21-06-2010 |
Oltremanica by Matteo Della Bordella |
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copyright David Pickford / www.davidpickford.com – |
Ogni anno la BMC (British Mountaineering Council) organizza un meeting internazionale di arrampicata che si svolge ad anni alterni un anno su roccia o su terreno misto. A questi meeting, della durata di una settimana, sono invitati a partecipare uno o due alpinisti scelti all’interno di ogni federazione nazionale, che per Italia è rappresentata dal C.A.A.I. All’edizione del 2010, tenutasi sulle scogliere della Cornovaglia ha partecipato il ragno di Lecco Matteo Della Bordella che ci racconta la sua esperienza. |
Prima di partire per questo breve viaggio sinceramente non sapevo nemmeno che in Cornovaglia ci fosse la possibilità di arrampicare, certo ero sicuro che avrei scalato perché non è che la BMC organizza un meeting di arrampicata a caso, però anche per tutte le sei ore di treno che separano Londra dalla Cornovaglia di roccia non c’era nemmeno l’ombra. Arrivato al paese di Penzance, dove ho avuto modo di incontrare gli altri partecipanti del meeting, il mistero si è svelato: in Cornovaglia si scala sulle scogliere, il cosiddetto “Sea-cliff climbing”. Il meeting aveva un pubblico piuttosto eterogeneo, eravamo in circa 30 ospiti internazionali e circa 30 arrampicatori inglesi che facevano da guide e ciceroni.C’era gente che veniva un po’ dappertutto: dal Giappone al Sudafrica, agli USA ed a tutta Europa e con abilità tecniche ed esperienze diverse, l’età media penso fosse abbastanza bassa, c’era molta gente giovane e la maggior parte dei partecipanti era sotto i 30 anni. Mi sembrava un po’ in certi momenti di essere tornato indietro di un po’ di anni, quando partecipavo ai campi di vacanza estivi organizzati dal WWF nelle oasi con persone che venivano da tutta Italia. Ecco, ora la cosa era molto più “allargata”, ma il clima era simile: tanta gente cuoriosa di vedere e motivata a provare la famosa arrampicata trad inglese.
Il tema del meeting è stato appunto l’arrampicata trad sulle scogliere, le due particolarità della Cornovaglia, là non ci sono zone di arrampicata sportiva, ma vi è solo l’arrampicata tradizionale, ovvero è proibito l’uso dello spit, sulle vie non è presente alcun tipo di materiale in posto (a parte qualche sporadico chiodo corroso dalla salsedine) e vanno quindi attrezzate completamente a friends e nuts, soste incluse. E’ un modo di concepire e praticare l’arrampicata interessante e pulito che ti dà molto, ma che ti toglie anche qualcosa. Ti dà molto perché scalare una parete seguendo le linee naturali e proteggendoti durante la salita è un esperienza che va aldilà del puro gesto dell’arrampicata e che richiede capacità tecniche e mentali che l’arrampicata sportiva non prevede e ti toglie qualcosa perché su questo tipo di arrampicata è molto difficile spingersi al limite delle proprie possibilità fisiche e perché il tipo di roccia si deve prestare ad essere scalato trad (placca a tacche = free solo). {besps}../news2010/21062010{/besps} Aldilà delle difficoltà tecniche, molti dei partecipanti, tra cui il sottoscritto, si sono cimentati soprattutto nella scalata di tiri a vista, spesso vicini al proprio limite, e non sono certo mancate le emozioni ed i momenti di suspence! La roccia della Cornovaglia, per fortuna, offre spesso delle scappatoie, se si padroneggia l’uso dei micro-nuts. Ecco, la roccia è stata un’altra tra le sorprese positive del luogo, si divideva fondamentalmente in due tipi: un granito a grana grossa, bello ruvido e molto quarzoso, spesso lavorato ed appigliato anche grazie a knobs ed il “greenstone”, una roccia che definire strana è riduttivo: nera e completamente liscia, grip zero, come scalare su un pannello liscio, ma spesso ricca di tacche positive e buchi netti, che offre un’arrampicata prevalentemente atletica in “stile pannello”, ma sempre trad: una combinazione per me unica ed affascinante! Per maggiori informazioni, foto ed un report più completo potete visitare: |