02-02-2007 Patagonia 2007, aspettando il bel tempo… Patagonia e brutto (anzi orribelo) tempo il binomio di ferro non si smentisce neanche quest’anno. Intanto si aspetta l’attimo per il domani…
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Scalare in Patagonia significa saper attendere il momento propizio, il bel tempo e dunque “Carpediem” potrebbe esser il motto di chiunque qui voglia salire una cima. Perché attendere per due mesi in Patagonia un giorno di bel tempo e sfruttarlo per raggiungere la Cumbre (Cima) è cosa normale. Peccato solo che, quel giorno potrebbe non arrivare mai e dunque, per chi come noi viene qui per scalare una montagna, vorrebbe dire raggiungere lo scopo o fallire. Ma anche nel caso fallissimo sono sicuro che mai ci mancherà il sorriso, la voglia di scherzare e probabilmente è questo che ci differenzia dal 90% degli alpinisti.
Sono passati parecchi giorni dalla nostra partenza in Italia e chi ci segue (parenti, fidanzate, amici, malati di montagna, invidiosi, critici, conoscenti o semplicemente curiosi) probabilmente si chiederanno come nell’attesa di quel famoso giorno di bel tempo passiamo le giornate, ebbene…
Ci si alza e per prima cosa si guarda l’amico di sempre: Il barometro. La pressione bassa viene confermata dal solito acquazzone mattutino e da raffiche di vento che vanno e vengono. Colazione sotto un telo cerato, un altro sguardo al barometro e poi in rifugio (due metri quadrati riscaldati da una stufa in ghisa) per un classico Mate tutti assieme con il gestore Sergio, e si inizia o si finisce un libro.
Poi la mattina continua con le solite 60 partite a scopa all’asso per poi affrontare il problema, l’ostacolo, il quesito di mezzogiorno… ovvero: cosa cucinare per pranzo?
Risolto il problema, a pancia piena, dopo la pennichella e dopo un classico sguardo al barometro finalmente verso le tre, il sole fa breccia tra gli alberi, smette di piovere e ci dedichiamo alla Slackline. Come dei bambini ci riuniamo al parco giochi e passiamo un’ora o fino a quando il vento e la pioggia ce lo permettono a cercare di rimanere in equilibrio su una fune tesa ad un metro da terra… Vita dura direte voi?
In alternanza a tutto ciò, per noi arrampicatori dell’estremo dopo due giorni di inattività frustrati dalle tante ore di lettura ci dedichiamo alla scala Bachard che come scimmie saliamo e scendiamo innumerevoli volte o alle trazioni o agli addominali fino a quando annoiati torniamo vicino alla stufa in ghisa a bere un the caldo e a risolvere il problema delle sette…. Cosa si cucina per cena?
Fondamentalmente pensate a due, otto, dieci, venti giorni tutti uguali a questo… Azz…
Cari amici, fidanzate, parenti, critici, malati di montagna ecc… Speriamo arrivi quel famoso giorno di bel tempo…
A presto, un beso.
Hervé Barmasse
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