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Della Bordella e Palma, Coelophysis – Wenden

ENGLISH VERSION: http://ragnilecco.com/coelophysis-huge-new-513-on-the-immaculate-limestone-of-wendenstock/

Fine Agosto 2008: Matteo Della Bordella ha salito in libera Coelophysis, 21 lunghezze e oltre 650 metri di sviluppo, probabilmente la via più lunga del Wenden, visto che raggiunge il punto più alto del Mahren.

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Il settore dove si trova Coelophysis è situato circa duecento metri a sx del pilastro Letzer Mohikaner, ed è impossibile mancarlo. Parte infatti con un grande anfiteatro centrato su un gigantesco strapiombo giallo, supervisibile dalla strada sottostante, e praticamente perpendicolare al campeggio di Gadmen. La nostra via parte a destra dello strapiombo.

Io e Matteo siamo stati impegnati nella libera tre giorni di questo 2008, mentre avevamo concluso la via nel 2007 (13 tiri aperti) e iniziato con Adriano Selva nel 2006. Adriano non ha potuto venire con noi negli ultimi due anni ma ha il merito di avere aperto due tiri stupendi, il terzo e il sesto. Complessivamente, siamo stati in parete 18 giorni, con tre bivacchi in parete e due alla base.

Nei 21 tiri, infatti, ci sono due possibilità di bivacco. Alla fine dell’ottavo tiro ( discreto ma ben riparato), e alla base del 14esimo tiro ( questo davvero bello e in ambiente superbo). Questo permette di affrontare questo grandioso viaggio con un po’ di respiro, visto che riteniamo veramente difficile ripetere la via in giornata (ovviamente, è sempre questione di livello…).

A causa dello scioglimento dei nevai a 3000 metri, la via è una delle ultime ad essere percorribile in Wenden, e va quindi programmata per un periodo che va da fine Luglio ad Ottobre anche inoltrato. Addirittura anche in Inverno, con le condizioni che trovammo due Natali fa, quando la neve terminava a 1600 metri lasciando intatta tutta la fortezza del Wenden.

Tecnicamente è molto varia, con tiri in forte strapiombo e altri in placca molto tecnici, e non mancano neppure diverse fessure. Praticamente indispensabile una serie di Friend a partire da 0,5 e fino a 3. I primi tiri sono già impegnativi, ma è dal settimo in poi che la via diventa a volte estenuante per l’esigenza di cercare dove andare mentre si sta scalando su sezioni di 6c/7a obbligate. In particolare avvertiamo che tiri come il 7° (Fabio), 8° (Adriano), 10° (Matteo), 12° (Fabio), 16°,19°, 21° (Matteo) e 20° (Fabio) sono assolutamente distanti anni luce dal concetto di via sportiva e integrare anche con nut o Friends è tutto da verificare.

Nel settore ci sono anche La Svizzera, di Larcher e Vigiani (che invitammo tre anni fa ad aprire in questo Paradiso strapiombante), e altre vie di Pitelka fino al 7c+. Fino al 2008 non è mai stato pubblicato nulla se non Gimini, riportata da Matteo che la ripetè due anni fa, e Cyclopenauge. C’è anche una via di sei tiri fino soltanto al 7a+, che abbiamo ripetuto per curiosità un mese fa e della quale non sapevamo nulla. Molto bella anche questa. (Nel 2015 tutte le vie sono riportate sulla guida di Versante Sud, nota)

NOTE DI FABIO

L’avventura è stata spesso impagabile e con decine di momenti da ricordare, potremmo scrivere davvero un libro, su questa apertura estenuante che sembrava non dovesse mai finire. Non avrei mai immaginato quanto potesse essere faticoso e impegnativo aprire una via al limite di questa lunghezza. Per la prima volta ho davvero pensato di essere un po’ vecchio per queste cose…Forse fra tutti i momenti il più rischioso è stata la calata su una camma (!) del microfriend 0,2 giallo della BD a causa del Trapano incastrato dieci metri sotto, il silenzio mio e di Adry durante quella calata ( sarei precipitato su cengia 15 metri sotto…) è qualcosa che mi ricorderò a lungo. Voglio invece sottolineare che il 12° tiro mi è venuto così per un errore di valutazione. Ero convinto che la parte strapiombante fosse tutta a buone prese. Occhio!! Della parte sopra, devo dire che sui tiri di 7a Matteo è stato sensazionale, così come è stato incredibile a salire tutta la via in libera. Per me la lunghezza di 8a+ è risultata assolutamente fuori portata in tempi ragionevoli.

