Dopo lo stage di alta montagna al Monte Bianco, i quattro giovani alpinisti che partecipano alla Ragni di Lecco Academy 2018 si sono messi alla prova con l’arrampicata sulle pareti dolomitiche

Nonostante il meteo “ballerino” il modulo roccia dell’Academy 2018 si è svolto regolarmente dal 27 al 30 agosto ed ha avuto come teatro le pareti della Val Gardena, delle Tofane e del Sarca.

I quattro giovani allievi (Paolo Belloni, Giacomo Regallo, Raffaele Tangari e Davide Visconti), affiancati dai Ragni Giovanni Ongaro, Paolo Marazzi, Maurizio Tasca e Dimitri Anghileri, si sono cimentati sul terreno d’avventura di vie di ampio respiro e stampo classico.

Dagli affascinanti e non proprio conosciutissimi itinerari del Sass de Ciampac (Via Solarium e Via della Rampa), alle classicissime della Tofana di Rozes (Primo e Secondo Spigolo e Via Costantini Apollonio), fino agli itinerari del Colodri che ancora conservano un saporte “selvatico”, gli istruttori hanno affiancato i ragazzi su percorsi che, oltre a richiedere abilità nell’arrampicata, hanno messo alla prova la loro capacità di individuazione dell’itinerario e di gestione della progressione nelle diverse situazioni, anche in quei tratti, caratteristici delle pareti dolomitiche, dove la roccia non è propriamente fra la più solide

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Come il modulo al Monte Bianco anche questa trasferta ci è parsa molto profiqua – commenta il presidente dei Ragni di Lecco Matteo Della Bordella le Dolomiti sono uno dei terreni dove i Ragni hanno realizzato alcune delle loro imprese più belle e ancora oggi sono il simbolo di una scalata avventurosa e non addomesticata, dove, per realizzare i propri obiettivi, occorre mettere in campo diverse qualità, non soltanto atletiche. Questa è una palestra dove si maturano esperienza, intuito, capacità di tenere duro e pure quella, importantissima, di saper rinunciare.

L’esperienza è stata sicuramente per tutti molto impegnativa, ma anche profondamente positiva e arricchente, come testimoniano i racconti che gli allievi hanno voluto inviarci e che riportiamo nel seguito integralmente.

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Cos’è la Ragni di Lecco Academy

La Ragni di Lecco Academy, inaugurata nel 2013 (cliccate sul link per la storica decisione, la prima in Italia), è un’iniziativa nata con lo scopo di formare giovani ragazzi all’alpinismo e metterli in condizione di effettuare salite impegnative in montagna, su ogni terreno, in autonomia e sicurezza.

L’idea è quella di trasmettere a ragazzi appassionati e talentuosi il kow how tecnico e sportivo e il patrimonio di cultura alpinistica di cui i Ragni sono depositari e interpreti, creando per loro un programma di formazione ad alto livello e consentendogli di condividere scalate di buon impegno con alcuni fra i più forti alpinisti del nostro Gruppo.

Quest’anno si è deciso elevare il corso a una sorta di “secondo livello”, coinvolgendo quattro ragazzi che hanno partecipato all’edizione 2017 e lavorando con loro a stretto contatto, per effettuare insieme salite di maggiore impegno e permettere un rapporto più profondo tra istruttori ed allievi.

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Il modulo roccia dell’Academy 2018 nei racconti degli allievi

Academy 2018 – Modulo roccia

di Raffaele Tangari

L’obiettivo è semplice: ricercare e portare a termine le più belle e “ingaggiose” vie di stampo esclusivamente alpinistico in una delle location d’arrampicata più belle al mondo, le Dolomiti.

Dopo le quattro giornate di luglio, trascorse sul massiccio del Monte Bianco, è il momento di mettere da parte l’alta montagna per cimentarsi nell’ascensione di vie di roccia.

