28-04-2006
Marco Vago, ripete la ‘La signora del tampax’ in Val di Mello
Il viaggio di Marco Vago tra pensieri, personaggi, sogni e gradi dopo la 5a ripetizione della splendida fessura aperta nel 1984 da Marco Pedrini in Val di Mello…
Ho sempre pensato che noi arrampicatori non siamo altro che una particolare categoria di sognatori e che come tutti i sognatori siamo ambiziosi, con lo sguardo continuamente rivolto verso l’immediato futuro dal quale raccogliamo tutti i nuovi progetti che ci propone, lasciando cadere alle nostre spalle quelli già realizzati, consumati o accantonati.
Ogni tanto però ci capita di fermarci e di girarci indietro. Ci accorgiamo passo dopo passo, progetto dopo progetto, sogno dopo sogno di aver percorso molta strada lungo la quale molte ambizioni le abbiamo realizzate mentre altre, molte altre, vuoi perché troppo azzardate o semplicemente perché i tempi non erano ancora maturi, le abbiamo accantonate tutte dentro un cassetto come vecchie foto che ammassate si nascondono l’una l’altra ma che la polvere comunque raggiunge, segno inesorabile del tempo che passa.
Il rischio è che se lasciamo passare troppo tempo questi sogni potrebbero tramutarsi in rimpianti, allora forse vale la pena, di tanto in tanto, di riaprirlo quel cassetto e frugare alla rinfusa tra quei vecchi progetti, chissà che non ne esca uno per il quale finalmente i tempi siano maturi.
Ma i progetti nascono dai sogni che a loro volta spesso ci vengono ispirati dai nostri “miti”, ossia quelle persone (o forse è meglio il termine personaggi) del mondo dell’arrampicata dei quali abbiamo sentito parlare oppure letto le numerose imprese. Negli anni ’90, periodo durante il quale con gli amici della “TRIBU’” frequentavo assiduamente la Val di Mello, i nostri miti avevano il nome di Marco Pedrini, Tarcisio Fazzini, Norberto Riva, Paolo Vitali, Daniele Pigoni e tanti altri ancora che ovviamente cercavamo di emulare facendo nostri i loro ideali oppure ripercorrendo le loro tappe.
Fu così che nel ’96, dopo aver salito la fessura de “La signora del tempo”, misi le mani sulla sorella maggiore subito affianco: “La signora del tampax”, una splendida fessura strapiombante di 25 metri da salire con tecnica d’incastro. Questo nome dissacrante le era stato dato da Marco Pedrini che la chiodò nel 1984 e la salì in libera l’anno successivo. Poco tempo dopo Pedrini morì su una delle sue amate montagne in un banale incidente, e questo fece in modo che questa splendida linea restasse quale unico segno comunque indelebile del suo passaggio in “Valle”, testimonianza delle sue già avanzate capacità arrampicatorie per quei tempi.
Nei dieci anni successivi si contarono solo due ripetizioni ad opera di Tarcisio Fazzini e Giuseppe Dallona, che la salì nel ’92. Il mio giro perlustrativo si risolse in una grande e faticosa artificialata ed era evidente che per me era troppo, davvero troppo dura, così rinunciai subito all’idea. Poche settimane dopo Simone (Pedeferri, n.d.r.) mi comunicò di averla salita a sua volta aggiudicandosi così la quarta ripetizione… da allora non si ebbero più notizie di altre salite, mentre io iniziai a frequentare sempre meno la Valle dedicandomi ad altri progetti in altri posti.
Quest’anno sono tornato in Val di Mello in compagnia di nuovi amici ed è stato come riaprire il cassetto: ero cosciente di essere pronto per “La signora” perché in dieci anni avevo arricchito il mio bagaglio arrampicatorio e perché ero sicuramente più preparato. E’ però innegabile che in questo lungo periodo il mondo dell’arrampicata sia notevolmente cambiato: la grande diffusione di strutture artificiali sulle quale allenarsi e la sempre più diffusa mentalità sportiva hanno contribuito ad un grande innalzamento del livello tecnico medio, ne è un chiaro esempio il giovane Simone Riva con i suoi recenti risultati, ed io stesso ho beneficiato di queste cose, ma oggi il grado la fa da padrone divenendo non più il mezzo per valutare la difficoltà di un possibile obiettivo, ma l’obiettivo stesso.
