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Cose Turche, buova via per Bernasconi e Spini

COSE TURCHE: FA PER BERNASCONI E SPINI

turchia

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E dopo un tuffo nelle montagne di casa con la storica prima libera della Via del Det al Sasso Cavallo cambiamo completamente registro e spostiamoci sulle montagne della Turchia, pochissimo esplorate sinora e meta della mini spedizione composta dai due Ragni Matteo Bernasconi e Davide Spini. Matteo era alla sua prima esperienza in apertura dal basso col trapano mentre Davide aveva già aperto diverse vie sia in Italia che all’estero. Ne è uscita una via molto continua, difficile e su una parete che ti toglie letteralmente il fiato. Il tempo a disposizione era abbastanza limitato e la meteo ha bloccato i due protagonisti ripetutamente pertanto la libera completa aspetta ancora, e a giudicare dalle parole di Davide e Matteo sarà una faccenda decisamente seria, che li vedrà prossimamente in prima linea.

 

Turchia 2011 – Appunti di viaggio

Kazıilin basi 2944 m

Descrivere ın poche righe le montagne dell’Ala Dağlar è impossibile.

Vi dirò solamente che il posto è fantastico, che il paesaggio è mozzafiato e che ci sono tantı piccoli villaggi, contornatı da meleti, che spuntano nelle depressioni verdeggianti dell’arido altipiano.

 

La mattina il sole sorge molto presto, il cielo è quasi sempre azzurro e il canto del muezzın scandisce il passare del tempo. Verso sera poi le montagne si colorano di rosso, i canyon assumono delle luci bellissime e dopo pochi minutı tutto è buio; si vedono solo le lucı delle case e i milioni di stelle che decorano questo cielo orientale.

In realtà non siamo andati fin là solo per guardare il panorama…

Abbiamo riempito a dismisura i nostri sacconi e, stincando il sentiero, ma combattendo gagliardamente con gli spinosi arbusti locali, li abbiamo trascinati sotto una delle centinaia di pareti della zona. A quel punto, forse intontiti dallo sforzo, abbiamo cominciato a osservare gli ettari di calcare sopra di noi. Stupende placche grigie apparentemente troppo facili, pareti belle ma un po’ discontinue o strapiombi per noi impossibili si estendevano per oltre due chilometri. In tutto questo ben di Dio, solo due vie, ovviamente “Made in Italy”, erano state aperte.

Sul tardo pomeriggio, da buoni alpinisti quali vorremmo essere, abbiamo scelto di puntare a una quasi logica successione di diedri e fessure apparentemente non  troppo strapiombanti.

Dopo sei tiri di pseudo arrampicata percorsi in tre giorni, con i fianchi segati e le gambe indolenzite, nonostante provenga da due generazioni di muratori, ho capito di avere seri problema con la stima del filo a piombo.

L’inclinazione della parete, ben oltre la verticale per 8 tiri su 9, e la roccia che non si prestava molto all’arrampicata onsight, hanno così trasformato il nostro progetto di arrampicata in un cantiere di lavori in fune. A complicare ulteriormente il nostro labile equilibrio psichico ci hanno poi pensato la sindrome da sospensione, la carenza di appigli e qualche giorno di inaspettata pioggia.

Nonostante tutto ciò, e nonostante la mancanza del Miki (Maggioni) a completare il team, il risultato è stato ottimo e la via che abbiamo aperto è il condensato di tutto ciò che avremmo sognato di aprire (e liberare) sulla parete vicino casa.

Bellezza, ambiente, esposizione, inclinazione e difficoltà sarebbero stati il giusto mix per una RP da sogno…peccato che tutto ciò si trovi a più di 2000 chilometri da casa!

NOTE

“Cose turche” è, oltre che il nome della via, il riassunto delle due bizzarre settimane  di peripezie trascorse ai confini dell’Europa. Nonostante la gran voglia di tornare a casa che ha caratterizzato gli ultimi giorni della nostra vacanza, torneremo ancora in quei posti.

Prima vorremmo farlo con le pelli di foca: una settimanella di scialpinismo per far fruttare la patacca di Guide Alpina che ci portiamo appresso; poi nuovamente nella bella stagione  per provare la libera di questa via, magari accompagnati da un tale Simone P. che veste pure lui il maglione dei Ragni di Lecco. Chi volesse aprire delle vie sulle pareti dell’Ala Dağlar deve attenersi a una serie di “prescrizioni” dettate da alcuni climber locali. L’uso di trapano e fix è infatti consentito solo su poche pareti ritenute “idonee” a questa attività, per il resto della catena montuosa il trad dovrebbe essere il solo stile da utilizzare. A pochi chilometri dal campeggio sono presenti più di 200 tiri di arrampicata sportiva; si scala sia su calcare,  che su un ottimo conglomerato, con difficoltà fino all’8a/8a+ e molte potenzialità ancora da sfruttare. Per ogni tipo di info contattare (in inglese) Recep Ince, il gentilissimo gestore dell’Ala Dağlar Camping, nonché chiodatore di quasi tutte le falesie: incerecep@yahoo.comwww.aladaglarcamping.com .

