di Lorenzo Negri
Il 18 luglio siamo a Malpensa accompagnati da mio papà che dopo anni di spedizioni ci vede partire mentre a lui ‘tocca’ rimanere a casa; è proprio dalle diapositive che mi ha fatto vedere qualche anno fa che ho iniziato a sognare di scalare l’Alpamayo.
Lui ci era infatti stato negli anni ’90, insieme a Mariolino Conti, ma furono costretti a rientrare dopo aver raggiunto il campo alto per dei malori dovuti alla quota; la storia che però lega la mia famiglia a questa meravigliosa montagna inizia nel 1975 quando il fratello di mio nonno, Pino Negri, insieme a Casimiro Ferrari e una spedizione del Gruppo Ragni aprì una nuova via sulla famosa parete SW.
L’avventura mia e di Alessia inizia però qualche settimana prima del nostro imbarco, per entrambi è la prima spedizione extraeuropea e già preparare gli zaini, organizzare il materiale, i voli e tutto il necessario è una novità.
Ora però siamo seduti sull’aereo e inizio a ripensare a tutto il materiale nei sacconi facendo mente locale e sperando di non aver lasciato a casa nulla di importante!
Il viaggio non è dei più brevi; abbiamo dovuto fare tre scali: Parigi, Atlanta e finalmente Lima; tutti i bagagli fortunatamente arrivano a destinazione, ora ci mancano solo 8 ore di pullman per arrivare a Huaraz, una città a 3052m slm che sarà il nostro “campo base” per il prossimo mese.
Una volta arrivati qui iniziamo subito il nostro acclimatamento, come prima uscita decidiamo di andare alla famosa Laguna Churup, un bellissimo lago a 4450 m dove, dopo una camminata di un paio d’ore ci appare davanti un lago di un colore azzurro stupendo.
Dopo questa prima e semplice uscita passiamo un paio di giorni a Huaraz, prepariamo il materiale e partiamo verso il rifugio Ishinca, con l’obiettivo di raggiungere due cime di circa 5500 m.
Il sentiero per il rifugio attraversa una lunghissima valle e gli zaini pesanti non aiutano di certo, ma piano piano, un passo dopo l’altro, arriviamo al rifugio e dopo una cena “peruvian style” alle 19.30 siamo in branda.
Alle 2 di notte suona la sveglia e dopo una veloce colazione partiamo dal rifugio con destinazione la cima del Nevado Ishinca, alto 5530m, la salita non presenta particolari difficoltà a parte la quota che puntualissima verso i 5000 m si fa sentire e mi inchioda le gambe, fortunatamente Ale è in forma, prende il comando della cordata e mi “trascina” in cima! Prima cumbre del nostro viaggio, siamo super contenti ed emozionati!
Il secondo giorno la sveglia suona sempre qualche ora prima dell’alba, fortunatamente le gambe oggi girano meglio e, relativamente in poco tempo, siamo in cima anche al Nevado Urus 5420m! ora non ci resta che scendere al rifugio, recuperare le nostre cose e ripercorrere la lunga valle a ritroso verso il paesino di Pashpa dove il nostro amico con la sua jeep ci sta aspettando per riportarci a Huaraz.
Il nostro programma prevede ora qualche giorno di riposo dove avremo tutto il tempo necessario per riorganizzare gli zaini in vista del nostro obiettivo: l’Alpamayo.
Grazie a Miguel, una guida alpina di Huaraz prenotiamo un Arriero che, con il suo asino, ci accompagnerà fino al campo base, da qui due portatori ci aiuteranno a portare il materiale necessario fino al campo alto a 5500m, anche questa valle è infinita ma bellissima, da Cashapampa al campo base sono circa 25km!
I primi due giorni passano tranquilli e il terzo ci avviamo dal campo base verso il campo alto, saltando il campo morena, dopo esserci districati tra gli enormi crepacci sul ghiacciaio arriviamo alla crepacciata terminale che presenta un salto di ghiaccio verticale di 15m, uno dei punti più tecnici della salita, una volta superata la terminale si apre finalmente davanti a noi la parete più bella dell’Alpamayo che fino a questo punto ci era rimasta nascosta; Sia io che Ale rimaniamo a bocca aperta e iniziamo a vedere il nostro sogno che si sta realizzando, però manca ancora la giornata più impegnativa che (speriamo) ci porterà in cima.
Appena finita la cena a base di cibi liofilizzati ci infiliamo nei sacchi a pelo; la sveglia suona presto e alle 23.30 siamo i primi a lasciare il campo verso la parete, superiamo la crepacciata terminale che ci immette nel canale della via basco-francese, l’unica percorribile a causa degli enormi seracchi che incombono sulla cima.
Dopo 8 lunghi e freddi tiri su ghiaccio da 60m, poco dopo l’alba siamo finalmente in cima! siamo super emozionati e contenti, dopo aver fatto qualche foto e ripresa con il drone iniziamo le calate in doppia e, dopo una breve pausa al campo alto ci avviamo in giornata fino al campo base, trascorriamo l’ultima notte in tenda nella bellissima vallata e la mattina ripartiamo in direzione di Cachapampa.
Siamo super soddisfatti di questa nostra prima esperienza su montagne lontane da casa; essere riusciti nei nostri obiettivi ci ha sicuramente dato la carica (di cui probabilmente non avevamo bisogno) per iniziare a programmare il prossimo viaggio!