2015. Riguardo la mia cartella “foto” sul computer e mi rendo conto che quest’anno è veramente grossa, più del 2013 e 2014; non avrei mai pensato. Ed anche se è vero che quest’anno non ci sono stati successi eclatanti come lo erano stati la Egger nel 2013 o lo Shark Tooth nel 2014 (quelle che considero le mie due salite più importanti da quando scalo), la ricchezza e la quantità di avventure e momenti da ricordare hanno reso in qualche modo speciale anche questo 2015.
Per quanto riguarda le salite sulle Alpi, nel tempo che sono rimasto a casa, più di così non avrei potuto chiedere ed aspettarmi: il completamento della via al Sasso Cavallo è stato l’inizio di una gran primavera (http://ragnilecco.com/sasso-cavallo/) a cui sono seguite le libere al Poncione d’Alnasca e al Caporal, in valle dell’Orco (http://ragnilecco.com/primavera-2015-tra-salite-e-serate/).
Il tempo perfetto dell’estate mi ha permesso poi di togliermi qualche belle soddisfazione sul Monte Bianco, tra le quali spiccano senza dubbio la Jori Bardill con Luca e Giga e Divine Province con Arianna (http://ragnilecco.com/divine-providence/), una salita che, non per difficoltà tecniche, ma per come è avvenuta e per con chi è stata condivisa, si colloca a pieno diritto nella top 5 di sempre, e poi l’Eiger con Silvan e sempre con Silvan il viaggio negli States a Yosemite e Red Rocks (http://ragnilecco.com/yosemite-2015/).
A tutto questo purtroppo quest’anno è mancato un pizzico di fortuna (o forse di caparbietà ed audacia) nelle due principali spedizione Extra-europee in Patagonia (http://ragnilecco.com/fitz-roy-atto-finale-vetta-e-nuova-variante-sul-pilastro-casarotto/) e sopratutto India, dove l’esperienza globale è stata comunque memorabile e ricca di lati positivi (http://ragnilecco.com/bhagirathi/). In entrambi i casi, l’occasione giusta per realizzare i nostri grandi progetti e sogni l’abbiamo avuta, ma per diversi motivi non siamo riusciti a sfruttarla per raggiungere le vette…that’s alpinism, that’s life!
Un 2015 che si è concluso sotto il segno secondo cui era andato avanti, ovvero con una gran bella salita nelle Alpi, una esperienza da incorniciare su una delle pareti a cui sono più legato, sulla quale però non mettevo più le mani da due anni e mezzo, ovvero dalla mia libera con Jacky su AlexAnna. Sto parlando della parete d’Argento, sto parlando della mitica Sud della Marmolada, la parete sulla quale 10 anni fa con mio papà salivamo il pesce in giornata, in arrampicata libera, a vista. Un sogno, un regalo che la vita mi ha fatto e che a ripensarci 10 anni dopo, scalando le stesse rocce, mi fa tornare alla mente le sensazioni di quel 3 luglio 2005, sensazioni di quando ti senti giovane e forte e sei con una persona importante, quelle giornate di grazia, dove tutto è possibile, dove senti una carica di energia bonus e non vedi l’ora di trasferire tutto il potenziale sulla roccia!!
“Fossero tutte così le salite”. Ecco, proprio questo era quello che pensavo domenica scorsa 27 dicembre, mentre cercavo la strada giusta sull’oceano di placche della parete d’argento. Pensavo alle sensazioni che avevo 10 anni prima sulla stessa parete, 50 metri più a destra sul Pesce, e pensavo “ma quanta cavolo di motivazione e forza fisica avevo quel giorno?!?”. E mentre lo pensavo mi sono reso conto che se, a 10 anni di distanza, mi trovavo ancora qui, in inverno a tentare una via ancora più difficile e meno protetta, beh allora forse un po’ di motivazione mi è rimasta!
Ma di giorno al 27 dicembre con 8/9 ore di luce e una parete di 1000 metri da scalare davanti non è che hai molto tempo per pensare…meglio lasciare lo spazio per i pensieri durante i lunghi bivacchi e concentrarsi sull’azione.
