Chiaro
di luna
Di Alex Huber
Sono seduto esattamente al confine fra due mondi. E’ questo quello che provo sulla cima dell’Aguja Saint Exu-pery. Da una parte la Patagonia più selvaggia, con le impressionanti guglie rocciose del gruppo del Torre e i ghiacciai interminabili. E voltandomi El Chalten, ultima propaggine della civilizzazione, con le sue case di legno, colorate, e qualche infrastruttura metallica, che riflette la piccola cornice montana che la circonda.
Sono semplicemente felice, ho attaccato questa via, “Chiaro di Luna”, ieri pomeriggio, alle due, e ora sono le otto di mattino e mi trovo in cima. Da solo.
Molte persone mi chiedono il motivo delle mie solitarie, e sempre rispondo che amo realizzare fare tutto da me stesso, come prefiggermi un obiettivo, organizzare e pianificare tutto, e questo senza aver niente a che spartire con la parola follia.
Non nego che rimanga sempre una certa percentuale di rischio, in quello che faccio, ma lo mantengo sempre nelle giuste proporzioni, confidano nel mio livello di giudizio, nella mia competenza. In realtà questa via non era il mio obiettivo principale, ma proprio il risultato di una valutazione sui rischi. Originariamente avevo pensato di scalare la Torre Egger da solo, ma Charly Gabl, che da sempre mi guida via telefono da Innsbruck con le previsioni, mi aveva detto che non c’era davvero tempo stabile nei giorni a venire. E scalare in solitaria la Egger necessita assolutamente di tre giorni di tempo asciutto e senza vento.
Avevo solo, mi disse, un pomeriggio e una mattina. E il rischio di rimanere intrappolati in una tempesta era qualcosa al di là della mole di rischi che volevo accettareTensione? Certo, ce n’è sempre, nelle solitarie. E se senti che non è la giornata giusta, meglio tornare indietro, subito. Chiaro di Luna era una via che non presentava accumli di neve, presentava una parete di granito da sogno, e la scalata sarebbe stata molto tecnica. La scelta mi apparve perfetta.
(continua)