Il kilometro verticale di intonso granito salito nella valle di Cochamò (vedi news dello scorso 21 febbraio) è stata solo la prima tappa di un tour sudamericano on the wall e on the road che il Simone randagio e i suoi complici hanno portato a termine proprio pochi giorni fa.
Lasciamo alle parole del Simo il compito di raccontare le realizzazioni, ma soprattutto le emozioni e il senso personale e profondo di questo ennesimo viaggio.
“Dopo quattro giorni di acqua ininterrotta e le previsioni pessime decidiamo di abbandonare la valle del Cochamò, tornare a Puort Mont per salutare Pala che rientrava a casa, per poi proseguire con due giorni di spostamento.
Eravamo partiti per la seconda parte del viaggio con destinazione Piedra Parada, non più in Cile ma in Argentina, dove volevo salire questo monolite immerso nella pampas argentina con tutta la mia motivazione. La foto che avevo visto di questa roccia su di una rivista era troppo affascinante per uno scalatore randagio! Dovevo salirla!
Arrivati di notte, dopo aver investito una lepre che aveva danneggiato il muso della nostra macchina incutendo un cattivo presagio, al mattino la sagoma della Piedra Parada ci si presenta davanti. Il posto era uno dei luoghi più magici che avessi mai visto e tutto ciò ci accese una voglia irrefrenabile di scalare.
La via su cui volevo salire era chiara fin dall’inizio: Cocholate profundo, una via dura fino all’8a per nove tiri (7c,8a,7a+,7c+,7a,6b,7c,6a,4) in 240 metri.
La relazione riportava via ben protetta e molto strapiombante! Ma ora che sono aggrappato a 100 metri dal suolo sull’ennesimo blocco instabile la mia determinazione comincia a vacillare…
Zaffa, che mi accompagna ( e vuole scappare), mi guarda un po’ sconsolato perche il masso è proprio sopra di lui anche questa volta.
In effetti tutto mi aspettavo tranne una via con qualità così “pessime”: i primi due tiri potevano essere accettabili, anche se la chiodatura “bizzarra” non aiutava, ma dal secondo tiro la roccia era veramente ballerina e friabile. La mia gioia nel vedere la Piedra Parada da lontano non mi ha fatto portare nemmeno il casco, tutto ciò aumentava il cattivo presagio…
Dopo una dura lotta arriviamo, meno male, al settimo tiro che è la ciliegina della via: un tiro veramente aereo e spettacolare che ripaga un po’ gli spaventi presi sotto.
Credo che nel complesso la via in sé, anche se l’ho scalata completamente in libera, non sia stata una grande esperienza e un’immensa gioia, ma quello che cercavo l’ho trovato ugualmente: un monolite stupendo dall’altra parte del mondo, in un luogo magico e remoto, dove condividere su una cengia un momento fantastico con Zaffa e ritrovarsi a ridere perche nessun sasso ci ha colpito, godendoci il panorama da quell’altezza, poi la gioia nel compagno prima perplesso e ora felice di trovarsi su quel piccolo balcone sospeso. Questo probabilmente è stato il vero senso e il ricordo di quella salita.
Nei giorni successivi scaliamo nel canon Buitrera, un luogo unico nel suo genere, con roccia vulcanica e diversi settori nel suo interno. Passeremo giorni di arrampicata stupenda scalando vie di qualità eccezionale fino all’8a+ e qualche progetto.
Le conclusioni di un avventura non sono mai facili da tirare e il sapore di un’esperienza come questa necessita di tempo per essere compresa. Abbiamo viaggiato per 35 giorni in Sud America tra le pareti, salendo una bigwall fantastica per una nuova via tutta in libera nella valle di Cochamo, per poi spostarci di 800 km e salire la Piedra Parada, uno dei monoliti più belli che io abbia mai visto. Poi ancora scalate nel canon Buitrera su strutture magiche e una arrampicata veloce a Bariloche, il tutto condito da momenti unici con i miei conpagni ( Mirko, Pala, Mattia, Zaffa o Saffa come lo chiamano gli argentini che significa “l’ho scampata”).
Credo che il mio modo di vivere il verticale in questo viaggio si sia arricchito e visitare i posti e farsi trasportare dalle sensazioni e dalla spontaneità, come faceva Poul Priciard, è sempre stato il mio modo preferito di vivere queste avventure e il risultato sono state tante vie difficili ed emozionanti in un viaggio on the road. Di più non potevo sperare!”
Simone Pedeferri