26 dicembre. Con Luca Moroni partiamo di buon ora da Varese alla volta delle dolomiti. Luca è nemmeno tre anni che arrampica, ha già salito la Marmolada una volta, dopo un anno e mezzo che scalava, con dei ragazzi al suo pari, per la via “Tempi moderni”! Per me qualcosa di già sbalorditivo considerando quanti sforzi e fatiche mi era costata questa salita nel lontano 2004! Ma forse quando esclama “beh la via di oggi solo 6c+…sciallo!” mi rendo conto che non sa, che questa volta la salita è di un’altra categoria. L’obiettivo è di ripetere la via “Fortuna” del grande Maurizio Giordani che corre 50 metri a sinistra del pesce e poco distante da “Fantasia”, altre grande via di Giordani che avevo “tentato” (ovvero percorso ad eccezione degli ultimi 300 metri causa temporale) nel 2010 con Ale Baù.
Attacchiamo verso mezzogiorno e saliamo quello che è un po’ “l’antipasto” di questa grande via, fino alla prima cengia dove ci fermiamo a bivaccare.
Domenica 27 dicembre entriamo nel cuore della salita. Non voglio dilungarmi troppo su racconti tecnici tiro per tiro, finirei per essere ripetitivo o dire cose già scritte…per essere brevi e onesti, in buona sostanza, la via è bella dura, dal punto di vista mentale soprattutto, difficoltà comunque elevate e materiale sui tiri pressochè assente (o quel poco che c’era quasi era meglio non ci fosse – trovare una clessidra con un cordino marcio che ha trent’anni dentro è peggio che trovarla senza perché o riesci a tagliarlo e farne passare un nuovo oppure praticamente sai che quella protezione potenzialmente buona in realtà non terrà mai un tuo volo…). Insomma questa via è l’ennesima dimostrazione dell’assoluto livello raggiunto da Maurizio su queste placche e su questo genere di scalata, arrampicata difficile e poco intuitiva con protezioni minime…qualcosa che già mi aspettavo e che probabilmente è il motivo per cui mi trovavo lì su quella via. Il tutto è complicato dal fatto che adesso più che in estate bisogna essere veloci e non c’è assolutamente tempo da perdere se se vuole arrivare a passare la notte in un posto decente.
Alla fine del secondo giorno arriviamo a bivaccare in prossimità della cengia mediana.
Lunedì 28 dicembre, il terzo giorno in parete, il programma è quello di salire anche la parte alta, ma facendo un calcolo realistico tra la nostra velocità media, ore di luce a disposizione e stanchezza fisica e mentale capiamo che sbucare in cima in serata non è qualcosa di molto probabile e il rischio di un terzo bivacco è alto…vogliamo comunque fortemente arrivare in cima alla Sud, ma dovendo conciliare ciò con un rientro a casa in serata, optiamo per uscire dalla parte alta della via attraverso il pesce, 400 metri di camini e diedri con difficoltà dell’ordine del IV e V grado che si prestano a una scalata veloce e più rilassante (anche se sempre faticosa per via dei sacchi pesanti sulle spalle che non si conciliano perfettamente con l’arrampicata in camino…).
E così procediamo pian piano verso l’alto e alle 14.30 sbuchiamo in cima alla Marmolada, proprio di fronte alla terrazza della stazione della funivia. L’impatto è brutale: dopo due giorni e mezzo in totale isolamento sulla parete, dove ti pare di essere veramente fuori dal mondo, appena sbucati sulla cresta sentiamo le urla e gli schiamazzi degli sciatori a 30 metri da noi e saltiamo dentro la stazione della funivia dove sciatori e turisti ci guardano come due extraterrestri!
Una salita comunque importante…perchè i primi due giorni sono stati davvero impegnativi ed intensi e ci hanno impegnato a fondo, e perchè salire la Sud della Marmolada, proprio nel suo cuore è sempre una grande soddisfazione!
Quale modo migliore per chiudere un 2015 così ricco di salite?
Ed ora si guarda già alla prossima avventura…