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Fondamentalmente, le macro attività sono due: 1) allenamento 2) organizzazione.
In questo post parleremo un po’ di allenamento.
L’allenamento, ovviamente, deve essere funzionale all’obiettivo della spedizione stessa.
Se, come nel mio caso, l’intenzione è quella di scalare in libera una big wall, l’allenamento dovrà mettermi nelle migliori condizioni per poterlo fare.
La cosa più importante per arrampicare in libera una grande parete è essere all’altezza delle difficoltà che si andranno ad incontrare; e questo significa principalmente allenarsi a scalare su roccia e migliorare livello tecnico e velocità nella progressione.
Per questo motivo, la parte più importante dell’allenamento è legata all’arrampicata, quando lo scopo finale è quello di salire in libera. Più sei forte a scalare, più sei veloce, meno energie spendi per salire… E quindi, più possibilità hai di riuscire a farlo in libera.
Non è certo la scoperta dell’acqua calda, ma chi pensa che in Patagonia o in Pakistan il livello tecnico su roccia serva a poco perché l’ambiente non ti permette di scalare, si sbaglia di grosso: anche in un ambiente particolarmente severo, quando scali una parete di roccia il tuo livello tecnico di arrampicata è la cosa che fa la maggiore differenza.
Diversamente dalle grandi pareti delle Alpi (dove il nostro fantastico calcare ci permette di salire anche sui muri all’apparenza più compatti grazie a buchi e tacche) nella maggior parte delle altre grandi pareti del mondo, e soprattutto in quei luoghi dove le condizioni atmosferiche non giocano a nostro favore, il modo più efficace e veloce per scalare in libera (o, comunque, per salire una big wall) è seguire le linee naturali della roccia, ovvero le fessure.
Se escludiamo le nostre Alpi, infatti, arrampicare in libera su grandi pareti vuol dire, per lo più, arrampicare in fessura.
Questo tipo di arrampicata per noi Europei è molto difficile da allenare, perché sono rare le situazioni in cui si non si hanno altro che le fessure per salire (come invece succede in Yosemite, Patagonia, Pakistan…)
Occorre quindi essere preparati a scalare tutti i tipi di fessura e conoscere le tecniche appropriate per ognuna di esse. L’esempio più rappresentativo è sicuramente quello delle Offwidth (le fessure fuori misura), impossibili da scalare senza la tecnica adeguata, ma facili per chi si sa muovere correttamente.
Mi ricordo ancora il mio primo impatto con la Monster Offwidth su Free Rider (Yosemite): mezz’ora di lotta con la tecnica sbagliata per poi appendermi esausto al friend, mentre il giro successivo, una volta appropriatomi della tecnica, ho scoperto un duro ma fattibile 5.11 di 50 metri…
I migliori luoghi per allenarsi a scalare in fessura dalle nostre parti, a mio avviso, sono: Cadarese, Yosesigo e la Valle dell’Orco. La cosa migliore tuttavia, se se ne ha la possibilità, è quella di andare nel continente americano, in posti come Yosemite o Indian Creek (per citarne solo alcuni) dove si riesce davvero a mettere a punto la propria tecnica.
Anche se la capacità di arrampicare in fessura rappresenta una componente determinante per salire in libera una big wall, non bisogna trascurare un allenamento di tipo “classico”, sia sulla forza che sulla resistenza.
A questo proposito è ormai possibile trovare tantissime informazioni, sia su internet che in libreria. Questo tipo di allenamento, infatti, può essere impostato in modi diversi a seconda delle proprie caratteristiche, dei propri punti di forza e debolezza e delle attività che si preferiscono, e comprende quasi sempre un mix variabile di arrampicata sportiva, allenamento a secco e boulder. Quest’ultimo in particolare, permette in molti casi di mantenere un buon livello di arrampicata durante una spedizione, dato che spesso può essere praticato anche nei campi base (come in Patagonia ad esempio, nel paese di El Chaltén, inevitabile punto di sosta e di partenza).
Se per la parete che si intende scalare (o l’avvicinamento ad essa) si prevedono inoltre parti di ghiaccio o terreno misto, bisognerà inevitabilmente allenarsi anche a questo tipo di salita, per essere all’altezza di ogni possibile situazione e difficoltà che si presenti.
Ultimo punto, ma non per ordine di importanza, è una buona preparazione fisica generale. Qui lo scopo è quello di arrivare alla base della parete (nel momento in cui si calzano le scarpette) freschi per scalare e non già completamente provati da ore di cammino con zaini pesanti o risalite a jumar…
Questo è sicuramento un altro aspetto da tenere presente e sul quale non è facile dare consigli. La corsa, possibilmente in salita, aiuta di certo, così come aiutano i lunghi avvicinamenti con gli zaini pesanti e le lunghe giornate passate in parete.
Aldilà del lavoro specifico sull’arrampicata in fessura, sul livello tecnico e sulle proprie condizioni fisiche, è sicuramente molto utile cercare ogni tanto di unire questi 3 tipi di sforzo. Il modo più efficace per farlo, a mio avviso, è provare qualche via dura possibilmente in fessura, al proprio limite, con un avvicinamento lungo e una logistica piuttosto complessa, che richiedano di stare in giro più giorni.
Venendo allo specifico della spedizione in Groenlandia, la parte di Kayak ricoprirà la metà del terzo punto. L’allenamento per il kayak deve metterci ovviamente in condizione di percorrere i 200 km di mare, ma con una certa sicurezza e senza arrivare stremati alla fine. Non è tuttavia l’allenamento più importante per questo tipo di spedizione, in cui l’obiettivo finale resta quello di scalare la parete dello Shark’s Thooth. E per questo motivo che il kayak sta occupando al massimo un giorno a settimana dei miei allenamenti, mentre il resto del tempo rimane dedicato all’arrampicata sportiva, alle fessure e alle salite in montagna.
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