Incipit
Il vuoto sotto il sedere è già tanto, il pilastro che abbiamo scelto per provare questa nuova avventura ha un’esposizione che non provavo da tempo. Pur non essendo altissimo, il vuoto si fa sentire.
Anche nelle ripide e compatte placche a destra si sta consumando un insolito rituale: scala, cliffa (se riesci), recupera trapano, buca, chioda, ripeti.
Motta si sporge dalla sosta a guardare e canticchia a squarciagola: “Se saltello cade Satanello…” Cristian appeso da tre ore in sosta ride, io anche.
“Giano, porc##… BLOCCA!”
Cade.
“Motta… vaffanculo”
Silenzio, risate.
Ma non c’è un cazzo da ridere, adesso tocca a noi e se continuiamo di questo passo una settimana non ci basta!
Prologo
Satana, al secolo Dimitri Anghileri viene in Sardegna col Luca Gianola, il “Lupo” per provare a mettere le mani su qualche pezzo di roccia vergine e aprire una via nuova. Con loro Matteo Motta, il “Mottarello”, ex karateka votato alla scalata e discepolo del Selva.
Mi chiamano per avere suggerimenti e subito li dirotto su Punta Argennas, una parete che tutti hanno visto di fronte a Giradili, ma che pochi hanno avuto voglia di valorizzare, per motivi vari. Prima Gogna, poi l’inossidabile Oviglia e poi pochi altri hanno avuto voglia di cimentarsi in questo piccolo paradiso.
Nello scorso anno ho avuto tempo di andare a ripetervi due vie, e ho capito subito che questa parete, oltre ad offrire una manciata di vie belle e ingaggiose, ha un potenziale notevole, in quantità e soprattutto qualità!
Roccia bella e spesso meravigliosa, verticalità (vera!), avvicinamento di massimo 40 minuti e esposizione nordest ne fanno un gioiellino che non poteva stare lì senza che qualche cane malato di verticale ne sentisse l’odore!
Prologo secondo
Sembra già tutto pronto per un assalto frontale quando Satana mi dice “oh Riky, ma ho visto l’Oronnoro e punta Plummare, una figata! Andiamo là! Io voglio andare là!” Diciamolo chiaro e tondo: si sente il fotone impazzito di chiara origine “piccardiana”, ormai lo riconosco lontano un chilometro.
Devo tirare fuori tutte le mie doti di diplomatico (e figlio di buna donna) per convincerlo che la retta via non è quella. Un logistica complicata, il tipo di parete e altri fattori fanno si che i giovani non siano pronti (logisticamente, non in termini di preparazione fisica) a fare un bel lavoro su quella parete. Abusando della mia posizione dominante di local, partiamo per Argennas.
Racconto sommario
Individuiamo le line possibili sbinocolando da di fronte e ci carichiamo. “Di lì, sosta di là, va che muro, speriamo sia lavorato… ma va è troppo duro…” etc etc.
È fatta. Carichi come muli prendiamo il “bacu Orolossi”, la valletta che porta alla base della parete e cominciamo la ricognizione da sotto per vedere se le nostre teorie stavano in piedi o erano cazzate. Da sotto le prospettive sono sempre cangianti e non è facile.
Passiamo attimi di esaltazione a momenti di depressione. Guarda che figo… no, non si passa, noi andiamo di qua, voi andate di là blablabla… Sembra una paretina (in effetti volendo lo è! Non passa i 200 metri!) ma la sua forma e le sue caratteristiche la rendono particolare: è tutta a onde verticali e strapiombanti, comincia a prenderti a calci dal primo metro e smette solo dopo l’ultimo, senza tregua!
Alle 14.00 del primo giorno siamo quindi all’attacco delle possibili vie. I team sono formati: Satana e Gianola su una linea, Mottarello e io su quella più bella. A noi si aggiunge, il secondo giorno, il mio socio locale Cristian, che per qualche motivo non ha soprannomi, spero non ce ne vogliate!
Ma se Mottarello è cotto per via del cibo pessimo del traghetto, Satana no e parte sulla canna del primo tiro. Il fuoco gli brucia dentro e tira dei runout senza senso. Azzecca incredibilmente la sequenza e prosegue oltre il primo marcato strapiombo. Noi intanto prepariamo il materiale per il giorno dopo e andiamo a casa.