Le Dolomiti sono sicuramente il campo di gioco ideale per imparare a muoversi su vie dall’itinerario non sempre logico e su roccia non sempre sana…

27 agosto

Giacomo Regallo, Paolo Belloni, Davide Visconti e io, (Raffaele Tangari), ci ritroviamo ad Arco per incontrarci con gli accompagnatori che ci seguiranno in queste giornate: Giovanni Ongaro, Paolo Marazzi, Maurizio Tasca e Dimitri Anghileri, tutti componenti del gruppo Ragni di Lecco.

Purtroppo il bizzarro meteo di questo agosto, (più di un metro di neve in tutte le Dolomiti), non ci permette di raggiungere subito l’ambita meta e quindi decidiamo di scaldare i motori sulla parete del Colodri. Alla sera ci trasferiamo sotto la parete del Sas Ciampac sperando in un clima favorevole.

28 agosto:

Dopo un’accurata ricerca riusciamo a trovare una parete e delle vie che soddisfino le caratteristiche richieste: esposizione sud, via alpinistica con itinerario da ricercare e che abbia un dislivello che si aggiri sui 400 metri.

Il clima, alla sera, prima di ogni salita, è sempre amichevole e rilassato… ci sistemiamo con i furgoni sotto la parete e insieme mangiamo le nostre vivande al lume di fornello e frontale. È bello rilassarsi alla sera e campeggiare dove fa più comodo mentre si ride e si scherza con i compagni di cordata (anche se il mio riso liofilizzato non ci pensa neanche per sogno a cuocere e sarò l’ultimo a mangiare).

Io e Regallo, accompagnati da Dimitri e Marazzi, alla mattina attacchiamo la via “Solarium” al Ciampac, (difficoltà VI, sviluppo 450m).

Dopo un breve avvicinamento su guardini verticali, (meglio non scivolare sull’erba bagnata…), attacchiamo la via e subito superiamo una cordata di romani un po più lenta di noi.

La via è logica e la scalata non è troppo impegnativa, la difficoltà sta nel proteggersi e nel stare attenti a quello che si va a tirare; meglio strizzare qualche piccola tacca piuttosto che dei grandi blocchi instabili.

Dopo 13 lunghezze ci rincontriamo, ormai prossimi alla cima, con Belloni e Visconti che hanno fatto la Via della Rampa accompagnati da Ongaro e Tasca.

Arrivati al rifugio, davanti ad una birra ghiacciata, i nostri accompagnatori, nonché compagni di cordata, ci dicono cosa abbiamo sbagliato nella gestione della salita e cosa possiamo migliorare. Mi rimarrà sempre impressa la frase che mi disse Dimitri quella sera: “Bravo Raffo…però su 14 tiri che abbiamo fatto ci saranno stati si e no 2 friends buoni…” non so se lo diceva per ridere o per davvero, comunque davanti ad una birra con gli amici le risate non mancano mai e si cerca sempre di sdrammatizzare gli errori commessi.

29 agosto

L’indecisione e l’incertezza sul clima e sul meteo della location fa si che le vie vengano decise all’ultimo e questo certo non ci aiuta nel ricercare le relazioni sugli itinerari, ma dopotutto anche questo fa parte del gioco. Se devo essere sincero, penso che non sapere ancora alla sera quale via dovessimo fare la mattina mettesse noi ragazzi dell’Academy in leggera tensione.

Dopo aver spostato il nostro “campo base” sotto la parete delle Tofane decidiamo di cambiare le cordate; questa volta io scalerò il Secondo Spigolo, (700m di sviluppo, VI-/V+ e AO) con Giovanni Ongaro, mentre Regallo decide di lanciarsi sulla difficile Costantini Apollonio, (700m di sviluppo, 7+/A2) con Maurizio Tasca. Il primo spigolo viene attaccato da Belloni e Visconti soprannominati anche “Varese team”.

Questa volta penso di aver gestito meglio l’ascensione anche se Ognaro avrebbe preferito che io portassi meno materiale… sarà per la quantità di protezioni che usavo durante i tiri ma arrivavo spesso in sosta senza più nulla attaccato all’imbrago!

