09-08-2007
Gasherbrum II parete nord: la magnifica avventura
Il 20/07 il gardenese Karl Unterkircher e il lecchese e Ragno di Lecco Daniele Bernasconi hanno raggiunto la vetta del Gasherbrum II (8035m) superandone l’inviolata parete nord con una bella via e una bella impresa che risolve uno dei più famosi problemi himalayani. Il Commento e il ringraziamento di Alberto Pirovano, a nome di tutti i Ragni.
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Il Gasherbrum II è sicuramente una grande montagna, ma dal versante nord, mai salito, rappresenta il passaggio all’alpinismo d’elite mondiale. Quello degli “ultimi problemi” che da settant’anni scandiscono l’evoluzione della pratica in montagna rappresentandone la frontiera.

Uno spigolo gigantesco di cui conservo delle grandi fotografie regalatemi da Mario Conti nel 1999. Già da allora i Ragni cercavano qualcosa di nuovo in Himalaya. Agostino da Polenza ci disse che fin dal 1983, anno della sua salita al K2 da nord, quella parete era per lui una fissazione. Ne nacque un primo progetto che si trascinò per diverso tempo. Nel 2006, sessantesimo del Gruppo, pareva la volta buona, ma tutto naufragò a causa della discordanza delle diverse anime del Gruppo sull’obiettivo.

Poi la partenza del terzetto Bernasconi, Unterkircher e Compagnoni. Quello che sono riusciti a fare è semplicemente sbalorditivo e dimostra la forza e la sicurezza nelle proprie capacità. La dove grandi alpinisti di fama mondiale hanno tentato, cercando di aggirare le difficoltà, i nostri hanno puntato diritto al nocciolo della questione: il grande muro di roccia, non sempre bella, che sbarra l’accesso alla base della grande piramide. Arrampicando in alta quota su difficoltà sostenute (V e oltre) hanno raggiunto per la prima volta il grande plateau di accesso allo spigolo, svelando al mondo che esistono ancora luoghi per cui i termini inesplorati e sconosciuti non hanno un valore solo retorico, bensì sono il reale stato delle cose.

“Poi se arriviamo sul plateau, veloci in stile alpino sarebbe bello sparar su”, mi dice Daniele prima di partire, mentre cerchiamo di capire dalle immagini tridimensionali del satellite come potrebbe essere lassù, “…e magari potreste scendere dal versante pakistano e trovare Mariotto Panzeri e Mario Merelli”, gli faccio eco, “…ma…”.

Così è stato stile alpino puro a parte le corde fisse fino la plateu , niente ossigeno, niente portatori. Zaino in spalla e su, su… come se stessero scalando lo sperone della Brenva.

Via nuova, parete mai salita prima, traversata – vera, senza corde fisse posizionate da altri, addirittura senza tracce, visto che nessuno, quest’anno ha salito il GII dalla normale – da nord a sud.

E una considerazione finale: questa parete andava salita così, un assedio prolungato di grandi gruppi, campi alti e corde fisse in quantità, ne avrebbero minato il valore. Una parete così bella aveva bisogno di alpinisti ancora capaci di sognare, di visionari certi della propria forza, di egoisti del proprio valore, per ridare il giusto romanticismo a questo mondo dell’alta quota, troppe volte banalizzato e mercanteggiato, e per far comprendere che le imprese esistono ancora. Sono quelle fatte dai grandi, su grandi montagne con grandi idee, anche se magari con piccoli budget.

Grazie ragazzi

IMG_0018 Daniele dalla cima