Coelophysis, il perché di un nome
Volevo il nome di un predatore molto evoluto, ma comunque ben lontano dalla perfezione evolutiva. Che significasse, quindi, una grande nostra impresa, ma niente rispetto a quello che l’evoluzione è in grado di suggerire e portare (e basta vedere Ondra su Wogu o Dean Potter in Yosemite per comprendere…). Così chiesi a mio figlio Yuri, appassionatissimo di Scienza, un nome, ed ecco comparire Coelophysis. Astuto, veloce, perfetto per la sua epoca. Un modello… ma lungo un paio di metri o poco più, quindi ben lontano dai fenomenali predatori che lo avrebbero sostituito nella scala evolutiva.

Cosa vuol dire cimentarsi in Wenden per tre anni, oggi? Dare il meglio di noi stessi, sapendo che comunque un giorno qualcuno aprirà una via simile a 6000 metri (probabilmente passando inosservato in caso di non tragedia…), o con avvicinamenti ancora superiori, o con difficoltà di decimo grado al ventesimo tiro e non al quarto, e così via. C’è un enorme spazio ancora da esplorare.

Avvicinamento: Dal parcheggio prendere l’evidente sentiero che sale appena appena parallelamente alle pareti fino a quando non ci si trova sotto il pilastro di Letzer Mohikaner. La gioia di una pendenza infinitesima è smorzata dal fastidiosissimo prato molto ripido che sale, perpendicolare al pilastro di Letzer Mohikaner, fino ad un bivacco di emergenza (da noi soprannominato bivacco Larcher visto che Rolando e Roberto dovettero fermarsi qui per evitare un nubifragio). Fino a qui arrivano pure le mucche!
Dieci metri dopo il bivacco, sulla sx, si supera il salto di rocce e poi facilmente si raggiunge in mezz’ora l’anfiteatro, con i soliti passi di secondo grado finali. Alternativamente si può raggiungere il settore dalla Pfaffenhut, muovendosi in parallelo alle pareti circa centro metri sotto di esse. 15 minuti in più.

L’incontro con Rolandone e Vigiani è stato molto divertente. Noi stavamo scendendo perchè il cielo era nerissimo e la tempesta era in agguato, e incrociamo i due giganti.

Che livello, dico io (intendevo, che livello salire ora, mentre noi stiamo scappando)

Rolando guarda in basso, e dice: che livello voi.

Io e Teo non capiamo, poi ci spiegheranno che erano sconcertati dalle mie scarpe di ginnastica di tela e dai sandali di Teo (che si era dimenticato le scarpe approach). Poi Teo gli dirà anche “ma no, guarda che coi sandali è anche comodo, io mi trovo benissimo qui. Meglio delle pedule”. La faccia di Vigiani era da foto. comunque cento metri dopo verranno bloccati da nubifragio e dovranno bivaccare sotto un sasso…

NOTE: Sulla destra di Coelophysis negli anni successivi Fabio e Matteo apriranno Infinite Jest, addirittura più impegnativa. a Gennaio 2015 Coelophysis risulta ripetuta soltanto da Paolo Spreafico e Alessandro Passoni, in due giorni. Ci sono stati un pò di tentativi, tutti arrestatisi alla cengia mediana o prima per vari motivi. La via è diventata famosissima negli Stati Uniti per una foto di Tommy Caldwell sulla lunghezza più difficili, pubblicata sulla Nationa Geographic. Tutta da vedere!!

Tommy Caldwell su Coelophysis

Infine, ecco il trailer del film INFINITE JEST, distributi da Cinehollywood dal 2014, contenuto nel DVD “Le grandi prime dei Ragni di Lecco”

 

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