30 agosto

Una perturbazione meteo non ci permette di prolungare la nostra permanenza in Dolomiti, cosi decidiamo di ripiegare su Arco di Trento. Il calcare compatto del Colodri ci permette di far pompare un po’ di sangue agli avambracci e cosi io e Regallo, seguiti rispettivamente da Tasca e Ongaro, scaliamo in libera “L’incompiuta”, (VII, 2 passaggi in A0, 6c/6c+ in libera).

Evvai finalmente posso stringere quanto voglio questi appigli senza la paura che mi rimangano in mano”…

La stanchezza ormai si fa sentire e, mentre noi arranchiamo con il fiatone sugli ultimi tiri, un imprevisto malore di Belloni non permette a “Varese Team” di completare la via “Fiore di Corallo”,(VI+/VII e A1).

Arriva la sera e seduti al bar della piazza di Arco beviamo qualche birra e ci godiamo il meritato riposo.

La neve ad agosto…

di Davide Visconti

La neve ad Agosto in Dolomiti non è di certo una routine, ma è proprio così che è iniziato il modulo finale della nostra Academy. A un giorno dalla nostra partenza sono caduti tra i 20 e 30 cm di fresca e la cosa sinceramente un po’ mi irritava. Dopo un’estate con temperature folli proprio ora doveva nevicare? Viene comunque presa la decisione di partire e così la mattina del 27 agosto io, Pol, Jack e Raffo ci incontriamo in piazza ad Arco con Paolino Marazzi, Gio Ongaro, Mauri e Dimitri, i nostri istruttori che ci accompagneranno in questa avventura (questa volta grande assenza dell’infortunato Matteo “Pota” Piccardi).

L’idea di queste quattro giornate è quella di scalare su itinerari classici dove spesso è necessario muoversi su roccia non sempre sana e dove se non si viaggia con la relazione della via a portata di mano è facile perdersi. Per spezzare il viaggio decidiamo di scalare al Colodri. Assieme a Pol ci lanciamo sulla via Agostina accompagnati da Tasca e Gio. La via non è difficile ma le prese nei primi tiri sembrano stare attaccate alla parete per miracolo!

Jack e Raffo insieme a Paolino e Dimitri scalano la via del Bepi che è posta subito a fianco della nostra. Le temperature sono alte e sembra che la maggior parte della neve che è caduta in Dolomiti sia già scomparsa… Scendiamo di corsa la ferrata del Colodri e quindi via verso la Val Gardena.

Dopo una notte insonne passata sui sedili della Ford di Pol ci dirigiamo verso il Ciampac. Le squadre non cambiano… io e Pol abbiamo in programma di scalare la via Adang mentre gli altri la via Solarium. La neve accumulata sulla cima però ha fatto si che al mattino in nostro obbiettivo fosse completamente fradicio, perciò cambiamo rotta e ci spostiamo sulla via della Rampa.

Le due vie hanno i tiri finali in comune e senza nemmeno farlo apposta arriviamo in contemporanea in cima. Dopo una veloce discesa a piedi è arrivato il momento di rinfrescarsi con una bella birra e fare qualche considerazione. Per farla breve, a scalare siamo capaci… solo che è necessario premere il pedale del gas e velocizzarsi nella progressione e nell’allestire le soste.

Per il terzo giorno ci trasferiamo nello stupendo massiccio delle Tofane. Jack con Mauri scala brillantemente la difficile Costantini-Apollonio. Raffo e Giò si lanciano sul Secondo Spigolo, mentre a me e Pol che ormai veniamo battezzati il “Varese Team” tocca il Primo Spigolo. La via è un gioiello che ci conduce in cima grazie a un fantastico sistema di diedri e dopo aver superato qualche cordata più lenta ci ritroviamo sulla parte sommitale dello spigolo ad ammirare le centinaia di guglie che ci circondano.

