Dopo la salita al Cerro Torre decido di prendermi almeno 3 o 4 giorni di pausa motivo per cui non affianco Matteo, Silvan e Luca nell’ultimo tentativo al Fitz Roy. Siamo arrivati dal Torre sabato pomeriggio e partire lunedì per Paso Superior mi sembrava fuori da ogni logica. Così rimango a El Chalten con Pascal a mangiare e bere con l’intenzione di fare ancora una salita prima di tornare in Italia. Dato che ho del materiale a Paso Superior, decidiamo di tentare la via Franco-Argentina al Fitz. L’idea è quella di salire giovedì 26 e di scalare venerdì.
Preparato il materiale necessario e mangiato una buona dose di enpanadas giovedì nel primo pomeriggio ci incamminiamo. La sera verso le sette raggiungiamo il posto per il bivacco e troviamo un trio argentino di ragazzi molto allegri che ci raccontano di aver salito la via Franco-Argentina, di aver bivaccato in cima al Fitz Roy e di esser scesi in doppia da Royal Flush. Così ci facciamo spiegare bene le condizioni della via e della salita fino alla Breccia de los Italianos. Sciogliamo un pò di neve per il giorno seguente, cuciniamo un cus cus precotto degno di Masterchef e ci infiliamo nel sacco a pelo: questa volta ad una piazza, che sollievo. Alle 3 la sveglia suona ed alle 4 ci incamminiamo sul ghiacciaio sotto al pilastro est che incombe soffocante sopra di noi.
Con un passo veloce raggiungiamo la terminale per poi salire su un ripido pendio nevoso che ci porta a 2 tiri di roccia che risolviamo in conserva. Eccoci in cresta. Subito davanti a noi il Torre, immenso e perfetto. Peccato che dalla valle del Torre sale un vento che da un pò fastidio. Dopo qualche roccetta e una cresta di neve eccoci all’attacco della via. Subito ci accorgiamo che la parete è in pessime condizioni. Scendono cascate ovunque e le fessure sono bagnate. Decidiamo comunque di provare a salire nonostante la maggior parte delle fessure bisogna scalarle tirando i friends. Pensavo fosse più facile tirare i friends invece che incastrare le mani ma mi accorgo che si fá una fatica enorme. Per fortuna non proprio tutti i tiri sono bagnati così ci godiamo qualche momento di arrampicata e saliamo abbastanza veloci.
Alle 4 riusciamo a raggiungere la fine della via ma appena mi assicuro all’ultima sosta mi accorgo che sta arrivando un tempo veramente brutto da ovest e le raffiche di vento diventano sempre più forti. Un pò infreddoliti decidiamo di non andare in cima e di scendere più in fretta possibile. La discesa si rivela molto laboriosa in quanto è molto facile che si incastrino le corde a causa del forte vento e della morfologia della parete. Così siamo costretti a fare un sacco di doppie corte e questo comporta una grossa perdita di tempo. Alle 8 siamo all’attacco della via ed il vento ha una forza incredibile. Mi vedo costretto a passare la cresta nevosa a gattoni impaurito dal fatto che il vento potrebbe portarmi fino a El Chalten. Poi una doppia ci porta appena sotto alla Breccia de los Italianos. Qui succede il casino.
Tiriamo le corde ma queste non scendono. Una sembra incastrata e l’altra è orizzontale verso la Poincenot. Pascal sale a sistemarle e nel frattempo diventa notte. Per fortuna il vento ci dá qualche piccolo attimo di tregua e riusciamo a recuperare tutte e due le corde. Poi, passata la breccia, siamo più riparati dal vento e otto doppie ci riportano sul ghiacciaio dove troviamo una neve molle in cui sprofondiamo in certi punti fino alle ginocchia. Comincia a nevicare e veloci scendiamo fino a Paso Superior. Pascal mi anticipa subito che vuole scendere almeno fino alla Laguna de los Tres perchè il brutto tempo che sarebbe dovuto arrivare la mattina seguente è in anticipo di almeno 12 ore, e svegliarsi in mezzo alla bufera a Paso Superior non è di certo gradevole.
Appena arrivati ai nostri sacconi troviamo Matteo, Luca e Silvan che ci raccontano la loro salita sulla via Casarotto! Mangiato qualcosa di veloce prepariamo i sacchi e ci avviamo tutti insieme. Arrivati alla Laguna loro tre si sistemano in tenda mentre io e Pascal decidiamo di scendere fino a Rio Blanco. Matteo ha la brillante idea di affidarmi una simpatica corda da 60 metri fradicia che mi terrá compagnia fino a El Chalten (gli avrei sparato in quel momento). Così alle 5 di mattina, dopo 25 ore di fatiche, raggiungo l’accampamento di Rio Blanco e mi sistemo sotto a un tavolo di legno. Non passano trenta secondi prima di addormentarmi.
Mentre sogno di avere ancora materiale a Paso Superior da andare a prendere sento qualcuno che mi dá dei calci. È una simpatica Ranger del parco che mi sveglia dicendomi che non posso dormire lì continuando a chiedermi se ho fatto il permesso per andare al Fitz. Un risveglio abbastanza traumatico. Oltretutto mi guardo in giro e Pascal non c’è più!! Un pò scosso scaldo un pò d’acqua e mangio qualcosa e dopo aver sistemato il mio leggero saccone da 29 kg mi avvio verso El Chalten.
Arrivato alla nostra umile dimora mi accorgo che Pascal è ancora vivo e dorme beato nel suo letto. A quanto pare me lo aveva detto che non si sarebbe fermato a dormire ma non so se ero giá nel mondo dei sogni o se il mio inglese lacunoso non mi ha dato la possibilitá di comprenderlo. Subito dopo arrivano anche gli altri e mangiando enpanadas ci raccontiamo le rispettive avventure. La sera sistemo i bagagli, dato che il giorno dopo parto, e dopo una bella cena a base di asador e patatine fritte ci concediamo una buona quantitá di birre locali per festeggiare le nostre salite.
Ringrazio in modo sincero tutte le persone che hanno reso possibile questa avventura partendo dai miei mentori premanesi, dai ragazzi che mi hanno seguito all’Accademy dei Ragni (Pota, Spini, Berna, Ongaro) al Palma che mi ha chiesto di diventare Ragno e ai miei compagni di spedizione che mi hanno dato una gran mano durante queste salite.
Poi ringrazio l’Adidas per tutti i vestiti e occhiali che mi ha dato e la CAMP per l’ottimo materiale che mi fornisce in ogni mia piccola avventura.