Davide Spini 

 

COSE TURCHE, cose strane, cose incasinate, cose dell’altro mondo, fondamentalmente la mia prima esperienza di apertura dal basso di una via d’arrampicata su calcare è stata una gran “ragliata”.

Un mio caro amico (“piri” Pedeferri) prima di partire mi disse che quello che avrei fatto sarebbe stato un cantiere: un cantiere?

Su una parete di calcare non avevo mai aperto una via d’arrampicata ed effettivamente ho scoperto “ a mie spese” che la parola cantiere si addice perfettamente nel momento in cui decidi di aprire una via su calcare a spit.

Visto la mia “inesperienza”, prima di partire ho chiesto consigli ad alcuni miei amici abituati ad usare trapano e spit nell’aperture di vie nuove d’arrampicata; i più saggi mi hanno detto che visto che sarebbe stata la mia prima via, avrei dovuto scegliere una linea non troppo strapiombante, perché sarebbe stato un cantiere, dove all’inizio tutto sembra facile ma alla fine si trovano sempre e comunque rogne…

Il risultato è stato che abbiamo fatto di testa nostra, i consigli sono andati a farsi benedire, abbiamo ragliato ma in fin dei conti ne è uscita  a parer nostro una bella via che abbiamo chiamato “Cose Turche” e se qualcuno mi chiedesse se mi è piaciuta l’esperienza e se lo rifarei, la mia risposta sarebbe: assolutamente no…naturalmente scherzo!

Lo rifarei ma a “casa”, perché nell’aprire una via passi parecchi giorni in parete e fondamentalmente ti distruggi (fai il  buco con il trapano, martelli lo spit, ti appendi, tiri lo spit, ti cali, sblocchi il trapano…ecc… non si finisce più);  e se piove, come è successo a noi, per quattro giorni e mezzo, arriva un momento in cui ti accorgi che la via non è ancora finita e i giorni per provarla sono veramente pochi.

Avere un project aperto in Turchia non è il massimo, e se poi la via è anche al proprio limite, diciamo che la situazione si complica. Invece averla vicino a casa, ti offre la possibilita’ di provarla senza limiti di tempo con annessi & connessi.

L’esperienza è stata bella anche se sulla nostra via, visto le difficoltà, l’inclinazione della parete sempre strapiombante, e la qualità della linea, abbiamo dovuto adottare un’etica di apertura, se di etica si può parlare, che non è quella “moderna” di andare da spit a spit cercando l’obbligato sempre in arrampicata ma abbiamo dovuto procedere un po’ in arrampicata e un po’ in artificiale ed è cosi che è nata Cose Turche.

La parete in diversi punti era molto sporca, le fessure intasate d’erba così come i buchi, in apertura si procedeva come si riusciva, però alla fine la via risulta comunque ben chiodata e in diversi tratti ci si protegge con nut e friend.

Cose Turche mi impegnerà molto probabilmente ancora per qualche giornata l’anno prossimo in compagnia del mio amico Spinaz e di qualche nostro amico “big” che ci aiuti a liberare la via. Voglio dirvi solo un’ultima cosa: aprire è una faticaccia e la soddisfazione più grande per un apritore è quella per lo meno di provare la libera, altrimenti è come andare sotto una bella montagna e dire “magari un giorno proverò a salirla…”. Di Cose Turche manca proprio questo,  la libera, il momento più bello,  che speriamo arrivi l’anno prossimo.

Un ringraziamento particolare va a Rolando Larcher per tutte le info e per la sua grande disponibilità, e a Recep per la sua calorosa ospitalità e per averci fatto sentire come a casa nei suoi accoglienti bungalows.

Matteo “Berna” Bernasconi

 

Ringrazio Adidas per l’abbigliamento, Scarpa per le calzature e Climbing Technology per l’attrezzatura.

 

ALA DAGLAR : COSE TURCHE

 

Kizilin Basi 2944m : COSE TURCHE (Matteo Bernasconi & Davide Spini)

300m – 7a obbligato / 8b?

(La via è stata solo in parte liberata manca la rotpunkt di diversi tiri, il grado  è solo indicativo)

 

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