La ragione per cui questo tiro è per me importante è che rappresenta un’evoluzione, una crescita dal punto di vista tecnico, qualcosa di nuovo dal punto di vista personale in arrampicata, il fatto di aver spinto la propria asticella un pizzico più in là.
Un tiro di 25 metri, come questo, può essere in grado di regalarti emozioni al pari, o anche più forti di una parete alta mille. Perchè l’arrampicata è così, è un gioco, che forse non ha molto senso e che può essere difficile da spiegare e capire, per chi ne è al di fuori, ma che al tempo stesso può rapirti in una dimensione tutta sua e regalarti momenti e sensazioni indimenticabili. Come il momento in cui ho afferrato la tacca finale di questo tiro, dopo essere caduto una dozzina di volte. Momenti di leggerezza e magia, forse indescrivibili a parole, ma che ogni volta che ci pensi ti rievocano grandi emozioni.
Questo tiro arriva 5 anni dopo un’altra salita in stile tradizionale per me importante: la famosa “the doors”. Un tiro comunque significativo nella mia carriera verticale.
E’ per me l’occasione giusta per riorganizzare le idee sull’arrampicata trad e tornare brevemente sulla questione chiarendo alcuni concetti.
Prima di tutto, se sono stato in grado di salire “a denti stretti” in stile tradizionale, la prima persona che devo ringraziare è Fabrizio Fratagnoli. Sì proprio lui, che aveva chiodato “the doors”, che poi io ho schiodato, una persona capace di mettere in discussione alcune scelte fatte, capace di vedere le cose in modo lungimirante e da diversi punti di vista e con il quale siamo da anni amici e compagni di scalata.
Cinque anni fa, l’arrampicata trad, stava esplodendo in Italia, il video di “the doors” portava un messaggio forte, simboleggiava la ribellione contro lo spit facile e l’uccisione del rischio, un’energia nuova, un nuovo modo di giocare nel grande mondo dell’arrampicata. Oggi, dopo 5 anni, sono ancora fermamente convinto delle stesse idee che avevo allora, il gioco del trad mi piace sempre di più, sempre più gente lo pratica e ne abbraccia la filosofia e personalmente vado anche fiero di aver portato questo stile con me su tante grandi pareti in tutto il mondo.
Ma oggi, a differenza di 5 anni fa, mi rendo perfettamente conto che il video di The doors non era il modo migliore per farmi portavoce di questo messaggio. Mi rendo conto di alcuni errori, non nel messaggio in sè del trad, ma nel modo di comunicarlo. Mi rendo conto che nell’arrampicata il rispetto verso altri punti di vista è una cosa molto importante e mi rendo conto che nessuno può affermare che il suo stile di andare in montagna sia migliore di altri. Insomma, pur restando convinto dei miei ideali, oggi li avrei comunicati in modo diverso, cercando di rispettare di più anche chi non la pensa come me e non li condivide. Per questo vorrei rimettere in discussione il modo di comunicare di quel video e scusarmi con quelle persone che si sono sentite in qualche modo offese da esso e dalle mie parole.
Vorrei che questo tiro, “a denti stretti” rappresentasse per me una sorta di evoluzione non solo in termini di difficoltà tecnica, ma anche dal punto di vista personale.
Una volta, la mia visione dell’arrampicata era molto più chiusa e faticavo a capire chi la pensava in modo diverso dal mio, al giorno d’oggi onestamente, pur mantenendo le stesse idee e convinzioni, un po’ mi importa un po’ meno di come la pensano gli altri, un po’ riesco ad immedesimarmi e capire altri punti di vista…Alla fine scalare questi pezzi di roccia è un grande gioco e l’importante è farlo per noi stessi, ma rispettando anche gli altri, se poi a qualcuno piace giocare seguendo altre regole….ci può stare! Non siamo mica fatti tutti allo stesso modo.

Sulla sinistra “The doors” 8a/8a+, foto di Riky Felderer, sulla destra “A denti stretti” 8b/8b+. Due grandi linee a confronto
Questa poi in breve, per gli addetti ai lavori, la mia storia personale su questo tiro:
Il tiro in questione, “a denti stretti”, si trova nella storica falesia di Balma, in Ossola. Si tratta di una linea sicuramente molto estetica: una parete strapiombante solcata da una fessura che nasce nel mezzo di un muro liscio, si allarga ed infine si restringe, fino a chiudersi proprio alla fine. Una linea pura, scolpita nel granito, dove l’unica pecca sono 4 prese scavate.
A denti stretti, venne chiodato e liberato da Alessandro Manini, nel 1995, che gli attribuì il grado di 8b. Successivamente, complice anche una temporanea chiusura della falesia per circa un decennio o più, a causa dei lavori per costruire la nuova strada, non si hanno notizie di ripetizioni, sino a quella del 2013 ad opera di James Pearson, che dopo aver salito il tiro in stile tradizionale, piazzando le protezioni durante la salita, valuta la lunghezza 8b+.
Vista e considerata la fatica che avevo fatto nel 2014 a ripetere l’altra fantastica, ma di un grado più facile, “king line” di Balma, ovvero “profondo rosso”, avevo sempre ritenuto “a denti stretti”, qualcosa al di fuori della mia portata.
L’occasione di provare questa via nasce, come sempre, un po’ per caso a marzo 2016, quando dopo aver regolato i conti con un vecchio progetto trad il “Nemico pubblico” (7c+ o E7), decido di fare un’ispezione proprio su “a denti stretti”.
Il risultato è come mi immaginavo: una gran ragliata e tante bastonate sulle orecchie!
Pochi giorni dopo si ripresenta l’occasione di tornare nella stessa falesia, per mostrare queste due fantastiche linee all’amico belga Sean Villanueva, il quale dopo un ottimo tentativo a vista, sale con grande maestria Profondo rosso in stile trad al secondo giro.
Dal canto mio non avendo altri grandi tiri che mi interessano da fare a Balma, non posso fare altro che riprovare “a denti stretti”. Sempre purtroppo con scarsissimi risultati.
Il giorno successivo però, abbiamo un ottimo motivo per tornare nuovamente in questa falesia: arriva l’altro fuoriclasse Belga Nicolas Favresse, abbiamo poco tempo per scalare e Balma offre tiri di classe, difficili, a portata di mano.
Nico sfodera tutta la sua classe, passeggiando a vista “a denti stretti”, fino al penultimo spit, dove si arena prima del duro boulder finale. Al secondo giro, la libera gli sfugge di un soffio, con già quasi la presa finale in mano!! Anche Sean intanto si cimenta sullo stesso tiro, con buoni risultati, riuscendo a concatenare tutte le sequenze della via.
Da parte mia, riesco a scalare bene tutta la prima parte della via, ma il boulder finale resta sempre un mistero.
Si capisce che per uno scalatore come Nico, tornare con condizioni buone e salire il tiro in libera è poco più che una formalità, per me i