Il giorno dopo si comincia. Chiaramente con due cordate che salgono quasi parallele a 50 metri di distanza lo sfottò è senza precedenti, sembra di essere sugli spalti di una partita di calcio di serie Z. Appena uno è in difficoltà non si perde l’occasione per ricordargli che bastava allenarsi, anziché aiutarlo o incoraggiarlo. Se uno cade, non c’è pietà. Se uno bestemmia perché non passa, ben che vada si sente rispondere “mi dispiace, mi dispiace veramente un sacco”.
Comunque sia, fra cliffate, bestemmie, corde marce e altre amenità di dubbio gusto le due vie prendono forma. Il team Satana-Gianola, palesemente più in forma e rodato, prosegue spedito verso l’alto, mentre noi siamo decisamente più lenti.
La nostra linea è evidentemente molto dura per noi, quasi al limite, non offre quasi punti deboli e la scomodità nel gestire la logistica delle fisse e il materiale di alcune soste appese (che poi sposteremo) ci fa perdere un sacco di tempo.
Invece la regolarità delle “onde” dell’altra via concede miglior gioco d’apertura. Gli altri diranno che non è vero, ma a me non interessa, non sono una persona corretta! Così passano tre giorni e, una via è quasi finita, mentre l’altra, la nostra, è a stento a metà: merda!
Ma anche se ci sentiamo piccoli e deboli, non è che gli altri se la passino meglio, anche se fanno i fighi! Infatti in un momento di difficoltà Satana ci urla “ma voi da che parte pensate di andare?”. È un brutto momento. Anche se più allenati, gli altri due stanno trovando lungo, sono stanchi e non se la sentono di affrontare una canna spaziale che li manterrebbe su una linea perfetta.
Vogliono avvicinarsi a delle placche che potrebbero offrire via di fuga “facile” e raggiungibile con traverso sia per noi che per loro… Spero che nella valle non ci fosse nessuno, perché una scarica di porci, insulti e bestemmie così era da tempo che non si sentiva! Ma meglio essere chiari da subito che arrossire dopo!
Quindi Satana riparte verso l’alto e noi inseguiamo lo spigolo puro che sta sopra le nostre teste, nella speranza di poter passare. Più saliamo e più ci rendiamo conto che sono calci. Ma saliamo e va bene così…
Nel frattempo i due assi del verticale di fianco hanno finito la loro via e si dedicano a prenderci per il culo e fare programmi su come e quando liberarla, sparando gradi come se fossero le estrazioni del Lotto.
Hanno tirato fuori una linea oggettivamente bellissima, e vedendo i muri dal fianco sono quasi invidioso, ma ovviamente non glielo dico, ribadendo quanto la nostra via sia più estetica ed esposta della loro! Che un po’ è vero!
Lo spigolo che speravamo di trovare… lo troviamo. È una scalata aerea ed espostissima, su roccia da urlo, dura come il porco (dura per noi, sarà sul 7b!), ma bellissima e scalabile. Mettendoci ognuno il suo, passiamo da ogni sezione, scaliamo ogni passo su una linea da sogno fino all’ultimo giorno. E poi… la Little Big Horn, la Caporetto, la Waterloo..
Sono le 5, tra mezz’ora è buio. Da sei giorni stiamo raschiando il fondo del barile delle nostre energie e un risaltino di merda di roccia marcia seguito da una placca di muschio compatto mi sbarra la strada. In più gli altri hanno già finito, pulito la via e sono sotto ad aspettarci da ore… Sono svuotato e rinuncio.
Ci caliamo in fretta e furia, incastriamo anche la doppia che abbandoniamo in parete. Per fortuna portava all’ultimo pezzo fissato! Con la coda fra le gambe scendiamo i 200 m di fissa (di merda, ma poi vi spiego) con le frontali, sapendo cosa ci aspetta: che domani dobbiamo calarci da sopra per finire gli ultimi 15 merdosissmi metri (si, mancavano 15 metri di 3° e un passo di sesto) ma soprattutto che quelle due merde dei nostri amici ci avrebbero preso per il culo alla morte, per cui sì, lo dico e lo scrivo prima: gli ultimi 15 metri li abbiamo fatti dall’alto. Tié! Tanto anche voi non avete liberato la via!
