di Andrea Pavan e Daniele Tavola
IL MASSICCIO DEL SIROUA E TOUFLIHT
Partiamo io e Daniele “Neno” Tavola con altri tre nostri amici: Andrea Merisio, Marco “Papa”Gualtieri e Garcia Frigo. L’obiettivo del nostro viaggio è l’esplorazione di un’ampia area di blocchi e torrioni posta circa a 200Km a sud di Marrakech nell’altopiano del massiccio dello Jebel Siroua ad una quota di 2350m.
Diciamo innanzitutto che la zona è già stata in parte visitata da scalatori spagnoli, inglesi, e francesi. Tuttavia viste le grandi potenzialità del sito, ci sono ancora enormi possibilità per liberare nuovi passaggi e innumerevoli tiri da scalare con la corda.In base alle informazioni disponibili abbiamo stabilito che il periodo migliore per andarci è il mese di aprile, inoltre l’annata è stata particolarmente scarsa di neve quindi dovremmo trovare condizioni perfette.Atterrati a Mararkech, dopo aver dormito la prima sera presso il villaggio di Tamdakht, dove siamo anche riusciti a scalare su un bel masso di calcare, partiamo alla volta della regione di Amassine dove si trova la nostra meta.
La strada 6801 sale lenta e con la quota il paesaggio cambia gradualmente da desertico ad alpino; i pascoli verdi e le fioriture fanno venire in mente più la svizzera che l’Africa! Però siamo in Marocco e le piste sterrate non sempre sono come quelle della Konfederazione. Infatti poco prima di giungere al passo Touggoukine a q. 2519, praticamente arrivati a destinazione, la strada si interrompe nel vuoto. A causa di un franamento compiamo un’ampia deviazione e lì il nostro mezzo 4×4 si inchioda in una zona paludosa. Dopo qualche ora riusciamo a sbloccare il mezzo con un trattore che è rimasto impantanato il giorno prima e che a sua volta è stato tirato fuori dal fango da tre moto da enduro che passavano per caso di lì.
Finalmente arriviamo alla zona di blocchi dove ci attendono la nostra guida ed il cuoco. Il luogo è magnifico e viene installato il campo. Qui il verde dei prati contrasta col rosso della pietra ed il blu del cielo e poi i blocchi sono ovunque! Nel tardo pomeriggio cominciamo a scalare passaggi esistenti e a pulire nuove linee. Garcia libera “Mr Cumino”, una placca strapiombante a liste molto ditosa mentre “Papa” e Andrea provano un bellissimo tetto su roccia lavorata: siamo gasati per i giorni successivi. Dulcis in fundo: le nostre guide sono molto simpatiche e cucinano veramente bene, cosa volere di più? Che la meteo rimanga perfetta come il primo giorno…
La mattina successiva ci svegliamo con folate di vento gelido che strappano i picchetti delle tende peggio ancorate, il cielo si copre gradualmente e in tarda mattinata comincia a piovigginare con il vento che aumenta di intensità e le raffiche di vento cominciano a piegare le nostre tende. Però siamo tranquilli e facciamo un’abbondante colazione a base di crema alle nocciole locale, la mitica “Sergio” e di una specie di frittatina che chiamiamo “crepes millebuchi”….Ma per oggi abbiamo capito che dovremo riposare tutti nella grande tenda mensa. Infatti Habdul, la nostra guida, ci ha assicurato che nel massiccio del Siroua il brutto tempo dura non più di una giornata. Perfetto!
Sorseggiando thè alla menta la pioggia si trasforma in neve e le temperature si abbassano fin sotto lo zero permettendo la creazione di simpatici candelotti di ghiaccio sui teli delle tende e sui bordi dei blocchi che avremmo dovuto salire il giorno successivo. La neve e violente raffiche di vento ci cullano tutta la notte e per i due giorni successivi.
L’unico posto asciutto dove stare e dove riposare è la tenda mensa. In due giorni non ci resta che mangiare, giocare a carte e fantasticare sui nuovi massi che avremmo trovato e scalato. Il terzo giorno, visti i 30cm di neve caduti e visto che non sembra smettere, conveniamo che al posto dei pads sarebbe stato meglio portare piccozza e ramponi. Dopo un rapido scambio di opinioni prendiamo la decisione di andarcene via e passiamo al piano B: fuga dal campo con i muli! Infatti le piste sterrate sono ricoperte dalla neve che si sarebbe sciolta del tutto solo dopo alcuni giorni. Inoltre se anche avesse smesso di nevicare il giorno successivo, la neve caduta non avrebbe permesso di scalare per almeno i successivi 3/4 giorni. Sotto una debole nevicata, facciamo venire dei pastori a prenderci con i muli dallo sperduto villaggio di Amassine, posto a circa 8 Km dal campo. Caricati i muli, dopo 4 ore di cammino raggiungiamo Amassine dove una jeep ci attende per riportarci a Marrakech.
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Toufliht
La sfortuna a questo punto termina improvvisamente: lungo la N9 che dal Passo Tizi N’Tichka giunge a Marrakech, notiamo dei blocchi di arenaria immersi nella pineta a monte della strada. Scesi dalla jeep, dopo una rapida occhiata capiamo che la qualità della roccia è davvero alta e sui massi dopo una veloce pulizia sarebbero nati passaggi nuovi di zecca e sicuramente molto belli.Qui siamo i primi; infatti sui sassi non troviamo nessun segno di magnesite o prese spazzolate e ripulite. Una volta arrivati a Marrakech ci prendiamo comunque una giornata di pausa per valutare il da farsi e ne approfittiamo per visitare il caratteristico suk che si affaccia sulla piazza Djemaa el Fna.
