GRATTACIELI DEL karakorum
di Aleš Česen
Česen. Dove ho già sentito questo nome? Non era mica quel fuoriclasse sloveno avanti di dieci anni nell’alpinismo di alta quota, grazie ad una formidabile prepazione tecnica ed atletica? Quel tipo che, fra l’altro, salì da solo la Sud del Lhotse, salita poi contestata da molti?
Sì, e potremmo dire, buon sangue non mente. Ecco cosa sono capaci di fare i suoi eredi
Dopo l’infruttuosa spedizione al Khula Kangri ( 7538m) in Tibet riflettei sul fatto che non ero proprio quel tipo di alpinista appassionato di lunghe salite su terreno di misto facile o comunque su pendii di neve, dove le sole difficoltà sono riposte nel camminare in neve alta fino alla vita e stare bene attenti alle valanghe pronte a ricoprirti da cima a fondo. Così, nell’estate 2006, abbiamo formato un bel gruppo di amici ( io e Nejc Česen, Matjaž Jeran, Matevž Kunšič) e decidemmo di fare un viaggetto in Pakistan.
Il viaggio lungo la karakorum Highway è di per sè un’esperienza indimenticabile, l’hanno appena proclamata la strada più bella del mondo, eppure in quei tre giorni avevo la testa già da un’altra parte, e non era sul dolore fisico delle gambe bloccate nel camioncino angusto. Pensavo alle pareti! Niente pendii nevosi facili ma magari pericolosi, desideravo muri infiniti di grande difficoltà, repulsivi. Ecco perchè ci stavamo dirigendo verso le torri di Trango, che sono situate sul lato Nord del ghiacciaio del Baltoro. Una regione colma e densa di torri di granito che puntano al cielo senza compromessi, un vero Paradiso per l’alpinismo di roccia di punta, serio, deciso, rischioso. E quando finalmente apparvero alla vista, l’entusiasmo fu letteralmente soggiogante! Alla fine del ghiacciaio si stagliava il profilo del G4 e, a sinistra, le magnifiche guglie di granito dorato.
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