La sera confrontiamo ogni stazione meteo che internet può offrire ma esprimono tutte lo stesso giudizio: l’indomani mattina arriverà una forte perturbazione di stampo temporalesco, perciò giovedì mattina decidiamo a malincuore di abbandonare le Dolomiti per tornare ad Arco che non verrà interessato dalla perturbazione.

Raffo e Jack tornano al Colodri per scalare “L’Incompiuta”, mentre io con Pol mi dirigo a Mandrea di Laghel per salire Fiori di Corallo. Purtroppo Pol inizia ad accusare qualche sintomo di stanchezza e influenza perciò siamo costretti a calarci e abbandonare la via…

I temporali del giorno seguente chiudono definitivamente queste quattro giornate e ci costringono a tornare verso casa.

Scalare è la cosa più bella che esiste e avere la possibilità di farlo con amici motivati rende il tutto ancora più bello!

Mi sono reso conto che avere il privilegio di fare parte a un progetto come l’Academy dei Ragni comporta una certa responsabilità. È quell’esperienza unica che tutti i giovani che sognano le montagne vorrebbero fare nella vita e che io ho cercato di vivere il più intensamente possibile.

Prima di questo percorso la voglia di fare alpinismo era tanta ma le basi che avevo non mi consentivano nemmeno di portare a termine un avvicinamento, figuriamoci scalare una parete…

Un grazie particolare va ai nostri istruttori, per aver avuto la voglia e soprattutto la pazienza di stare dietro a 4 ragazzi che, fino a poco tempo fa, sapevano a malapena fare il barcaiolo con una mano…

Ora non siamo di certo dei mastro-asola ma di sicuro possediamo un bagaglio che con il passare del tempo potremo solo arricchire.

Vivere l’alpinismo con una vena di avventura e romanticismo…

di Giacomo Regallo

A poco più di un mese di distanza, eccoci nuovamente ai blocchi di partenza per il secondo modulo di questa Academy dei Ragni di Lecco.

Il dream team, o forse meglio nightmare team, degli “allievi” non cambia, siamo sempre io, Paolo Belloni, Rafaele Tangari e Davide Visconti. L’unica novità dell’organico “istruttori” è il subentro di Dimitri a sostituzione del vecchio saggio Pota, rimasto a casa per un millantato infortunio ad una spalla.

Le previsioni del meteo non sono così male per la settimana, se non fosse per il fatto che nei giorni precedenti su tutto l’arco delle Dolomiti sono caduti centimetri di neve decisamente inusuali per la stagione.

Paolino Marazzi è contento e sarebbe già pronto con gli sci ai piedi a partire per una sessione di freeride estiva, ma l’obiettivo non cambia: scalare TANTO, su dolomia e su vie classiche.

Il problema principale dovuto alle condizioni del meteo si pone nella scelta degli itinerari, scalare a nord è impensabile, per via delle pareti bagnate e le temperature troppo fredde, a sud invece asciugano prima ma il sole non si è dimenticato del mese in cui ci troviamo e picchia a dovere.

La prima tappa, quasi obbligata, ci porta ad Arco di Trento. Dopo una doppia colazione al bar Trentino le cordate sono fatte e ci dirigiamo verso la soliva parete del Colodri e la fila stile-tangenziale-est della sua ferrata.

Qualcuno attacca la via Agostina, altri la via del Bepi ed altri ancora rischiano la pellaccia a causa di una vipera incazzata.

I pareri sulle vie percorse non rispecchiano di certo le valutazioni a cinque stelle viste sulla guida, sia per qualità della roccia che di stile dell’arrampicata. Lasciamo dunque ai futuri ripetitori il piacere di andare a scoprire queste due gemme della Valle del Sarca.

Dopo questo primo assaggio di roccia trentina ci spostiamo dunque in direzione della tanto attesa meta dolomitica. Dopo un paio di telefonate tattiche a diversi local e una sostanziosa cena a Selva ci spostiamo a dormire nei pressi del Sass Ciampac, dove il giorno seguente andremo a scalare.