Conclusio
Non so perché ma credo che ci siamo divertiti. In realtà non c’era niente di divertente. La parete è praticamente sempre all’ombra, per cui quando scali va bene, ma le interminabili ore ad aspettare che uno dei soci mettesse un cliff e bucasse erano fredde.
L’accesso e il ritorno, dopo sette giorni erano un calcio nel culo, non finiva mai. L’unica cosa divertente erano i commenti a rasoio del Gianola e i litigi a distanza fra Motta e Satana. Comunque sia ne sono nate due vie che credo siano molto belle. Di sicuro la nostra lo è. Ah, abbiamo mangiato da Dio, grazie anche a Cristian e Elena, che, dopo averci preparato anche la torta, è stata ribattezzata Nonna Papera.
Note di questa settimana di avventura
– Statica. Adesso ho una statica da 200 m. Che uno dice: figata! Ecco: mai vista una statica così di merda, ma veramente. È elastica come una dinamica, e, per motivi costruttivi a me ignoti, la calza scorre (un po’ come per i kevlar). Il risultato è che a 10-15 mt alla sosta o dal frazionamento, come per magia non scendete più… Si, perché la calza è scesa come un calzino con l’elastico rotto sulla caviglia, intoppando il discensore, qualunque esso sia. Secchiello, grillo, matik… Tutti!
– Alberello del primo tiro della via “incudine”: Vale, anzi, è quasi obbligatorio. Ma trattatelo bene, prendetelo vicino alla radice e non piegatelo per nulla al mondo! Se capita concimtelo affinché si conservi forte e rigoglioso!
-Gianola: una volta aveva i rasta. Era inguardabile. Pesa 54 chilogrammi e mangia come un reggimento di alpini. Non fatevi fregare dal classico “prendiamo un piatto di XXX e lo mettiamo in mezzo”. Se poi è un piatto di maialetto è finita!
-Cristian era talmente cotto che dopo il tiramisu ci ha servito una pizza. Gianola l’ha mangiata senza troppi complimenti dicendo “ci sta”.
RELATIO
I gradi proposti della via “Modalità aerea” sono abbastanza precisi, dati da una prima RP di Matteo Piccardi e confermati da una cordata di trentini che l’hanno ripetuta dopo di noi.
Per quanto rigarda l’Incudine, i gradi sono proposti, in quanto manca una RP di tutti i tiri e quando è stata provata, le condizioni di umidità non consentivano una corretta valutazione. In ogni caso i 2 tiri duri in alto sono stati fatti con un resting, pur facendo tutti i passi. Il grado proposto ha puro titolo di indicazione.
Le soste sono a spit e collegate con cordoni, che presto diventeranno marci e potrete maledirci. Ma non servono a molto perché su entrambe le vie si esce in cima e si cammina fino alla macchina (30 min) Ma nel caso le calate sono attrezzate con moschettoni o maglie rapide. Non portatele via, sareste dei pezzenti!
Gli schizzi sulla foto sono indicativi in quanto presa molto di profilo e con prospettiva non chiara.
“Modalità aerea”
Matteo “Mottarello” Motta, Riky Felderer, Cristian Murgia
1RP: Matteo Piccardi
200 mt, difficoltà possibile 7b (6c obbl) S2
7 lunghezze, necesari 14 rinvii
Esposizione: NE, sole il primo mattino
Periodo consigliato: tutto l’anno evitando magari i giorni più caldi e quelli più freddi. Sembrerà banale, ma essendo NE è frequentabile quasi sempre. Durante l’apertura della via abbiamo scalato in maglietta/felpa in condizioni ottimali, facendo sicura con un primaloft. Le massime erano di 20°.
Avvicinamento: Dalla strada che collega Baunei all’altopiano del golgo, prendere a destra la sterrata che porta a punta Giradili. Seguirla tenendo la destra fino quando la strada non spiana in vista della punta. Sulla destra trovate una strada che porta a un ovile, parcheggiare dopo 30 metri dove questa slarga (posto per 2 macchine max). Prendere la strada che passa davanti all’ovile fino a entrare nella valletta (bacu Orolossi), quindi girare a sinistra seguendolo. Giunti alla porta che da accesso alla vallata di Argennas-Giradili scendre la scalinata e tenere la destra, seguendo la traccia che passa ai piedi della parete, fino alla base della via. 40 min circa
Discesa: in doppia sulla via o, una volta giunti in cima, cercare il sentiero che riporta verso il Bacu Orolossi. Giunto sopra di questo, cercare la deviazione che vi riporta nella valletta e ripercorrere l’ultimo tratto fino al parcheggio. (30 min)
L1: attaccare il pilastrino esterno alla grotta e risalirlo presando attenzione tra il 3° e il 4° spit alla roccia dubbia, quindi salire ancora e piegare a destra fino alla sosta. 6A+ (La partenza originale segue gli spit che partono dritti nei buchi, con un duro boulder e uscita su roccia dubbia. 6C+/7a Sconsigliata.)
