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Grand Capucin – Via dei Ragni All Free

Good morning Grand Capucin!

Alba sul Monte Bianco

Dopo settimane di maltempo, la giornata si preannuncia perfetta, zero nuvole e il Gran Cap pulito che si infiamma ai primi raggi del sole.

E’ la terza volta quest’anno che torno su questa parete. Una parete molto ripida, solcata da moltissimi diedri e fessure e un granito lavorato ed aderente. Ci torno per la terza volta per salire una linea, una via, un tiro che mi ha stregato e che ci tengo a scalare in libera.

La via in questione è stata aperta da nomi illustri: Casimiro Ferrari, Carlo Mauri, Pino Negri, Aldo Anghileri, Guerino Cariboni; gente che ha fatto conoscere i Ragni di Lecco in tutto il mondo, ed anche la via è chiamata appunto “Lecco”. Una via aperta nel 1968 che si fa strada direttamente tra le pieghe di questa montagna, seguendo fessure verticali e strapiombanti. Una via sicuramente aperta con tanto coraggio e con pochissimi chiodi a pressione.

Il tiro in questione è il terzo tiro di questa via. E’ uno di quei tiri che da quando ci ho messo le mani sopra ho subito pensato di volerlo fare in libera. Si tratta di un 8a+, liberato due anni fa dall’arrampicatore francesce Nico Potard. Un tiro di pura potenza nella prima parte, fatto di allunghi e bloccaggi profondi su prese ed incastri distanti; a cui fa seguito una splendida seconda parte meno difficile in fessura di mano stretta. A detta anche di grandi esperti del Monte Bianco giudicata come la più bella fessura dell’intero massiccio. Una lunghezza che già aveva stregato anche Nico Potard, il quale aveva battezzato il tiro, in seguito alla prima libera, in onore del figlio“Tommy”. Nico è un arrampicatore abituato alle fessure di Yosemite, e questo tiro è un vero 8a+ come in falesia, ma nel mezzo del Grand Capucin a 3700 metri di quota.

Matteo sul tiro chiave
Sul tiro chiave

La giornata inizia per il verso giusto ed in breve io ed Arianna siamo alla base di “Tommy”. Dopo una prima ricognizione e ripasso dei movimenti, iniziano i tentativi veri e propri. Purtroppo cado due volte all’ultimo movimento del boulder duro. Inizia una dura battaglia psicologica (e fisica) per superare questo passaggio: un bloccaggio molto profondo ad un incastro di dita svaso, quindi un movimento dinamico ad un altro incastro di mano buono. Il problema è anche non arrivare stanchi dal primo filtro del tiro. Purtroppo tutte le volte che arrivo fino a lì in continuità la sensazione è leggermente diversa da quando provo il singolo movimento e gli incastri diventano tremendamente sfuggenti.

Dopo momenti di sconforto decido che il quinto tentativo sarebbe stato l’ultimo. Parto a mente vuota nonostante la sensazione di scivolamento e un giro di mani improvvisato sul passo chiave in qualche modo sto attaccato! La seconda parte del tiro è tutta d’incastro e fantastica, per fortuna non mi da particolari problemi e con grande gioia sono in catena! Un tiro spettacolare, che non ha nulla da invidiare a quelli sul Capitan…

Il tiro chiave visto dalla sosta
Il tiro chiave visto dalla sosta

Ed ora tocca salire ad Arianna, che mi ha pazientemente assicurato per un paio d’ore.

Quale occasione migliore di utilizzare per la prima volta le jumar che un bel tiro di 8a+ strapiombante sul Grand Capucin?!?

Direi che la ragazza non se la cava poi così male per essere la prima esperienza e in una mezz’oretta mi raggiunge in sosta. Comunque giudicate voi la sua tecnica 🙂

Il battesimo delle jumar

La via poi attraversa verso destra, con un passaggio delicato proprio dopo la sosta e si infila in un grande diedro solcato da una fessura.

Se siete amanti di fessure ed incastri i due tiri successivi sono incredibilmente vari e divertenti! Incastri di mano, dita, pugno e ginocchio…spaccate e passaggi più tecnici, sempre perfettamente verticali ma mai troppo duri.

Da qui la via prosegue sempre per un logico sistema di fessure e difficoltà più contenute sino in vetta.

Arriviamo in cima verso le 16.

In cima
In cima

Doppia felicità e soddisfazione per aver salito questa fantastica parete in completa arrampicata libera, lungo una via aperta da alpinisti con la A maiuscola, da sempre per me punti di riferimento per le loro grandissime scalate. E per averlo fatto questa volta con una compagna d’eccezione: condividere questa avventura con Arianna è stato sicuramente il successo più grande!

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