Le mete prescelte per questa giornata sono la via Solarium, una via del 1992 dallo stampo decisamente classico aperta dalla poco conosciuta cordata Maceri-Damian-Peretto e salita in questa occasione dalle cordate Regallo/Marazzi e Tangari/Anghileri.

Il neo-battezzato team varese composto dalle cordate Visconti/Ongaro e Belloni/Tasca si trova invece costretto a cambiare meta, dopo che le luci del mattino hanno svelato delle enormi colate sulla via prescelta (via Adang), dirottando quindi i quattro verso la via della Rampa.

Manco fossimo svizzeri, ci ritroviamo tutti e 8 più o meno alla stessa ora in cima a Sass Ciampac, avendo le due vie uscite in comune. Fatti gli zaini andiamo a prendere il sentiero che velocemente ci porterà al tavolo del rifugio per una rinfrescante birra, davanti alla quale facciamo il punto della situazione della giornata passata e dei giorni a venire.

Rientrati ai furgoni (si anche la ford-camper-van di Paolo è diventata a tutti gli effetti un furgone degno del miglior dirtbag arrampicatore!) decidiamo di spostarci per la notte già sotto la prossima meta che dovremo andare a scalare il giorno successivo: la Parete sud della Tofana di Rozes.

L’imponente parete meridionale della Tofana di Rozes, che si affaccia sulla conca ampezzana, fu salita per la prima volta nel 1901 ed è oggi solcata da una moltitudine di vie, molte delle quali sono diventate delle vere e proprie classiche delle Dolomiti.

La serata passa spensierata, divertente e farcita da innumerevoli cazzate pseudo-machiste che solo un gruppo di otto rozzi energumeni potrebbe partorire.

Mentre le saggie guide del gruppo preparato una cenetta degna di Canavacciulo, lo chef Raffo prova a cucinare un ottimo risotto gourmet in busta che riuscirà a non perdere neanche una goccia d’acqua nonostante la bombola e mezzo di gas impiegata, il team varese ormai monta e smonta il letto sul fordino con una velocità da carpentiere russo imbenzinato di Vodka scadente e io rubo di soppiatto una porzione di pasta, consapevole che il mio socio fallirà nell’intento di preparare la cena.

Bevuto il risotto, ci dirigiamo al rifugio vicino per il cicchetto di rito, dove definiamo le cordate e le destinazioni per il giorno dopo.

La cordata Regallo/Tasca si ingaggerà sulla storica Costantini-Apollonio, via del ‘44 che cavalca lo sperone centrale della parete seguendo una logica serie di fessure e diedri che attraversa gli strapiombi mediani. La cordata Tangari/Ongaro, salirà la Costantini-Ghedina, secondo spigolo delle parete aperto nel ‘46. Le due cordate Belloni/Anghileri e Visconti/Marazzi salirà invece l’estetico primo spigolo, aperto nell’estate del ‘46 dalla coppia Ugo “Baa” Pompanin e Albino “Boni” Alverà.

La cronaca della salita ve la risparmio, diciamo che per tutti è filato tutto per il verso giusto e che la velocità e la scioltezza con cui abbiamo affrontato la salita denota che qualcosa di quello che ci hanno insegnato forse è stato recepito!

Appena tornati al campo base e dopo aver assistito al comportamento naturale di un esemplare di guidae alpestre bergamascus che interagisce con i propri simili (n.d.r. Maurizio Tasca, trovati sul sentiero di rientro un gruppo di 50 bergamaschi in gita attacca subito bottone, riuscendo anche a scroccare una panino con salame della Val Seriana), decidiamo di sfoggiare le semi-pulite camice nascoste nei meandri dei nostri mezzi, per andare a festeggiare le rispettive ascensioni in centro a Cortina.

Qui, un’altra volta davanti a delle birre ghiacciate, constatiamo il fatto che per il giorno seguente le previsioni metereologiche non sono proprio delle migliori. Decidiamo lo stesso di rimanere in zona, scegliamo le vie da salire il giorno seguente andando a dormire al Passo del Falzarego e di rimandare alla mattina la decisione ultima.