Anche per me spesso è così, anche io sogno e spero di poter continuamente innalzare il mio livello tecnico, ma per tentare “La signora del tampax” la motivazione va ricercata altrove, in fondo al Sasso Remenno ci sono decine di tiri ben più duri e sicuramente più comodi da provare. Per provare “La signora del tampax” infatti bisogna entrare in Val di Mello, raggiungere la struttura denominata tempio dell’eden che si trova a sinistra dell’imbocco della Val Qualido, salire i primi tre tiri de “L’alba del nirvana” fermandosi su un piccolo e scomodo terrazzino alla base del grande arco strapiombante che caratterizza questa struttura, sosta di partenza di questo splendido tiro sul quale si resta appesi con più di cento metri di vuoto sotto il sedere.
A dirla tutta non è stato nemmeno facile trovare un’anima pia disposta ad accompagnarmi fin lì per farmi sicura, e per questo devo ringraziare i fratelli Antonio e Fabio Malandri per la loro grande disponibilità e Simone per tutte le dritte che mi ha dato aiutandomi anche nella costruzione dei guantini col cerotto a nastro, senza i quali sarebbe impensabile eseguire quegli incastri dolorosi.
Credo che anche il grado abbia poca importanza per questo tiro, e forse non è nemmeno così facile volergli attribuire una difficoltà numerica, eppure quando sono riuscito ad agguantare la catena dopo due giorni di tentativi e più di dieci anni di speranze la gioia è stata enorme tanto che oggi, a caldo, credo di poter dire che sia la mia realizzazione più ambita di sempre. Perché?
Credo per l’ambiente esposto ma tranquillo, lontano dalla grande massa di arrampicatori. Credo per l’aria di “nuovo mattino” che ancora oggi si respira tra queste rocce, testimoni silenziose di tante imprese degli ultimi trenta anni.
Sicuramente per la soddisfazione di aver salito un tiro che per me e molti della mia generazione è stato un riferimento, un sogno che allora credevo irraggiungibile… E forse, se mi concedete un piccolo peccato di immodestia, per essere riuscito anche solo per una volta a legare il mio nome a quello di altri quattro “miti” che per me e per molti altri rappresentano o hanno rappresentato un esempio da seguire ed un riferimento da emulare.
E’ come se fossi riuscito per qualche istante a sedere accanto a loro conversando magari con Pedrini e Fazzini di una salita che abbiamo in comune, anche se com’è ovvio la mia di pochi giorni fa non ha sicuramente lo stesso valore alpinistico/sportivo della loro di quasi vent’anni addietro.
D’altro canto, se è vero che in arrampicata quello che si fa lo si fa per se stessi, a me queste motivazioni bastano e avanzano e queste quattro righe vogliono essere un piccolo omaggio a quei “personaggi” che mi hanno spinto fin qui, ma anche un invito a nuove promesse come il “giovane Riva” o la piccola Martina a coltivare i loro sogni guardando oltre quel piccolo numerino scritto sulle guide o alla base delle pareti, senza comunque dimenticarsi dei loro “miti”, ammesso che ne abbiano, ma credo che per Simone questo non sia difficile visto che ha per padre un “monumento nazionale”.
La Val di Mello è piena di vie come “La sigora del tampax” e forse per me questa sarà la scusa per tornare a frequentarla più spesso, tanto in quel cassetto, frugando ancora un po’, dovrei trovarci ancora qualche vecchia ed impolverata ambizione.
di Marco Vago
Nella foto: Marco Vago su La signora del tampax (ph Riky Felderer)