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FOTOGRAFARE e RIPRENDERE IN PARETE

Ogni tanto alle serate mi, e ci chiedono, ma il fotografo, o quello che vi riprende, ma deve salire come voi, no? Una volta una Signora candidamente mi fa, ma chi vi ha fatto le foto, è salito prima di voi, perchè era sopra, quindi è più bravo.
Beh, a parte che in effetti più di una volta il fotografo, soprattutto in falesia, era più forte di me (magari sulle vie no, ma non è neanche detto), in effetti ci sono delle volte che le nostre foto ce le facciamo alla w il parroco da noi ( tipo sulla Ovest della Egger ), e altre invece che fotografo, od operatore, vengono con noi una volta che la via è finita e la logistica lo permette.

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Certamente l’incursione più indimenticabile è stata quella di Richard Felderer e Pietro Bagnara detto Pepe su Infinite Jest, fino all’ultimo tiro Una via di oltre 600 metri, eh…che non si trova a 6000 metri, va bene, ma considerando che il Wenden è almeno verticale e spesso strapiombante (quindi non poggi i piedi mentre risali sulle fisse), beh, non è per tutti diciamo. Per fare un esempio, quando una mattina mi chiamarono alle 8 dicendomi, ehi, c’è Sharma alla Bastionata del lago con quelli della Sector, ci vieni a dare una mano, c’è da aiutare il fotografo, e io chiamo il Passinik e il Passinik chiama il Ballera, e ci troviamo alle 9.30 alla bastionata, e si presentano 5 fra cui signora con i tacchi e, soprattutto, fotografo da oltre un quintale ( giuro!!), che in 3 letteralmente facendo da contrappeso tiriamo su due volte ( esausti, io ballera e passinik, mani scorticate, il fotografo se la godeva un mucchio, che bello che bello diceva, velocità 30 centimetri al minuto),, beh lì capisci superbene la differenza fra uno che sa andare su corda e un fotografo qualunque. Non so mica se ci sono stati altri esempi simili nel mondo, eh, parlo di Infinite Jest, si fecero 500 metri di fisse e molto altro…Dire che erano stravolti è dir poco, e l’ho capito molto dopo il perchè. Lì per lì, essendo loro comunque allenati e non certo fotografi da cristalleria, non mi capacitavo del perchè fossero così esausti, ma ovviamente sottovalutavo che noi lassù ci fossimo andati decine di volte, certi passaggi esposti erano consuetudine e poi…

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Beh, un conto è fare una sfacchinata per scalare, un conto per riprendere con zaino con ottiche e quant’altro. Pesa tutto molto di più.  Per non parlare dei rischi, tipo Riky che a momenti mi cade giù dal bivacco in piena notte (vedasi sguardo sopra), e le fisse che magari sono lì da tre anni e insomma (vedi sotto…).

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Una cosa da dire è che il fotografo, o il videoperatore, a fine giornata è matematicamente più stanco di chi scala. Anche questa cosa non l’avevo capita, ai tempi del film Infinite Jest, ma adesso mi è molto più chiara.

Ecco perchè questo post è un mio piccolo omaggio a Pepe, Riky, Klaus, Michele, e ai nostri Giò ( che già a Kalymnos dovette immortalarmi, ed era il 2004) e Luca, qui sotto in azione, e con il risultato sotto, ultima foto. Come vedete, bisogna avere l’occhio. Questa foto mi piace e rende l’idea, anche perchè Luca Passini ci ha fatto un regalo, con le foto, e le ha fatte pure molto molto bene (bisogna avere occhio in queste foto, ci sono fotografi bravissimi che testati in arrampicata hanno sbagliato completamente le inquadrature, e altri molto meno bravi che comunque fotografano e scalano che sbagliano 5 inquadrature su…4, gli esempi sono ormai molto noti….).

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