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Finish line – enjoy the process

di Simone Tentori

La mia visione per l’arrampicata negli ultimi anni sta subendo una evoluzione. Dove prima cercavo di mettere le mani su quanti più passaggi possibili ora mi ritrovo a essere più esigente e selettivo. 

Nei primi anni di scoperta per il boulder o durante il primo viaggio in un posto nuovo, la mia curiosità mi spingeva a cercare boulder nella mia “comfort zone”. In questo modo mi assicuravo maggiori possibilità di realizzare il passaggio e muovermi immediatamente al successivo per poter godere di roccia, prese e movimenti caratteristici sempre diversi.

Dopo aver salito oltre 350 passaggi sopra l’8A ho sentito la necessità di muovermi verso altro. Ora ciò che cerco sono le sensazioni su blocchi iconici, super estetici o storici, o particolarmente difficili. Voglio mettermi in gioco e testare le mie capacità cercando di spingere i miei limiti in diversi stili e tipi di roccia. 

Ad agosto 2024, durante la mia terza visita a Rocklands, paradiso di boulder in Sud Africa, sono riuscito a trovare ciò che cercavo. The Finnish Line è per me la definizione di boulder, una linea pazzesca e allo stesso tempo scarsa di prese che rende la difficoltà 8C. Sommato al fattore psicologico: 7 metri d’altezza e atterraggio su un sasso inclinato a 45°, fa di questo blocco una sfida interessante.

Ho deciso di dedicare le mie migliori giornate in termini di pelle ed energie per tentare questa linea dei sogni. Dopo qualche sessione per adattarsi allo stile e decifrare i dettagli di ciascuna prensione, riesco a sentirmi a mio agio sui vari passaggi. Provare questo blocco è logisticamente impegnativo: si provano i passaggi calandosi con una corda perché non si può raggiungere nessuna presa dal basso, ma allo stesso tempo lo spigolo è talmente strapiombante che è scomodo trovare la posizione ideale per impostare un movimento. Inoltre, nel momento in cui si cade, il pendolo della corda ti proietta a tutta velocità contro al sasso inclinato che si trova dietro e se si è fortunati si atterra in piedi, altrimenti schienate. 

Le prese sono incredibili e buone quanto basta per rendere la linea scalabile ma di certo non generose. Una fila di pinze sfuggenti, maldisposte che richiedono estrema abilità tecnica nel potersi posizionare al meglio per poterle tenere. Il passo chiave è a circa un terzo dello spigolo e permette di cadere ancora in sicurezza (con multistrato di crash pads). Una volta superato quel movimento così precario ci si trova in una sequenza ancora non facile per raggiungere un buon rovescio, prima e ultima presa positiva del blocco. Dopo due respiri si deve poi affrontare la parte finale in cui le difficoltà calano drasticamente ma si entra in una no fall zone.

Ho dato tutto fino agli ultimi giorni del trip ma dovrò attendere la stagione successiva per poter avere un’altra occasione.

È uno di quei blocchi che valgono tutto il processo e il tempo dedicato. L’anno prossimo, o l’anno dopo ancora, non importa quando, è un blocco che voglio fare prima o poi nella vita e sono certo che l’attesa sarà piacevole perché solo il fatto di avere la possibilità di giocare sopra ad un capolavoro della natura di quel calibro è un’esperienza incredibile.

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