Venerdì scorso ho avuto l’onore di conoscere e scambiare quattro chiacchiere molto rilassate con Juri Chechi, vero ed assoluto mio idolo sportivo, uno che stra-favorito per una medaglia d’oro olimpica si ruppe il tendine d’achille proprio alla vigilia, ed ebbe comunque la forza di risollevarsi e trionfare quattro anni dopo. Bene sottolineare che ci sono pochi sport ed esempi della vita dove in un minuto, un minuto soltanto, consumi anni di allenamento e preparazione. Senza alcuna possibilità di riparazione. Ci sono momenti simili sulle vie di montagna, in pochissimi secondi devi prendere una decisione, e non hai possibilità di tornare indietro (quando apri una via e sei lontano dalla protezione, per esempio), però penso che la pressione di un pubblico e di una giuria sia superiore. Rischi di meno, “solo” una medaglia olimpica (…), ma addosso a te hai veramente tanto.
Dicono che l’arrampicata sportiva sia parente della ginnastica artistica, e si dice questo soprattutto dopo che John Gill rivoluzionò la disciplina del boulder importando anche l’uso della magnesite.
Qualcosa di vero c’è, ma a giudicare dai bicipiti di Juri…beh, il confronto sulla forza non è neppure lontanamente proponibile. Juri va in bicicletta, come unica attività fisica, da oltre dieci anni, ma migliaia di ore di isometria si vedono ancora, eccome. Dice che è la metà di allora, e lo confermano testimoni, ma…mai visto muscoli del genere! Il suo allenamento era di 7 ore al giorno, sempre senza pesi, ma tutto fondato sul body core e ovviamente sugli esercizi agli anelli.
Qui lo vedete mentre sfoglia il book 2014 dei ragni, un anno di foto e di racconti. Sembra che stia eseguendo un esercizio con 50kg a braccia…
Niente paura però per gli strapiombisti: almeno lui non si cimenterà su grotte e grottoni. Soffre di vertigini in maniera, dice, vergognosa.
Eravamo alla fondazione Don Guanella, dove terrò una serata il prossimo Venerdì 17 ottobre. Ingresso libero, siete invitati tutti.