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Oltreconfine, nuova via di Della Bordella, Palma e Soldarini

07-06-2007 Oltreconfine, nuova via sul M.te Ginnircu, Sardegna Fabio Palma, Matteo Della Bordella e Domenico Soldarini hanno aperto Oltreconfine (220m, 7c max, 7° obb.) sulla parete “Amor de Mi Vida” del Monte Ginnircu (Supramonte di Baunei, Sardegna). Prima libera di Paolo Spreafico. Foto in parete di Riky Felderer

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Via Oltreconfine, così si chiama il nuovo itinerario in omaggio all’omonimo e bellissimo libro di Cormac Mc Carthy, ha una lunghezza di 220m per una difficoltà massima di 7c e un obbligatorio di 7a e tutti i tiri sono stati liberati da Paolo Spreafico. La via è un pò più impegnativa di “E non la vogliono capire” e nel 2006 era la seconda via sarda aperta con uno stile “wendeniano”, ovvero cercando di mettere meno protezioni possibili. L2 ed L4, per esempio, ma anche la partenza di L1 ed L5, sono delle lunghezze piuttosto Expo ( per rendere l’idea, questa via potrebbe essere paragonabile a Schatila al Ratikon o Tsunami al Wenden come impegno tecnico-psicologico). Nota fine 2014: Certamente questa via è inferiore, per impegno psicologico, a tutte le vie aperte da Dal Pra e amici nella stessa zona, ed è molto più facile delle stesse e anche di Genius, Mezzogiorno di fuoco e Ci salverà la Bellezza. E’ però MOLTO più impegnativa di vie sarde anteriori al 2005 e quindi va affrontata con una preparazione tecnica e mentale superiore. 

Via OLTRECONFINE, parete “Amor de Mi Vida”
di Fabio Palma

Parziale omaggio al capolavoro di Cormac Mc Carthy, Oltre il confine, e a tutta quella gente che spalanca una porta del mondo per rimettere a posto un’ansia, una voglia, se stessi.
La parete scovata nel 2005 ci ha ripresi ad Ottobre 2006, e forse ci riprenderà ancora, visto le tante linee che sembrano chiamare. Ogni volta ci confrontiamo con noi stessi, con quanto abbiamo fatto su Portami Via, ma giusto un mese fa io e Matteo abbiamo rivisto da vicino la famigerata L5 della via aperta al Wenden, abbiamo capito che una cosa così è irripetibile. Come se si fosse iniziato subito dal meglio di se stessi, e poi si sia costretti a rincorrere il proprio esempio. Però aprire è anche donare qualcosa, a noi stessi, a quelli che ripeteranno, ad un posto che ti ha avviluppato. E la Sardegna è uno di quei posti, con la costa che lascia Santa Maria Navarrese quasi ribelle a strade e insediamenti, con quelle pareti lunghe km, e vergini, come è sempre più difficile trovare nelle Alpi.

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La via è una evidente linea che affronta il grande strapiombo iniziale della parete per la sua parte più debole (roccia delicata all’inizio), raggiungendo poi quella zona di canne parallele che rende la parte bassa della parete un vero e proprio organo. La canna lavorata e ricca di fori di L2 è davvero indimenticabile. Il tiro più facile e rilassante, 6b tutto da proteggere, porta alla cengia intermedia. Ci si sposta di trenta metri per un tiro fantastico e tecnico, e poi per due tiri concatenabili e da non sottovalutare nonostante le difficoltà contenute. Quando poi si è convinti di aver esaurito le parti difficili ecco una sezione violenta e cattiva (Veramente, le cose sbandano sempre diversamente da come te le aspetti…).

Proponiamo 7c max, 7a obb. in più sezioni.(una clessidra abbassa l’obb. da 7b in L4). Chiodatura non pericolosa se si è padroni dell’obbligatorio. I Friends medi piccoli necessari su L3 possono essere utili anche su L2, L4 e L6. La via si conclude venti metri a dx dell’intaglio che divide Amor de mi vida dal Regno dei cieli, volendo ci si può calare dall’alto. In tal caso accesso di 15′ dall’auto: dall’ovile con spiazzo parcheggio per le vie del regno dei cieli incamminarsi per cinque minuti verso Sud e raggiunta una grande quercia prendere l’evidente valletta che si conclude all’intaglio.

Ai cacciatori di OS, consigliamo “rinviarli” sfalsati o allungati su L1 e L4. Possibile concatenare L5+L6 e L7+L8 con corde da 55mt. La via è indubbiamente più dura di “E non la vogliono capire” e credo che L4 sia, per bellezza, comparabile a L2 e L7 di “E non la vogliono capire”. La parete, per inciso, vede per ora le due vie più semplici, e si presta a sfondamenti fragorosi del grado 8, per linee non forzate. (Nota posteriore: infatti dopo arrivò Genius, di un’altra categoria).

Aperta in 7gg Ottobre 2006-Maggio 2007, da Matteo Della Bordella, Fabio Palma e Domenico Soldarini. Prima libera Paolo Spreafico. Ombra dalle 13 in Estate, dalle 14.00 in Autunno. La così detta RP è ancora da fare ( eravamo stravolti…).

Dell’apertura, ricorderemo a lungo i seguenti momenti.
– Matteo che su L4 parte col cliff in bocca perché, dopo 8 voli piuttosto lunghi, ha capito che sulle due ultime due microtacche non avrebbe potuto bloccare con nessuna delle due mani per il tempo sufficientemente lungo a prendere il cliff dall’imbrago… poi un ciuffo ripulito rivelerà un buchetto, e così anche in questo punto l’obbligato è meno di 7b
– L’urlo di Paolo alla libera del primo tiro, mentre io e Dodo siamo su L4. Dopo 15 voli di Dodo e 6 miei, mentre sta arrivando il buio, il successo di Paolo mi dà la carica per un ultimo tentativo, e passo!

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– Penultimo tiro, arrivo in un posto comodo, recupero il trapano…batteria scarica…riesco solo a forare per un centimetro, mi rinvio alla punta del trapano (!), slego una corda e la butto giù. Siccome strapiomba, Dodo deve inventare un sistema alla circo cinese per lanciarsi nel vuoto e prendere la corda. Mi attacca una seconda batteria, la recupero. E’ passata quasi un’ora… sostituirla, nella posizione dove sono, non è facilissimo. La riuscita dell’operazione e il conseguente sospiro di sollievo è smorzato sul nascere…scarica anche quella! Dodo mi insulta, avevo detto che le avevo caricate tutte. A questo punto penso di dover passare la notte in parete, ma il secondo volteggio nel vuoto di Dodo gode dell’esperienza del primo. Morale, usciamo dalla parete alle dieci mezza, con le frontali sulle statiche. E mentre salgo, col tramonto in arrivo, mi ricordo una frase di Oltre Il confine, di Cormac Mc Carthy, e decido di proporre agli altri il nome della via.

“…con il tramonto in arrivo. Abitando unicamente in quello spazio lenticolare nel quale il mondo appariva dal nulla e ricompariva nel nulla, con gli alberi, le rocce e le montagne che diventavamo sempre più scure, tutto compreso, e comprendendo solo il necessario e null’altro” da “Oltre il confine” di Cormac Mc Carthy

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