L2: Affrontare la ripida e bellissima placca grigia e puntando alla fessurona con bei movienti, quindi proseguire fino a dove la via piega a destra con passi che richiedono decisione e buona lettura della roccia guadagnare la sosta. Slungare bene gli spit. 7A
L3: Alzarsi di qualche metro e poi spostarsi a sinistra, quindi risalire il muretto per prese buone fono a S3 6b
L4: Non farsi igannare dallo spit, traversare bassi a destra prima di rinviare, quindi salire una placchetta bianca su roccia non perfetta, tenendo gli spit sulla sinistra, fino a dove la via piega decisamente a sinistra, con passi decisi e obbligati (non pericolosi, slungare bene). Proseguire per roccia spaziale e notevole esposizione sul fianco sinistro del pilastro, inseguendo una serie di buchetti e tacche incredibile, che richiede tecnica e resistenza. Alla fine molla un po’. 7B+/c
L5: il calcare da grigio e abrasivo diventa ocra e più “morbido” ma non meno facile. Seguire un muretto duro e continuo fino a ribaltarsi su una placca appoggiata che finalmente concede un po’ di tregua. Seguirla per grandi prese fino a S5 7a/+
L6: prendere l’evidente e ripido canale fino a dove non si può più salire in opposizione, fare un movimento duro a destra e continuare fino a prendere un muro abbatuto dove le difficoltà di abbattono nettamente. 6c
L7: per facili risalti e roccette rotte (attenzione, roccia dubbia) puntare a sinistra fino alla sosta.
“L’incudine le prende il martello le dà”
Luca “Lupo” Gianola e Dimitri “Satana” Anghileri
200 mt Difficoltà possibile 7c+/8a (?), obbl 7b S3+
8 lunghezze, necessari 10 rinvii
Da affrontare solo se ben preparati, la via presenta numerosi passi obbligati praticamente su tutti i tiri, spesso molto sopra la protezione. Possibili cadute “importanti”.
Esposizione: NE, sole il primo mattino
Periodo consigliato: vedi itinerario precedente
Avvicinamento: vedi itinerario precedente
L1: il primo tiro parte nella zona sinistra della grotta prima in strapiombo seguendo buchi e canne poi su muro nero verticale fino alla sosta 40 metri. Usato il rametto alla fine delllo strapiombo! 7B+
L2: traversare a destra su muro grigio fino alla cengia dove si sosta a destra di un alberello. 20 metri 6c
L3: salire prima dritti su muro giallo difficile con passi obbligati poi seguire muro grigio spostandosi verso destra poi dritti fino a sosta in nicchia sotto a muro con canne. 30 metri. 7b+
L4: traversare a sinistra fino a sotto a un pilastro grigio verticale, salirlo dritti fino alla sosta con pianta. 20 metri. 6c
L5: salire dritti su pilastro facile poi traversare a destra fin sotto a striscia di roccia arancione ben lavorata che si segue per 20 metri di muro verticale, superato muro traversare a destra alla cengia poi dritti fino in sosta. 35 metri. 7b
L6: traversare a destra per prendere muro grigio che si segue verticamente per 15 metri poi traversare ancora verso destra su muro compatto verticale con passi difficili e obbligati fino alla sosta 35 metri. 7C+/8a (?)
L7: uscire dalla sosta verso sinistra seguendo tutta la rampa con roccia rotta fino a portarsi sotto muro grigio a goccette che si sale per 15 metri fino alla sosta. 30 metri. 7B/C (?)
L8: superare tetto a destra della sosta e salire pilastrino verticalmente fino alla sosta 15 metri. Soste tutte attrezzate per le doppie. 6B Più comoda la discesa a piedi dalla cima (come per via precedente) se no scendere con doppia corta fino a L7