Vi sono luoghi che nella vita speri di visitare e come certi sogni li riponi in uno spazio della memoria dove a volte riaffiorano. Devo ritenermi molto fortunato perchè col progetto “liberi in libera” nel 2006 ho potuto realizzare due di questi sogni, il primo è stato il Perù a luglio con una bellissima esperienza nella valle di Rurec, l’altro si è appena concluso in Mali.Ho sempre pensato che questo paese racchiudesse in sé diversi ingredienti che lo rendono magico. A cavallo tra la cultura del deserto e quella dell’Africa centrale, le persone diventano di mille colori negli abiti che intrecciano diverse etnie. Si respira il primitivo, e il popolo Dogon amplifica queste sensazioni facendoti capire che tu, piccolo europeo, sei nell’Africa vera.Anche le pareti rispecchiano questo mondo, puoi trovarti alla base di un pilastro e trovare costruzioni di centinaia di anni o pezzi di vasi in posti inimmaginabili. Sul Suri Tondo, dopo lo zoccolo iniziale, abbiamo riposato aspettando l’ombra in una piccola costruzione Dogon guardando il paesaggio con le sue sfumature dal giallo al rosso passando a zone verdissime dove c’è l’acqua.
Le pareti sono primitive con il loro intenso colore ocra e la progressione, su appigli piatti e orizzontali come il paesaggio, fa emergere un’arrampicata frontale ed istintiva, alle origini di tutto. Gli avvoltoi che ti girano attorno, con i loro nidi sulle torri le fessure costantemente abitate dai pipistrelli… Forse il Suri Tondo ci ha concesso una salita diversa. E a mi piace descriverla come sospesa tra paradiso e inferno in un posto dove poco prima del tramonto, appeso a 400 metri da terra, tutto si trasforma: le ombre si allungano a dismisura, tutto diventa rosso incandescente, il cielo è blu elettrico e la luna è lì di fronte a te che quasi la puoi toccare… intanto una miriade di uccelli fanno ritorno con i loro versi e i pipistrelli escono dalle loro tane… Ed è come se, per un attimo, due momenti si sfiorassero: il giorno e la notte… e tu sei li sospeso quasi in paradiso.
L’inferno è il caldo. L’inferno è quando sei sfinito e ti manca l’acqua. Rappresenta la vita in quel momento l’acuqa, e non riesci più a vedere la bellezza intorno a te, e ti senti bruciare. Sulla via io e Marco abbiamo passato momenti molto forti, sia positivi che negativi. Come in tutte le avventure che ti lasciano veri ricordi, infatti, il giorno in cui abbiamo completato la via non tutto è filato liscio… c’è stato qualche momento difficile.
Il giorno della libera è stato un giorno duro. Io non stavo benissimo e anche Marco si era appena rimesso, ma nonostante ciò si è comportato benissimo scalando veramente bene. Io ho dato tutto quello che avevo, fino in fondo, facendo uscire anche le mie ultime briciole di possibilità. Forse è per questo che ho un ricordo così meraviglioso: ho sfiorato il limite tra il realizzare una via e non riuscirci. E’ proprio quello che uno spera sempre di vivere, indipendentemente dalle difficoltà che si vanno ad affrontare. E, quando questo si fonde con un paese così magico, allora hai trovato un momento di felicità.
Simone Pedeferri
Suri Tondo – Mali
VIA DANZA TRIBALE
Apritori: Giovanni Ongaro, Marco Vago, Adriano Selva, Cece Bugada, Simone Pedeferri
Lunghezza: 500m, 13 lunghezze
Difficoltà: 7b (6c+ obbl.)
Materiale: 5 rinvii; 1 serien Alien; Friend 0.50, 0.75, 1, 2, 3, 4; 1 serie di dadi
Discesa: dalla cima 1 calata sulla via dei polacchi, attraversare la cengia, il resto sulla via di salita con doppie di 60m
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