparsa di Dean, che conoscevo, di Ueli, che conoscevo e con cui avevo una scambio epistolare ora così prezioso (sapete, quando uno ripete una tua via, diventa un famigliare…), di Lafaille e Humar, che invece semplicemente ammiravo. Hayden se ne è invece andato nel modo in cui mi ha lasciato un mio idolo, David Foster Wallace, ma non perchè malato di depressione, ma perchè umanamente, e incredibilmente, innamorato. E il suo volto…Dio mio, com’è bello, nelle fotografie che circolano. Un volto così entusiasta, pulito, acceso di vita.
Ho conosciuto alpinisti anche un po’ boriosi (di solito, non sono forti, anzi…ma lo hanno fatto credere…), e io che sono un po’ un fan della fisiognomica non posso fare a meno di notare la differenza fra i volti di questi falsi guru con quello di Hayden. Quanto ci avrebbe ancora dato, questo ragazzo. Ma mica parlo di imprese, quelle le aveva già fatte, abbastanza per essere alpinisticamente immortale. No, parlo di umanità. Questo ragazzo era purezza, e non sopportava le impurità. La morte del suo amore era impura quanto quei chiodi a pressione. Tolse quelli, si è tolto lui. Una coerenza drammatica e Dio sa quanto avrei voluto essere uno dei tantissimi vicini a lui per fermarlo. Ascoltarlo parlare, questo ragazzo, mi sarebbe stato fantastico. Abbiamo perso una persona unica.
«Ho capito qualcosa di molto doloroso. Effimeri non sono solo le cime memorabili o i gesti cruciali in parete. Transitori sono anche gli amici e i soci di cordata».
Tornato a casa dopo non essere riuscito a salvare il suo amore, ha lasciato un biglietto con tutti i dettagli per recuperare la sua amata, non volendo che rimanesse sepolta. I soccorritori hanno trovato la pala infissa nella neve, ad indicare il punto. Ciao Hayden, ogni morte di uomo diminuisce, scrisse Hemingway, ma alcune diminuiscono di più, e perfino fanno crescere.
Nota: pochi mesi fa Chester Bennington, superbo talento vocale leader dei Linkin Park, si è tolto la vita a 41 anni, il giorno del compleanno di Chris Cornell (uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi), suo grandissimo amico a cui aveva dedicato una lettera aperta, che si era suicidato per depressione poche settimane prima. Famosi e idolatrati in tutto il mondo, vere e proprie leggende viventi, erano legatI da un’amicizia che che era al di là della più forte amicizia che io abbia mai conosciuto. Appunto, era amore. E ci vedo la stessa cosa e ho voluto scriverlo
Grazie Fabio per questa importante testimonianza.