Appena entrati in Val di Mello il venerdì sera con i nostri sacconi capiamo subito di aver sottovalutato la quantità di neve caduta la settimana prima. Mentre saliamo sul sentiero della Val Qualido le gambe sprofondano sempre di più e l’avvicinamento ci costa ben due ore in più del previsto. Trovato l’Hotel Qualido liberiamo la porta dal muro di neve e ci sistemiamo per passare la prima notte che si rivela abbastanza confortevole.

L’idea del tentativo invernale su questa bella via aperta nel 1982 da Boscacci, Masa e Merizzi girava in testa a Luca Schiera già da un po’ infatti era salito a inizio gennaio per fissare un corda sui primi due tiri; poi per caso ha trovato me come socio che subito sono stato entusiasta della proposta.

L'avvicinamento alla parete il sabato mattina.

L’avvicinamento alla parete il sabato mattina.

Il sabato mattina usciamo dai sacchi a pelo curiosi di sapere in che condizioni è la parete; si vede un po’ di neve sulle cenge e qualche colata di ghiaccio qua e là ma tutto sommato non è male. Dopo un abbondante colazione ci incamminiamo verso l’attacco e subito risaliamo la fissa per i primi 50 metri. Insieme decidiamo di scalare da capocordata un giorno per uno così parto io sui primi tiri mentre Luca risale con le jumar.

Il quinto tiro della via.

Il quinto tiro della via.

La salita si rivela subito impegnativa con poche protezioni fisse, a volte traballanti, e molti ciuffi d’erba dentro alle fessure; ogni lunghezza di corda richiede parecchio tempo e un po’ di artificiale così alle sei di sera sono alla fine del nono tiro e dopo aver fissato la corda scendo in sosta dove c’è Luca.  Qui decidiamo di bivaccare: non è proprio il massimo del comfort dato che siamo seduti su un gradino di ghiaccio uno in fianco all’altro. Dopo le prime ore passate a mangiare un po’ di grana Luca decide di provare l’opzione amaca: la monta in uno spazio veramente ridotto ma almeno riusciamo tutti e due a distendere le gambe.

Luca si sistema per la notte nel bivacco a metà parete.

Luca si sistema per la notte nel bivacco a metà parete.

Le 11 ore di attesa passano piano piano e alle sei di mattina, quando comincia a schiarire, arriva una brutta sorpresa: il tempo è cambiato, il cielo è coperto e comincia a scendere qualche fiocco di neve. Dato che la discesa dalla via risulta un po’ laboriosa, a causa delle soste non attrezzate e molto fuori asse, risaliamo la fissa e Luca parte da primo sulla parte alta della via.

La domenica mattina sul decimo tiro.

La domenica mattina sul decimo tiro.

Anche qui i tiri sono impegnativi soprattutto a causa delle condizioni, ci sono molte colate di ghiaccio e il bravo Luca deve inventarsene sempre di nuove per riuscire a salire. Io lo sostengo moralmente in sosta sbattendo un po’ i denti per il freddo e un tiro dopo l’altro riusciamo a raggiungere la cengia finale. L’idea iniziale era di tagliare a destra lungo la cengia e di proseguire su Melat fino in cima al Qualido ma viste le condizioni non proprio favorevoli decidiamo di scendere in doppia su “Con un Piede in Paradiso”.

L'ultima jumarata prima della cengia finale.

L’ultima jumarata prima della cengia finale.

Veloci raggiungiamo la base della parete e dopo un thè caldo all’Hotel Qualido ci incamminiamo lungo in sentiero seguendo le nostre tracce di salita fino a raggiungere l’imbocco della Val di Mello. Ogni volta che esco da questa valle sono sempre pieno di entusiasmo e di tante cose da raccontare.

Durante la discesa tra la neve abbondante.

Durante la discesa tra la neve abbondante.