Qui passiamo delle simpatiche ore di delirio cercando di contrattare il prezzo con dei veri professionisti. Nel suk tutto, il clima, le voci, i colori, gli odori, le botteghe, ti spinge ad una sola cosa: spendere tutti i dirham che hai in tasca! Comunque gli affari li fanno loro; alla fine ce ne andiamo via soddisfatti ma provati da contrattazioni che durano anche più di mezz’ora…
Piano C: noleggiamo una vettura per gli ultimi tre giorni e in circa due ore da Marrakech arriviamo a Toufliht, la nostra nuova meta. I massi si trovano circa 1 Km a sud della località di Toufliht, esposti a nord a circa 1350m immersi in una pineta che regala ombra durante tutta la giornata.
Dopo le solite operazione di pulizia riusciamo a pulire quasi venti passaggi e a liberarne una decina. Subito notiamo due grossi massi dove nascono i primi passaggi: “Aziz”, un traverso su tacche con difficile girata su diedro, in seguito puliamo ”Spigolo champignon” un simpatico spigolo su tacche verticali. I nuovi passaggi nascono velocemente: “La compagnia del peto”, “Lo spaccapolsi”, “Vietato cadere”, “Marocchio” e i difficili “Il cuoco” e “Lo schiavo”, liberati da Marco. Alcuni problemi rimangono dei progetti, sicuramente fattibili ma che non siamo riusciti a salire a causa del tempo limitato, altri sono davvero duri!
Durante la scalata spesso ci fanno compagni dei bambini del vicino villaggio che passano la giornata a guardarci e probabilmente a chiedersi quanto siamo matti per venire da così lontano e pulire delle rocce alte pochi metri con una spazzola di ferro e poi magari senza neanche riuscire a salirle…
Il simpatico Aziz in particolare ci tiene compagnia per lungo tempo, dimostrandosi interessato ed aiutandoci anche nella pulizia dei massi! Tornando alla roccia, l’arenaria è solidissima: solida come quella di Parigi, rossa come quella di Albarracin. I passaggi molto vari: spigoli, strapiombi e tacche, compressioni, placche a tacche. Le potenzialità del sito non sono enormi ma abbiamo stimato circa un centinaio di passaggi ancora da pulire a monte della strada, tutti sempre di ottima qualità. Se poi si aumenta il raggio d’azione ai boschi posti a valle della carrozzabile il potenziale aumenta ma bisognerebbe andare a verificare.
SCHEDA TECNICA Jebel Siroua
L’altopiano del Siruoa separa la catena dell’ Atlante da quella dell’ anti-Atlante. E’ posto circa 50 Km a sud del Toubkal, la cima più alta del Marocco e del Nord Africa. Marrakech, che si trova più a nord, è distante circa 250Km.I massi sorgono alla base di ampi valloni ad una quota che varia da 2500m a 2200m. Vista l’altezza durante i mesi invernali è molto probabile che ci sia neve e quindi non riuscire nemmeno ad arrivarci con i mezzi. Durante le stagioni nella norma, la neve si scioglie entro metà marzo ma nevicate fuori stagioni sono possibili anche in seguito. Da preferire comunque la primavera sia per la vegetazione rigogliosa e dei prati fioriti ma soprattutto per la presenza di acqua da fusione che serve per la cucina e tutti i fabbisogni del campo.
Per scalare nel Siroua è consigliabile affidarsi ad un’agenzia di viaggio locale che si occupa della logistica e che possa procurare tutto il necessario per l’allestimento del campo nell’area di scalata. Bisogna considerare che fino a tutto aprile i villaggi presenti nelle vicinanze sono disabitati, bisogna essere autosufficienti in tutto e per tutto. Vi è comunque campo per i telefoni cellulari.
Per arrivale nel massiccio del Siroua, una volta giunti a Marrakech dirigersi a sud lungo la P31; circa 23K prima di giungere ad Ouarzazate prendere la P32 e giunti ad Anezal girare a destra i direzione di Tamallakout. Superato il villaggio di Tachakouch la strada diventa sterrata ed è necessario un mezzo fuoristrada, meglio se con argano per disincagliare il mezzo. Superare la deviazione per il villaggio di Amassine (innumerevoli blocchi presenti) e imboccando una strada in terra battuta (si vede chiaramente il sito di scalata) che scende verso destra si giunge al sito principale di scalata posto poco prima del villaggio di Aziwane.
SCHEDA TECNICA Toufliht
Il sito di arrampicata è posto lungo il versante settentrionale della catena dell’Atlante circa 80Km a sud di Marrakech lungo la P31I massi sorgono ad una quota di circa 1350m, in zona abbastanza ombrosa e relativamente umida. Il periodo migliore va da ottobre ad aprile. In caso di precipitazioni meglio attendere un giorno prima di recarsi a scalare. Per pulire nuove linee necessaria una spazzola per rimuovere muschio e licheni. Per dormire e mangiare sono presenti alberghetti e Gites d’Etape lungo la strada che porta a Marrakech (P31). Vi è campo per i telefoni cellulari.
Un ringraziamento particolare al Gruppo Ragni del CAI Lecco che tra i primi hanno promosso il bouldering esplorativo e hanno reso possibile intraprendere questo stimolante anche se non molto fortunato viaggio. Un ringraziamentoanche ad Adidas e Skylotec per il supporto tecnico fornito