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Due amici sulla Slovak direct al Denali

Non mi capita molto spesso di parlare di salite fatte da altri ma su questa due parole vorrei proprio spenderle perché i due protagonisti sono miei cari amici e sono contento ed orgoglioso per quello che hanno fatto.

La via in questione, la Slovak direct al Denali, magari fuori dal ristretto cerchio alpinistico non è super famosa, ma è di fatto una pietra miliare dell’alpinismo, una via sulla quale si sono confrontati e sono diventati famosi i migliori alpinisti a livello internazionale.

Viviamo in un’epoca dove è difficile capire quale sia il valore reale di una performance alpinistica, dal momento che molto spesso il valore di una salita è fortemente influenzato dalla comunicazione della salita stessa o del personaggio. Soprattutto se non si è dentro il nostro mondo è molto difficile giudicare quale è veramente una performance importante e cosa invece è puro marketing.
Ebbene, per quanto possa contare la mia opinione, posso dire che questa salita è davvero qualcosa di importante.

Qualcuno forse potrà pensare che, in linea di principio, trattandosi di una ripetizione e nemmeno della prima, questa salita abbia meno valore rispetto all’apertura di una via nuova. Se è così vi sbagliate di grosso. Le difficoltà ambientali, tecniche ed alpinistiche sono estremamente elevate e il fatto di sapere che di lì ci sono passati solo pochi tra i migliori al mondo e che oltre un certo punto l’unica via d’uscita è la vetta, ti mette in una posizione psicologica molto molto difficile. E ripetere una via del genere ha sicuramente molto più valore che aprire una via nuova, su una montagna dove non hai lo stesso ingaggio e queste difficoltà.
L’ho sperimentato anch’io personalmente al Cerro Torre sulla via del compressore: il fatto di sapere che David Lama fosse passato dalla headwall, gradando 7b expo, era psicologicamente più difficile da sostenere rispetto al non aver saputo nulla. E scusate se tiro in ballo me stesso parlando di altre persone, ma mi pare un paragone coerente.

Sono particolarmente contento per loro perché sono miei veri amici, sono del mio gruppo, scalo e passo del tempo insieme a loro regolarmente ed ho visto coi miei occhi tutta la strada che hanno fatto per arrivare a realizzare questo grande sogno.

David ha praticamente iniziato a scalare in montagna insieme a me, ha inseguito un tipo di alpinismo “puro e duro” in stile pulito, è andato per gradi, ma facendo passi molto veloci. Si è fatto una grande esperienza su tutti i tipi di terreno, prediligendo il ghiaccio e il misto in ambiente alpino, che forse è anche il terreno per il quale è più portato.
Nell’autunno 2014 lo proposi una prima volta nei Ragni di Lecco, consapevole del suo potenziale. Venne rifiutato. La sua risposta non fu fatta di parole, ma di grandi salite: nell’inverno 2016 scalò il Cerro Torre e poi insieme a me il Fitz Roy per la via dei Ragni. Lo riproposi nel gruppo e questa volta venne accettato. Da parte sua mai una parola riguardo il primo rifiuto, solo tanta felicità ed orgoglio per esserne entrato a far parte.

Luca, anche lui di Varese, ha iniziato a scalare circa 6 anni fa. Portato per l’arrampicata, ma non più di tanti altri, ha invece mostrato subito un indiscusso talento per le salite alpinistiche in montagna. In pochi anni ha scalato, senza alcun problema molte tra le classiche più rappresentative delle Alpi, su tutti i tipi di terreni e spesso insieme a David, la determinazione e la cattiveria alpinistica ce le ha nel sangue e l’esperienza se l’è fatta pian piano. Alzare l’asticella con una montagna fuori dall’Europa era la logica continuazione di questo percorso.

Luca e David hanno scelto una via dura, molto dura, ma che allo stesso tempo esaltasse al meglio le loro caratteristiche ed il loro talento in montagna. Ghiaccio, misto, sopportazione al freddo, quota, più giorni in parete. Prima di partire il potenziale ce l’avevano senza dubbio, ma come sempre tra il poter fare una salita e il fatto di arrivare in cima c’è dietro un percorso lungo, difficile e mai scontato, fatto di bravura, fortuna e di scelte giuste.

Questa è l’ennesima dimostrazione che noi Italiani non abbiamo nulla, ma proprio nulla, in meno dei migliori alpinisti internazionali e che per quanto un progetto possa sembrare estremamente difficile o impossibile, ci possiamo arrivare attraverso una lunga e faticosa strada di preparazione.

Ora aspettiamo solo di sentire il loro racconto!!

 

denali

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1 commento

  1. Sono stati bravissimi!
    David ha sempre molta fortuna col tempo: ancora al primo colpo! Due volte bravissimo.
    Sì, ci sono italiani molto forti, di sicuro a livelli mondiali, secondo me però sono molto pochi, ma, grazie alla intraprendenza dei Ragni di Lecco, si stanno muovendo alla grande!
    Ora c’è ancora almeno un vero professionista delle spedizioni, Matteo, spero insegni a tanti giovani.

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