Dopo una notte decisamente umida, il cielo nuvoloso che ci attente a risveglio non promette nulla di buono, decidiamo quindi di abbassarci ed attraversando un gran temporale torniamo ad Arco di Trento.

Le cordate rimangono le stesse decise il giorno prima e durante il viaggio decidiamo le vie da scalare Tangari/Tasca e Regallo/Ongaro tornano al Colodri alla volta della via Incompiuta, una bella e logica linea che con una decina di tiri mai banali salgono la parte destra della parete.

Varese team accompagnato da Paolino e Satana si dirigono verso Mandrea per salire la via Fiori di Corallo, ma sono costretti a scendere dopo solo due tiri a causa di un principio di influenza mista a stanchezza di Pol e di concludere la giornata in falesia.

Conclusa la via, decidiamo di non tornare neanche alle macchine e di fiondarci direttamente in piazza ad Arco per l’aperitivo. Nel giro di un paio d’ore la nostra combriccola di otto poveri pellegrini si arricchirà di preziosi elementi già noti al gruppo academy: Andrea Tocchini e Claudio “Avambracix” Migliorini accompagnati dall’amico Francesco.

L’aperitivo che in breve si trasformerà in cena e dopocena, segnerà in anticipo la fine di questi quattro giorni di zingarate, dato che il giorno seguente è prevista una perturbazione che renderà inscalabile qualsiasi parete nei dintorni di Arco e delle Dolomiti.

La mattina veniamo svegliati dal l’atteso temporale e davanti ad un toast ed un caffè, ordinati nell’inutile tentativo di “dimenticare” la sera precedente, tiriamo le somme delle giornate trascorse insieme, fissando il recupero della giornata persa con l’intento di misurarci con salite in artificiale e notte in portaledge.

A distanza di una settimana, davanti ad una tastiera, mi trovo a ripensare all’esperienza vissuta e non posso fare altro che accennare un sorriso che si riflette nello schermo del mio portatile. Il sorriso è di certo dovuto alle bellissime vie che abbiamo scalato ed ai momenti di divertimento dei numerosi aperitivi, ma anche in gran parte alla considerazione dal punto di vista puramente “tecnico” che si è delineato da questo modulo.

Lungi da me il voler auto-lodare il nostro operato, l’onanismo arrampicatorio non mi appartiene, ma posso dire con certezza che le numerose uscite che hanno preceduto questa hanno dato in qualche modo i loro frutti.

L’obiettivo primario che ci eravamo posti prima di partire con questa nuova stagione di academy era quello non tanto di “spingere” su vie dure ed estreme, ma di imparare ed immagazzinare un bagaglio di conoscenze che ci permettessero di muoverci in autonomia e sicurezza su qualsiasi terreno ci troviamo.

Durante questi giorni ho avuto la sensazione che tutto filasse più liscio del solito, senza (troppi) caziatoni da parte dei nostri mentori. Certo, non siamo ancora perfetti e forse non dovremmo mai esserlo (nota per il Pota: se sei arrivato fin qui, puoi pure cancellare le ultime due righe e smetterla qui di leggere!), in modo da continuare a lavorare per cercare di migliorarci e puntare a realizzare i nostri sogni.

Mi sembra inoltre importante sottolineare una componente che ritengo altrettanto fondamentale che ha contraddistinto questi giorni. Il solo fatto di girare e spostarsi ogni giorno per andare a “scovare” la parete in condizioni, penso sia tanto importante quanto le vie salite, permette infatti di vivere l’alpinismo nei nostri giorni con una vena di avventura e romanticismo che molto spesso viene dimenticata.

Un doveroso ringraziamento va sicuramente a Gio, Mauri, Dimitri e Paolino per la pazienza e le preziose conoscenze che hanno voluto condividere con noi e a tutto il Gruppo Ragni che ci ha permesso di vivere questa fantastica esperienza!

I protagonisti di questa mal raccontata cronaca non me ne vogliano per le licenze poetiche che mi sono permesso di prendere: vi voglio bene!